Piero Cipollone: “prove INVALSI” e rendicontazione sociale delle scuole

16.05.2011 19:05

Le “prove INVALSI” non sostituiscono né coprono la complessa funzione valutativa che spetta agli insegnanti e alle scuole. A rigore, queste prove non possono neanche qualificarsi come “valutazione degli alunni”, ma sono una semplice rilevazione sui livelli di alcuni apprendimenti.

L’utilità e il valore - ma implicitamente anche i limiti intrinseci - di questo strumento, sono stati sottolineati in più occasioni da Piero Cipollone nella sua veste di presidente dell’Istituto Nazionale di Valutazione.

La necessità di una loro contestualizzazione più ampia ed una finalizzazione orientata alla rendicontazione sociale di ogni singola istituzione scolastica è indicata anche nella presentazione al libro di Damiano Previtali “Il bilancio sociale nella scuola”, già pubblicata nel numero di giugno/agosto 2010 di “Scuola e Formazione” e che riproponiamo in questa “cartella”.

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««Oggi tutte le scuole sono sempre più spesso chiamate a dar conto del loro operato. Questa domanda di accountability richiede che gli stessi istituti scolastici autonomi sviluppino nuove consapevolezze e nuovi strumenti per comunicare le scelte effettuate e i programmi realizzati, non solo in termini di risorse economico-finanziarie assorbite, ma soprattutto in termini di risultati raggiunti.

Per la scuola i risultati raggiunti non possono prescindere dal livello degli apprendimenti degli studenti e perciò i dati forniti dalla loro misurazione, nel Sistema Nazionale di Valutazione dell’INVALSI, oggi risultano un riferimento necessario, mentre la loro assenza trasforma qualunque processo di rendicontazione in una esclusiva esercitazione di buona volontà.

D’altro canto è essenziale che le scuole credano nell’utilità della misurazione esterna, infatti qualunque percorso di valutazione degli apprendimenti senza la collaborazione delle scuole rischia di diventare un investimento inutile; sia perché il grande sistema nazionale è fragile senza la partecipazione attiva e onesta delle scuole, sia perché qualunque possibilità di miglioramento deve partire all’interno delle comunità professionali.

La possibilità offerta alle istituzioni scolastiche di riflettere sul proprio operato, misurato anche attraverso dati oggettivi all’interno di un quadro logico coerente come quello fornito dal bilancio sociale per riprogrammare e migliore il proprio servizio, è una delle finalità ultime del Sistema Nazionale di Valutazione.

Questa interazione tra misurazione, analisi dei risultati e riprogrammazione dell’attività è pratica diffusa: in particolare di recente il bilancio sociale ha ricevuto grande attenzione da parte delle aziende private ed ha trovato una qualificazione nelle amministrazioni pubbliche e in particolare negli enti locali, come strumento idoneo a sperimentare nuove forme di rendicontazione, ma nella scuola non ha ancora avuto la giusta attenzione.

In assenza di riferimenti comuni è stato adottato su base volontaria e sperimentale, ha assunto forme diverse seguendo metodologie di redazione non riconducibili ad un’idea condivisa.

La disponibilità di riferimenti esterni, fornita dai dati raccolti attraverso il Sistema Nazionale di Valutazione, favorisce i processi di rendicontazione pubblica e inizia a prefigurare delle linee guida comuni a tutte le scuole che, è bene ricordarlo, sono il più grande ed importante servizio della Pubblica Amministrazione.

Vi è un elemento di fondo che accomuna l’utilizzo del bilancio sociale nelle diverse amministrazioni: la consapevolezza che occorra riempire di senso sociale il valore della propria azione. Questo aspetto è ancora più forte nella scuola che ha come compito prioritario la formazione della persona “al mondo della vita”.

In definitiva una scuola che sente il bisogno di rendere conto del proprio operare, sente la responsabilità del proprio mandato.

Il bilancio sociale è innanzitutto uno strumento per riaffermare e legittimare il ruolo della scuola nella società, per esplicitare il rapporto tra il fare servizio ed il valore aggiunto, in definitiva per evidenziare il proprio apporto alla costruzione della persona e della comunità. Oggi sappiamo quanto la formazione conti nella costruzione del capitale umano e del capitale sociale.

Determinante per il futuro delle persone sarà avere una buona formazione per sapersi orientare in modo consapevole nelle complessità sociale; parallelamente sarà indispensabile per la collettività dotarsi del migliore capitale umano per il proprio sviluppo economico, ma anche per la convivenza sociale.

In definitiva vi è oggi una convinzione diffusa che il capitale personale ed a seguito sociale, accresce la “ricchezza”generale degli individui e della collettività a cui essi appartengono. Dove per ricchezza sociale non si intende esclusivamente il benessere economico ma, in modo più articolato, la partecipazione dei cittadini allo sviluppo della vita democratica e alla costruzione quotidiana del senso civico.

Queste consapevolezze sono oggi il valore profondo della scuola che il sistema di valutazione potrà solo aiutare a sviluppare fornendo indicazioni sui risultati attesi a garanzia di un servizio nazionale.

Tuttavia gli standard nazionali non devono essere assunti in modo deterministico ed assoluto; altrimenti si rischia di trascurare gli elementi di contesto in cui le scuole sono collocate e i processi che attivano. Sono questi invece gli aspetti che fanno la differenza ed allo stesso tempo la qualità del percorso formativo.

Come è già accaduto in altri campi il binomio “misurazione dei risultati-miglioramento del servizio”spingerà le comunità professionali a fare delle scelte per migliorare i propri risultati. Ebbene dobbiamo avere la consapevolezza che queste scelte implicano dei valori sottesi ed un’idea di servizio che bisogna saper esplicitare.

Intendo dire che potremo avere delle scelte differenziate fra le scuole in relazione al fatto che qualcuno potrebbe ipotizzare di migliorare i propri risultati attraverso il recupero degli studenti con difficoltà di apprendimento, altri lo sviluppo delle eccellenze, altri ancora l’ampliamento della moda. Aspetti che determineranno investimenti mirati e differenziati di risorse progettuali, economiche, professionali.

Spetta all’autonomia delle scuole intraprendere la strada che si ritiene più corrispondente al proprio contesto, ma spetta alla collettività leggerne i riscontri e valutarne i risultati.

Tutti passaggi necessari quanto delicati, su cui abbiamo una carenza di riflessioni e di approfondimenti. In questo nuovo scenario il bilancio sociale della scuola risulta uno strumento di lavoro strategico sia alla rendicontazione sia alla riflessione.

Ecco perché il bilancio sociale, nel momento in cui troverà una sua diffusione, deve trovare una sua particolare “forma”nella scuola, diversa dalle collaudate esperienze di rendicontazione ad oggi diffuse. Credo che questo sia l’obiettivo esplicito e la trama sottostante che tiene insieme in un tessuto logico tutto il testo che ho il piacere di presentare.

Il libro illustra sia le chiavi di lettura per comprendere il significato del rendere conto nella scuola, sia le indicazioni per orientarsi con consapevolezza nei diversi approcci possibili, ma nello stesso tempo riporta gli strumenti per la concreta realizzazione del bilancio sociale.

Ora spetta alle scuole riprendere quei proficui percorsi di sperimentazione e innovazione che le hanno sempre caratterizzate e qualificate, in particolare oggi diviene necessario intraprendere buone pratiche di rendicontazione con valore sociale, non tanto perché sollecitate dalle riforme della Pubblica Amministrazione o dall’introduzione del Sistema Nazionale di Valutazione, ma soprattutto perché sono un atto costitutivo di vera autonomia.

Piero Cipollone»»