Riordino degli istituti tecnici e professionali: NO! Così non si innova né si riforma.

26.05.2009 17:02

Lo scorso 22 maggio l'Amministrazione ha incontrato le organizzazioni sindacali di categoria e confederali per illustrare gli schemi di regolamento concernenti le "norme di riordino degli istituti tecnici e degli istituti professionali, ai sensi dell'art. 64, comma 4, del decreto-legge 25.6.2008, n. 112, convertito dalla legge 6.8.2008, n. 133".

CISL e CISL Scuola:

  • hanno ribadito di valutare positivamente la ricollocazione degli istituti tecnici e degli istituti professionali nel sistema dell'istruzione secondaria superiore, disposta con il decreto-legge 31.1.2007, n. 7, convertito dalla legge 40/07 (art. 13);
  • hanno indicato come punto di riferimento di cui tener conto la riflessione culturale e metodologica contenuta nel documento "Persona, Tecnologia e Professionalità" elaborato dalla Commissione Ministeriale, che assegnava agli istituti tecnici e a quelli professionali una nuova e più puntuale valenza formativa, rafforzando l'alleanza tra conoscenze e professionalità, tra modelli teorici di apprendimento e abilità e competenze applicative;
  • hanno convenuto sulla necessità di una non più rinviabile riformulazione di indirizzi, di corsi ordinamentali e soprattutto dei corsi sperimentali, che negli ultimi anni hanno prodotto sovrapposizioni non soltanto al loro interno ma anche tra istituti tecnici e istituti professionali.

CISL e CISL Scuola, inoltre, hanno ribadito la propria forte contrarietà alla logica di indiscriminato contenimento dei costi da cui è pervaso tutto l'articolato. In particolare:

  • ritengono inaccettabile che la riorganizzazione degli istituti tecnici veda coinvolte, nell'a.s. 2010/11, non solo le prime ma anche le seconde classi; parimenti è inaccettabile che nel medesimo anno scolastico le terze e le quarte classi, pur proseguendo secondo i piani di studio previdenti, scontino una riduzione dell'orario a 32 ore settimanali. Per mere ragioni di contenimento della spesa si determinano mutamenti di non di poco conto nei percorsi di studio già avviati, con gravi ripercussioni sull'organizzazione didattica e disciplinare e in generale sull' offerta formativa. Non si possono cambiare le regole a processi già iniziati, a maggior ragione nell'ambito formativo e didattico;
  • ritengono preoccupante e inquietante, alla luce di quanto avvenuto con i provvedimenti attuativi della legge finanziaria 133/08, la prospettiva di un concerto col MEF nell'emanazione dei successivi decreti da parte del MIUR. E' infatti più che probabile il riproporsi di pesanti condizionamenti di natura economico finanziaria su norme finalizzate a definire in modo puntuale l'identità e la valenza formativa dei percorsi, e  rispetto ad esse le necessarie condizioni organizzative e didattiche.

CISL e CISL Scuola, infine, ritengono indispensabile:

  • che l'avvio del nuovo ordinamento degli istituti tecnici veda coinvolte nell'a.s. 2010/11, per elementari ragioni di buon senso e secondo una consolidata prassi di gradualità, soltanto le classi prime;
  • il confronto continuo con le Organizzazioni Sindacali nella fase di successiva decretazione, in particolare per quanto riguarda la rideterminazione di classi di concorso, quadri-orario, articolazioni delle aree di indirizzo;
  • la concertazione sostanziale con le istituzioni regionali e locali e con le parti sociali protagoniste del mondo del lavoro e della produzione, ivi comprese le Organizzazioni Sindacali, in particolare per gli istituti professionali;
  • una visione di sistema che, riferita all'insieme dell'offerta di istruzione e formazione, non trascuri lo snodo della formazione professionale e costruisca le migliori condizioni di accesso, da parte dei giovani, alle successive opportunità di formazione superiore;
  • certi e consistenti investimenti per l'innovazione;
  • un adeguato processo di formazione e di sostegno all'innovazione per dirigenti scolastici e docenti.

Una risposta vera alle esigenze di qualificazione dell'offerta formativa, di occupabilità dei giovani, di sostegno ai processi di innovazione dei territori e dei sistemi produttivi, non può essere data ricorrendo ancora una volta ad un'inaccettabile politica di "tagli".