Scatti e merito? Non sono inconciliabili

22.02.2012 19:17
Categoria: Valutazione

Il 15 febbraio scorso su "Il Sole 24 ore" è stato pubblicato un articolo di Andrea Ichino dal titolo "Gli scatti dei maestri e il merito", nel quale si rimprovera al ministro Profumo di aver ceduto alle pressioni sindacali nell'accantonare la sperimentazione di modalità premiali nella scuola.

In risposta al suo scritto pubblichiamo una "riflessione-risposta" di Francesco Scrima, segretario generale CISL Scuola.

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Secondo Andrea Ichino ("Il Sole 24 ore" del 15.2.2010) il sindacato, “da che esiste”, sarebbe portatore di una logica “per cui non esistono meriti ma solo doti fornite da madre natura”. Tesi bizzarra, caricatura di un presunto pensiero unico sindacale col quale, per quanto ci riguarda, non abbiamo nulla da spartire.

Ichino, che accusa il ministro Profumo di aver ceduto in tema di meritocrazia alle nostre pressioni, sa benissimo che sulle sperimentazioni avviate dal MIUR in materia di valutazione e premialità il sindacato, o per lo meno la CISL Scuola, non ha ragionato per preconcetti, ma esaminando le proposte in campo ed esprimendosi su di esse in modo articolato e a ragion veduta.

La sperimentazione “appoggiata” dal prof. Ichino (quella denominata “Valorizza” e fondata sul criterio cosiddetto reputazionale) ha ricevuto più obiezioni che apprezzamenti, dai sindacati, certo, ma soprattutto da chi lavora nella scuola, tanto da essere accantonata dal ministro. Lo stesso non è avvenuto per altri progetti (che nel frattempo infatti vanno avanti) o per nuove ipotesi recentemente portate all’attenzione dei sindacati e accolte con ampia disponibilità.

Andrea Ichino ha tutto il diritto di difendere il progetto in cui maggiormente crede, ma deve riconoscere che si tratta di uno dei tanti, non dell’unico esistente. Eviti dunque di confondere la parte con il tutto, tranciando giudizi sommari che dipingono il sindacato come ontologicamente ostile ad ogni forma di valutazione, solo perché ha manifestato critiche e riserve ad un particolare e specifico modello di misurazione del merito, che lui invece apprezza.

Ma il suo intervento sollecita altre due osservazioni. La prima riguarda un aspetto che chiunque voglia introdurre elementi di premialità nella scuola non può permettersi di ignorare: la media delle retribuzioni dei docenti italiani è tra le più basse in ambito internazionale. In questo contesto si colloca la questione degli scatti, evocata da Ichino come la prova provata delle nostre ossessioni antimeritocratiche.

Lo vogliamo rassicurare: la difesa degli scatti di anzianità non nasce da un’astratta ideologia, ma dalla semplice constatazione che gli stipendi dei docenti, e in generale del personale della scuola, non possono oggi sopportare la doppia penalizzazione che si è prodotta aggiungendo, al blocco dei contratti, anche il congelamento delle anzianità. Ecco perché la CISL si è spesa con forza, ottenendo l’anno scorso un’intesa la cui attuazione consente di rimuovere un ingiustificato e inaccettabile doppio balzello.

La seconda osservazione riguarda l’inopinata insistenza con cui, e anche Ichino lo fa, si contrappongono automatismi e procedure premiali, come se si trattasse di fattori inconciliabili mentre quasi ovunque, in tutto il mondo, ambedue convivono nei modelli di retribuzione del personale insegnante. Anche il nostro contratto, per la verità, non esclude affatto la valorizzazione delle professionalità migliori, e contiene l’impegno delle parti contraenti a “ricercare forme e strumenti d’incentivazione e valorizzazione professionale e di carriera degli insegnanti”.

Se l’impegno rimane ancora sulla carta, non è per inesistenti remore di tipo ideologico, ma perché è finora mancata la capacità di investire a questo fine le indispensabili risorse, né si può avere la pretesa di “finanziare” il merito attraverso la decurtazione delle retribuzioni ordinarie, da tutti riconosciute come insufficienti e inadeguate.

Roma, 15 febbraio 2012