Sbarra e Gissi su "Il Messaggero": la necessità di far tornare la scuola al centro dell'agenda di governo

16.11.2021 08:41

Il segretario generale della CISL, Luigi Sbarra, e la segretaria generale CISL Scuola, Maddalena Gissi, evidenziano in un articolo che compare oggi su "Il Messaggero" i punti di dissenso rispetto a quanto prevede per la scuola il disegno di legge di bilancio inviato alle Camere e il cui percorso di approvazione prende avvio al Senato. "Siamo fermamente intenzionati - scrivono - a sostenere in ogni sede la necessità di modificare e migliorare, attraverso opportuni interventi emendativi, il testo del disegno di legge, per colmarne limiti e insufficienze e correggerne gli aspetti su cui emergono evidenti criticità. Chiediamo che su questo si apra immediatamente un confronto che dovrà vedere coinvolto il Governo al massimo livello, riconsegnando il tema della scuola e della sua centralità al contesto di condivisione e concertazione che anima il Patto per la scuola".
Di seguito e in allegato il testo completo.

Il testo della legge di bilancio trasmesso alle Camere lascia, per quanto riguarda la scuola, profondamente insoddisfatti e delusi rispetto alle grandi aspettative che ripetuti annunci del Governo, e soprattutto gli impegni sottoscritti nel Patto del 24 agosto, avevano suscitato. Poiché è del tutto evidente che una rinnovata centralità delle politiche su istruzione e formazione passa attraverso un livello accresciuto di investimenti, colmando il divario che separa l’Italia da altri Paesi europei e non solo, si dimostrano del tutto carenti e contraddittorie molte delle misure inserite nel disegno di legge, ancora una volta piegate alla logica di interventi a costo zero che finiscono per comprometterne del tutto l’efficacia. È il caso delle disposizioni volte a ridurre il numero di alunni per classe, legate a forme di compensazione del tutto artificiose per bilanciare i posti in più concessi ad aree di forte disagio socioeconomico attingendo a quelli che si liberano, per il turnover, in altri ordini di scuola e/o in altre province. Non ci vuole molto a comprendere gli effetti di un meccanismo che trasforma il problema delle classi sovraffollate da questione generale, da affrontare intervenendo sui parametri nazionali e legata all’esigenza di favorire l’efficacia della didattica, in una emergenza circoscritta cui far fronte con criteri di autofinanziamento. Lo stesso accade con la tanto decantata destinazione di 5.000 docenti di educazione motoria alla primaria, su cui peraltro non mancano riserve e perplessità di altra natura, poiché si dimentica che si tratta di un ambito da sempre rientrante nelle competenze e nel profilo dei docenti di scuola primaria: anche in questo caso, si tratta di una “innovazione” autofinanziata, da realizzare con un recupero compensativo di posti tagliati altrove.
Anche nelle parti su cui si coglie qualche segnale, se non di svolta, almeno di maggiore attenzione, come nel caso del rifinanziamento del fondo per la valorizzazione del personale docente, si interviene per via legislativa su materie che appartengono invece all’ambito della contrattazione, affrontando temi delicati e complessi sulla base di principi e criteri declinati in modo generico, difficilmente utilizzabili per quantificare una ripartizione delle risorse che potrebbe avvenire con molta più efficacia e rispondenza alle concrete situazioni lavorative se affidata al negoziato fra le parti.
Davvero inferiori alle attese, in sostanza, l’attenzione e l’impegno che nel disegno di legge si possono cogliere sul versante di un auspicato miglioramento delle condizioni di lavoro del personale, risorsa fondamentale e decisiva per il buon esito di ogni strategia che punti a rafforzare efficacia e qualità del sistema in una prospettiva di rinnovata e vera centralità. Tutto ciò rende ancor più preoccupante e difficilmente tollerabile una situazione nella quale anche per l’imminente rinnovo del contratto nazionale il quadro delle risorse disponibile appare ben lontano da quanto sarebbe necessario per rivalutare in modo significativo le retribuzioni del personale, in condizioni di evidente svantaggio, per tutti i profili professionali, sia nei confronti interni che in quelli internazionali. L’emergenza pandemica ha peraltro comportato un notevole sovraccarico di impegni per chi lavora nella scuola, coinvolgendo in questo sia il personale di ruolo che quello precario: dalla riorganizzazione in forme inedite delle modalità di lavoro per il personale docente, all’accresciuto carico di responsabilità per i dirigenti, alla necessità di assicurare tutti gli interventi necessari per garantire la sicurezza e salubrità dei locali. Impegno che merita di essere ben diversamente e doverosamente riconosciuto.
Siamo fermamente intenzionati a sostenere in ogni sede la necessità di modificare e migliorare, attraverso opportuni interventi emendativi, il testo del disegno di legge, per colmarne limiti e insufficienze e correggerne gli aspetti su cui emergono evidenti criticità. Chiediamo che su questo si apra immediatamente un confronto che dovrà vedere coinvolto il Governo al massimo livello, riconsegnando il tema della scuola e della sua centralità al contesto di condivisione e concertazione che anima il Patto per la scuola al centro del Paese, rispetto al quale è quanto mai indispensabile recuperare piena coerenza nell’azione di governo.

Luigi Sbarra, segretario generale CISL
Lena Gissi, segretaria generale CISL Scuola