CONSIGLIO GENERALE CISL SCUOLA (Fiuggi, 25/26.11.2009) - Relazione introduttiva del Segretario Generale, Francesco Scrima

25.11.2009 16:06
Categoria: Libertà sindacali

Raccogliere e rilanciare la sfida dell'innovazione - Questo paese appare sempre più strano e paradossale, in uno strano mix che vede perpetuarsi virtù e vizi antichi, infinite transizioni, crisi epocali, trasformazioni continue, inarrestabili anche se, spesso, inavvertite dai più.

Nella politica assistiamo ad un moto "pendolare": mentre il partito cardine della maggioranza di governo sembra, a giorni alterni, sull'orlo di un'implosione per quelle che potremmo definire "prove tecniche del dopo berlusconismo", comincia a prendere forme più definite la complessiva posizione, per lunghi tratti slegata e scoordinata, del principale partito di opposizione, finalmente costituito nei suoi massimi organismi dopo la travagliata fase congressuale, chiusa la quale ci si dovrebbe comunque attendere una atteggiamento meno rivolto a se stesso e più determinato nello svolgere il proprio ruolo politico e parlamentare.

Come periodicamente accade, a dettare l'agenda politica sono i ricorrenti problemi giudiziari del premier, conseguenza anche dell'eterno irrisolto conflitto di interessi. Mai la vita politica di un paese è stata condizionata dai problemi con la Giustizia di una sola persona: un'anomalia tutta italiana, oggetto di attenzioni fortemente critiche anche in ambito internazionale.

Nel frattempo si ripetono, quasi sempre inascoltati, i moniti, i consigli e i suggerimenti offerti con saggezza e responsabilità dal Presidente della Repubblica, che invita alla collaborazione per superare la crisi, sia politica che sociale, e permane l'attesa di interventi riformatori capaci di modernizzare il Paese, di farlo gradualmente uscire dalla crisi, di renderlo competitivo. Varrebbe forse la pena, ogni tanto, ridare agli obiettivi di Lisbona la necessaria evidenza e la doverosa priorità.

E ancora sulla crisi. Sono timidi i segnali di ripresa in una situazione che resta di grande incertezza: il PIL chiuderà a - 4,8 per il 2009, si attendono un + 1,1 per il 2010 e un + 1,5 per il 2011, secondo le stime OCSE, mentre la disoccupazione passerà dal 7,6% del 2009 all'8,5% del 2010, all'8,7% del 2011.

Il debito pubblico arriverà al 120% del PIL nel 2011, con un deficit pubblico del 5%; intanto registriamo la costante diminuzione delle entrate fiscali ed una pressione fiscale reale stimata al 50,6%.

Comprendiamo tutti cosa significhi questo, specie per il nostro mondo che è, fra l'altro, un mondo di "fiscalmente prelevati alla fonte".

La ripresa, se avviene, avviene in modo molto lento e molto incerto: è ormai chiaro che la crisi ha cambiato anche usi e costumi degli italiani, e che il nostro Paese ha bisogno di ulteriori interventi per mantenere, non senza fatica, la necessaria coesione sociale.

Il primo intervento necessario, con più estesi ed efficaci ammortizzatori sociali, consiste proprio in una riduzione della pressione fiscale per lavoratori dipendenti, pensionati ed imprese, secondo la piattaforma CISL, con le motivazioni che supportano le iniziative del 27 novembre, dove la richiesta di una minore pressione fiscale si coniuga con interventi più decisi, mirati ed efficaci per il Mezzogiorno.

E' certamente inedita, rispetto agli ultimi venticinque anni di storia del sindacalismo confederale, la decisione di un'iniziativa congiunta di CISL e Uil per "condividere un percorso comune sulla vertenza per la riforma fiscale, la crescita di salari e pensioni": un'iniziativa che vedrà riuniti, sul tema "Un nuovo fisco per una nuova coesione fiscale", i Consigli Generali allargati delle due organizzazioni il prossimo 4 dicembre a Roma.

E', questa, non solo la certificazione di uno "strappo" nei rapporti unitari non recuperabile a breve termine, ma anche la dimostrazione che si vuole superare, in modo definitivo, una concezione tolemaica che assegnerebbe alla Cgil un ruolo di centro imprescindibile dell'universo sindacale.

Nessuno può sottovalutare i rischi che comunque comporta una lacerazione del tessuto unitario in un quadro particolarmente impegnativo e difficile delle relazioni sindacali: ma nessuno può intestarsi il ruolo, come purtroppo da tempo avviene da parte della Cgil, di detentore unico e perenne della verità, in ogni tempo e in ogni luogo.

E' stato davvero un crescendo di arroganza e presunzione quello della Cgil in questi mesi, che ha reso sempre più difficile, e oggi impossibile, individuare percorsi unitari, dopo la grande manifestazione del 30 ottobre 2008. Sarà il tempo a dirci se e quanto pesi, in tutto ciò, il travaglio di una fase precongressuale la cui dialettica è forse ben più animata di quanto traspaia dalla presentazione di due mozioni contrapposte.

Per ora ci tocca prendere atto dell'oggettiva difficoltà a rapportarsi con un'organizzazione i cui atteggiamenti sono spesso insopportabili (come nella vicenda del voto per le RSU) e non di rado ondivaghi.

Lo vediamo proprio nel nostro settore, dove alla fine di un lungo periodo condotto all'insegna del "furore iconoclasta", che ha visto la Cgil pregiudizialmente antagonista per scelte politiche più che sindacali, non escluso qualche cedimento all'infausta logica del tanto peggio tanto meglio, assistiamo ad una nuova versione del "contrordine compagni": non sono trascorsi ancora due mesi dalla lapidaria bocciatura riservata dalla Cgil alle misure a sostegno dei precari, colpiti dai tagli agli organici voluti dal ministro Tremonti.

E se Domenico Pantaleo, Segretario Generale della Flc Cgil, parlava di "beffa" ai danni dei precari, Guglielmo Epifani si spingeva oltre, definendo "una colossale fesseria" il fatto di "pagare la gente per non lavorare", liquidando così, in termini sbrigativi e sprezzanti, una modalità di sostegno al reddito che, con tutti i suoi limiti, introduceva per la prima volta, in un settore che da sempre ne è privo, il ricorso ad ammortizzatori sociali, come da subito e per primi avevamo compreso, e insieme con noi tutte le altre sigle sindacali rappresentative, meno una.

Ebbene, a così poca distanza di tempo fa un certo effetto leggere, tra le altre motivazioni dello sciopero generale indetto dalla Flc Cgil per l'11 dicembre prossimo, la rivendicazione della estensione "degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori dei comparti pubblici e privati della conoscenza".

Una conversione che rivela in tutta la sua evidenza come anche sul precariato, che è questione drammatica e seria, la Cgil abbia alimentato una polemica strumentale, nella ricerca di un protagonismo a buon mercato, all'insegna della più vuota demagogia.

Ancora una volta si dimostra che la storia di una certa parte del sindacato italiano è fatta anche di scoperte tardive e di lunghe e lente vie di ravvedimenti e pentimenti faticosamente mascherati.

Anche sul versante dell' infuocata campagna sul rinnovo delle RSU, la battaglia per il rinnovo delle RSU che la Flc Cgil ha condotto per oltre due mesi si è conclusa con la decisione del suo direttivo di "accettare" il rinvio delle elezioni al 2010, con la "pilatesca" motivazione di evitare il contenzioso con le "incolpevoli" istituzioni scolastiche.

Che la reale motivazione sia di evitare un conflitto generalizzato con le scuole (e con i dirigenti scolastici Cgil), non opportuno in concomitanza del percorso congressuale, è più che un sospetto; così come non è da escludere che sia cresciuta, in casa Flc, la convinzione del possibile insorgere di qualche perplessità, in ordine alla linea seguita, anche nel proprio gruppo dirigente periferico.

Di fronte alla pretesa della Cgil di intestarsi il titolo di difensore della democrazia e della contrattazione, da tutti gli altri offese e vilipese, non abbiamo potuto tacere e abbiamo dato risposte forti e chiare. Non per polemica, ma per amore di verità.

Restiamo convinti di aver compiuto scelte giuste, e sempre esplicitamente dichiarate. Sui temi della democrazia e della contrattazione non siamo disposti ad accettare lezioni da nessuno.

Cresce nel frattempo l'apprezzamento per una posizione, la nostra, che chiedendo il rinvio delle elezioni e la proroga delle attuali RSU, in attesa delle imminenti modifiche di contesto, si rivela espressione di ragionevolezza e buon senso, opportuna sotto il profilo politico ed organizzativo.

Nel frattempo siamo fortemente impegnati, a livello territoriale, nella partita delle elezioni suppletive, che in molte realtà coinvolge un numero significativo di scuole; in ogni caso non possiamo permetterci di disperdere la disponibilità, riconfermata o nuova, dei tanti colleghi individuati come candidati nelle liste già preparate per le elezioni generali poi rinviate.

Un altro appuntamento elettorale ci attende per il rinnovo dell'Assemblea nazionale del Fondo Espero nel prossimo mese di marzo. La macchina organizzativa si è già messa in moto con l'obiettivo dichiarato di confermare l'ottimo successo delle precedenti elezioni. Le nuove modalità di voto ci impegneranno di più, e ci richiedono capacità politica e grande attenzione organizzativa.

Siamo certamente in grado di ripetere i buoni risultati già ottenuti: per questo obiettivo, specie in un periodo di accesa competizione tra le diverse sigle sindacali, serve il convinto impegno di tutta l'Organizzazione per confermare, e possibilmente accrescere, la nostra rappresentatività.

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31 ottobre, una manifestazione riuscita - La manifestazione del 31 ottobre, riuscita anche mediaticamente, ed organizzata dalla CISL Scuola e dalla CISL, con il rinnovato e visibile impegno della Confederazione sui temi della scuola, ha ripreso e dato continuità ad una "vertenza scuola" che dura per la verità da qualche anno, e che da ultimo si è misurata con le scelte restrittive ed unilaterali di questo governo sulla scuola, penalizzata oltre misura, con pesanti ricadute sugli organici e quindi sul diritto allo studio e sull'organizzazione del lavoro.

In una stagione nella quale tanti, a proposito o a sproposito, parlano di merito, abbiamo voluto gridare alto e forte che è la nostra scuola pubblica a vantare meriti mai abbastanza riconosciuti.

Ecco perchè abbiamo scelto lo slogan "La scuola merita di più". Rivedere la manovra e i tagli, stabilizzare il lavoro, dare risorse al contratto: le nostre richieste sono state poste in termini non demagogici, con estrema chiarezza e ragionevolezza, che è l'unico modo in cui sia possibile e legittimo pretendere riposte altrettanto puntuali e non elusive.

L'esperienza ci fa essere cauti, ma gli incontri politici e tecnici dei giorni scorsi, che certamente rispondono anche alla sollecitazione posta con la nostra iniziativa, fanno registrare segnali di attenzione e aprono spiragli per un confronto nel quale cercheremo di ottenere risultati coerenti con le nostre richieste attraverso l'intensa fase di negoziato che si apre sui temi ritenuti prioritari.

Nei due incontri dell'11 e del 18 novembre con il Ministro sono emerse disponibilità su cui è necessario operare il giusto pressing:

  • l'integrale copertura del turn over, utilizzando anche i posti derivanti dal pensionamento degli ‘over 40‘;
  • l'avvio della riforma della secondaria superiore a partite dalle prime classi;
  • l'utilizzo delle risorse derivanti dai risparmi (il 30 %), per una valorizzazione del merito ricondotta nell'ambito della disciplina contrattuale e non in quello dell'intervento per legge.

Sono stati proposti, altresì, alcuni "tavoli di confronto" sulle seguenti materie:

  • nuovi ordinamenti e misure di accompagnamento;
  • reclutamento del personale docente;
  • valorizzazione del merito;
  • organici ed autonomia delle scuole.

Abbiamo dichiarato che l'attivazione dei tavoli di confronto è per noi una precisa rivendicazione, coerente con i tratti distintivi della nostra identità di sindacato riformatore che crede nella contrattazione e vuole praticarla: la nostra disponibilità si accompagna alla richiesta di continuità e coerenza di impegno da parte dell'Amministrazione.

Avendo ben presenti i problemi su cui i tempi impongono soluzioni tempestive da assumere con la massima urgenza, abbiamo voluto dare al Ministro due segnali particolarmente forti e chiari su due questioni, la riforma del II ciclo e il contratto.

Abbiamo perciò ribadito quali sono per noi le condizioni che rendono di praticabile l'avvio della riforma del secondo ciclo dal prossimo anno scolastico: partire con le sole classi prime , partire contestualmente in tutte le tipologie di istituti, rivedere l'entità e tempi della manovra sugli organici per evitare che altri compensino con maggiori tagli le mancate economie, e infine mettere in campo forti misure di accompagnamento per una riforma che vede, fra l'altro, una riorganizzazione delle cattedre da supportare con indispensabili interventi di formazione e riqualificazione del personale.

Abbiamo accettato di ragionare sulla valorizzazione del merito, purchè lo si faccia in un contesto chiaro ed esplicito di contrattazione fra le parti e purchè il confronto si leghi al rinnovo del contratto per tutto il comparto, perchè è di tutti i lavoratori il diritto ad una rivalutazione del potere d'acquisto delle retribuzioni.

Abbiamo voluto ricordare che la CISL Scuola, per prima e incontrando per la verità solo un timido silenzio assenso da parte di altre organizzazioni, si era detta disponibile a rinunciare ai tristi proventi dei tagli, a quel 30% delle economie che avremmo ben volentieri scambiato con il mantenimento dei posti equivalenti in organico. Poiché tale disponibilità non è stata accolta, ci sentiamo oggi autorizzati a pretendere il puntuale rispetto degli impegni dettati dall'art. 64 della legge 133/08. Vogliamo quelle risorse con la stessa puntigliosità con cui il MEF è impegnato a certificare l'avvenuta riscossione dei risparmi attesi.

In sintesi: la nostra mobilitazione non è stata inutile e di sola facciata: abbiamo recuperato, con la nostra coerente, responsabile ed autonoma azione sindacale, spazi di confronto e condotto l'Amministrazione a riconsiderare propri comportamenti ed atteggiamenti unilaterali, riaffermando la nostra capacità di essere e agire come sindacato riformatore, autonomo, contrattuale.

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Lavorare per il nuovo contratto - Non possiamo parlare di contratto senza aver prima stigmatizzato lo scandaloso, intollerabile ed inqualificabile ritardo che si registra per il rinnovo di quello dei Dirigenti Scolastici: non sono consentite altre deroghe, la se non avremo risposte immediate, immediata sarà la nostra mobilitazione.

Abbiamo formalmente iniziato l'iter per il rinnovo del CCNL del comparto scuola, secondo le nuove regole contrattuali, fin dal mese di Giugno, con una prima nota all'ARAN ed elaborando, poi, un'ipotesi di piattaforma, essenziale e snella, divulgata e discussa in categoria fin dai primi giorni di ottobre e che in questa sede verrà ripresa per essere formalmente approvata.

Essa muove dalla considerazione delle novità su:

  • assetti ordinamentali e istituzionali del sistema di istruzione;
  • assetti e regole della contrattazione.

E' una piattaforma che, denunciando l'insufficienza delle risorse attualmente disponibili, chiede quelle necessarie per un rinnovo contrattuale serio e credibile. Per questo propone un contratto articolato in due fasi: la prima che consenta, nell'immediato, la rivalutazione generale delle retribuzioni, la seconda che avvii compiutamente il secondo livello di contrattazione.

E' una piattaforma che rivendica la valorizzazione del lavoro nella scuola, punta alla razionalizzazione della struttura retributiva e ad un accorciamento delle carriere, rivisita finalità e criteri di utilizzo del Fondo di Istituto, indica criteri di massima per ragionare di produttività e merito, affronta delicate questioni di carattere normativo, prevedendo una clausola di salvaguardia contrattuale per l'eventuale passaggio del personale alla dipendenza funzionale dalle Regioni.

Questo Consiglio Generale ha il compito di raccogliere e portare a sintesi il confronto fatto in categoria, quindi di integrare e arricchire i contenuti di quel documento, che dovrà assumere ora, anche formalmente, la veste definitiva di vera e propria piattaforma contrattuale.

Anche se gli scenari economici non ci inducono a facili ottimismi - che a dire il vero, su partite come questa, facciamo anche fatica a ripescare nella nostra memoria - la piattaforma guiderà le nostre azioni, in un percorso che certo non esclude iniziative di mobilitazione, per le quali non potremo dare per certa, almeno nell'immediato, la possibilità di convergenze unitarie.

Dovremo comunque, necessariamente, tenere in considerazione ciò che si svilupperà, pronti a riprendere percorsi comuni; percorsi che continuiamo ad auspicare e cercare, percorsi ancora possibili se solo si resta sul terreno chiaro di un'azione sindacale concreta e di un confronto equilibrato e aperto.

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Stabilizzare il lavoro precario - Il Senato ha approvato, nei giorni scorsi, il testo del decreto-legge 134/09 nella stessa formulazione con cui lo stesso era stato licenziato dalla Camera; il decreto è quindi definitivamente convertito in legge.

La CISL Scuola ha evidenziato in modo puntuale, nelle audizioni presso le competenti Commissioni Parlamentari, luci ed ombre di un provvedimento i cui contenuti sono stati notevolmente estesi nel corso della discussione alla Camera dei Deputati attraverso una nutrita serie di emendamenti che il Senato, anche per accelerare l'iter di conversione, ha scelto di confermare integralmente.

In modo particolare la nostra attenzione si è posta sulle misure straordinarie per i precari e sulle disposizioni volte a rimuovere il pesante contenzioso sulle graduatorie ad esaurimento.

Sul primo punto, registriamo positivamente l'ampliamento della platea dei beneficiari delle misure straordinarie a quanti hanno svolto, nell'a.s. 2008/09, una supplenza di 180 giorni (il decreto-legge prendeva in considerazione solo le supplenza annuali o fino al termine delle lezioni): il MIUR dovrà ora provvedere, come già annunciato, ad una riapertura dei termini per le nuove istanze di accesso ai benefici.

Sulla questione delle graduatorie, pur ritenendo positiva la soluzione indicata per le attuali, di cui viene confermata la corretta compilazione, la CISL Scuola ribadisce le proprie forti riserve per l'evidente contraddizione che si determina prevedendo, per il prossimo aggiornamento, il ripristino della possibilità di inserimento "a pettine" in una diversa provincia.

Con la conversione in legge del decreto 134/09 si conclude l'iter di un provvedimento che la CISL Scuola ha proposto, sollecitato e seguito con grande impegno. Ora dobbiamo incalzare l'Amministrazione perché renda operative le procedure di attuazione per non prolungare ancora l'attesa di tanti precari ancora disoccupati.

La vicenda precari, al di là degli aspetti di merito, è un test che rileva e mette in evidenza due modi diversi di fare sindacato. A chi vive una condizione di grave disagio i risultati concreti, anche se modesti, interessano assai più delle illusioni vendute a piene mani da un massimalismo inconcludente. Lo attestano le migliaia e migliaia di domande pervenute agli Uffici Provinciali, a dimostrazione di quale fosse il livello di attesa dei diretti interessati e dunque di chi li abbia più efficacemente rappresentati e tutelati.

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Una fase di profondi cambiamenti - In modo controverso e in larga parte non condiviso si è comunque avviata in questi mesi una fase cambiamenti che investono profondamente il nostro sistema di istruzione. Processi sui quali le nostre valutazioni sono necessariamente articolate, perché diverso è stato il modo in cui le scelte sono state elaborate e assunte per i diversi segmenti del sistema.

Non abbiamo mai smesso, e non smetteremo ora, di contrastare l'intervento governativo che si è abbattuto sul primo ciclo. Lo facciamo e lo faremo documentando puntualmente i danni che sta provocando, difendendo gli spazi di autonomia delle scuole, cercando di recuperare progressivamente le condizioni per un'idea e una pratica di scuola comunitaria, attenta ai bisogni plurali di alunni e famiglie e a una condizione di lavoro serenamente efficace per gli insegnanti. Non lasceremo intentato nulla: il disagio è grande e la questione delle "supplenze non conferite" sta ulteriormente destrutturando un'organizzazione del lavoro già pesantemente compromessa.

Richiameremo costantemente l'Amministrazione alle sue gravi responsabilità: ne va della limitazione inaccettabile del diritto allo studio per molti alunni.

Un'attenzione particolare dovremo sviluppare sull'operazione "armonizzazione delle indicazioni" per non lasciare le scuole in balia di una caos interpretativo e per non consentire ad un improprio e verticistico governo politico amministrativo di ignorare o rovesciare il lavoro fatto in questi anni dalle scuole sui percorsi delle Indicazioni "Fioroni - Ceruti". Su questo staremo accanto alle scuole anche con indicazioni e supporti di tipo professionale.

Anche sulla riforma del secondo ciclo, che si avvia a concludere il proprio iter di definizione, abbiamo espresso chiaramente le nostre valutazioni.

La riforma della scuola secondaria di II grado, da tempo attesa, è una necessità fortemente avvertita per corrispondere adeguatamente alle mutate esigenze del contesto socio-economico ed accrescere il livello culturale e di preparazione degli studenti, sia in funzione della prosecuzione degli studi, sia in vista di un più efficace inserimento nel mondo del lavoro.

Il nostro sistema di istruzione secondaria soffre da tempo dei gravi limiti derivanti da un'eccessiva proliferazione di indirizzi, che ha finito per rendere indistinta e confusa l'identità dei percorsi: non è più rinviabile un intervento che riporti a razionalità un sistema cui si chiede di assicurare il pieno soddisfacimento della domanda formativa e un'efficace prevenzione della dispersione scolastica.

E' proprio questa consapevolezza che ci ha spinti ad essere parte attiva, nella passata Legislatura, nel sollecitare la costituzione e poi nel sostenere il lavoro della commissione "De Toni - Salatin", convinti che occorresse portare a frutto in tempi solleciti l'opportuno recupero dell'istruzione professionale al sistema nazionale, così come dell'urgenza di mettere a punto un aggiornato assetto dell'istruzione tecnica, fortemente richiesto anche dal mondo del lavoro e dell'economia.

E forse non abbiamo colto anche noi a sufficienza la necessità di mettere in campo nello stesso momento, anche per i licei, strumenti analoghi di elaborazione e di proposta.

Dunque la riforma si deve fare. Ogni cambiamento, lo sappiamo, comporta impegno e fatiche, e perciò deve trovare supporto, condizioni favorevoli alla sua implementazione e al suo sviluppo.

Ma i cambiamenti necessari non si possono rifiutare o allontanare; una scelta di questo tipo comporterebbe costi e svantaggi più pesanti di quelli che il cambiamento impone.

La nostra scelta è di stare nel processo di innovazione per governarlo al meglio. Sarebbe davvero singolare, peraltro, che la scuola, o parti di essa, si ritenessero esentate dal vivere, come li ha vissuti la totalità del mondo del lavoro pubblico e privato, processi di trasformazione e innovazione che, in altri settori, sono stati attraversati in condizioni assai meno garantite e protette di quanto ci offrano, nel nostro comparto, le tutele esistenti sul piano giuridico o attivabili attraverso l'azione sindacale.

Certo, il contesto politico in cui questa riforma si colloca è dei più infelici e pertanto ci chiede un supplemento di intelligenza, di responsabilità, di capacità d'azione, ma non ci autorizza ad attestarci su posizioni di ostruzionismo, che sarebbero sterili e ci vedrebbero in contraddizione con noi stessi.

Noi valutiamo dunque positivamente l'ipotesi di un avvio della riforma del II ciclo a partire dal prossimo anno scolastico, ma poniamo alcune precise condizioni:

  • l'avvio della riforma deve coinvolgere contestualmente i licei, gli istituti tecnici, gli istituti professionali. Questo per affermare pienamente la pari dignità dei percorsi e porre le condizioni, da subito, per rendere concretamente praticabile la mobilità degli studenti al loro interno;
  • l'avvio della riforma deve avvenire con la necessaria gradualità, interessando pertanto, nel primo anno, le sole classi prime. Alle classi successive deve essere riconosciuta, doverosamente, la prosecuzione secondo i piani di studio previgenti. Tale garanzia di continuità non può essere pregiudicata da interventi sugli orari o sui quadri delle discipline tali da stravolgere l'organizzazione didattica e disciplinare in atto. Anche per questo si rende necessario modificare entità e tempi della manovra sulla scuola, come CISL e CISL Scuola hanno da tempo richiesto, e da ultimo con la manifestazione del 31 ottobre;
  • devono essere emanate, in tempi brevi, le disposizioni ministeriali (obiettivi specifici di apprendimento, articolazione delle cattedre, indicazioni per la valutazione e l'autovalutazione dei percorsi, ecc.) necessarie per una compiuta definizione del nuovo quadro ordinamentale e per un'efficace azione di orientamento nelle scelte da parte delle famiglie;
  • devono essere attivate - attraverso adeguati investimenti di risorse - forti e incisive misure di accompagnamento soprattutto sul versante delle attività di formazione e di riqualificazione del personale coinvolto nei processi di innovazione;
  • devono essere assicurate le condizioni per un governo negoziato in sede contrattuale dei processi di mobilità connessi alla riorganizzazione dei "quadri orari", della struttura delle cattedre e delle nuove classi di concorso: dallo specifico schema di Regolamento, pertanto, va stralciato l'art. 4, che interviene in maniera unilaterale sulla materia.

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Nuovi scenari per il lavoro pubblico - Una riflessione, attenta e rigorosa, e a tutti i livelli, per una piena e diffusa consapevolezza, va operata sulla riforma della Pubblica Amministrazione che condizionerà fortemente anche la nostra azione contrattuale.

Il Decreto Legislativo n. 150/09 è ora, come ben sappiamo, pienamente in vigore. Trattando di lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, coinvolge anche l'amministrazione scolastica, e quindi la scuola e il personale che in essa opera.

Ad essere modificato profondamente è l'intero sistema delle relazioni sindacali, anche attraverso i pesanti vincoli imposti alla contrattazione col principio dell'inderogabilità delle norme di legge.

l provvedimento è inoltre pervaso da un ossessivo riferimento alla valutazione e trasparenza della performance, per la cui misurazione si individuano puntuali sedi e procedure; e a proposito di ossessioni, l'intero Titolo III è dedicato a merito, selettività e concorsualità.

Dedicheremo quanto prima un'apposita seduta del Consiglio Generale all'approfondimento dei contenuti e delle implicazioni del decreto 150, dovendo fra l'altro tenere conto che per il personale docente le disposizioni in materia di valutazione e di accesso alle risorse premiali dovranno essere definite con un apposito DPCM.

Ma è chiaro da subito che per il sindacato è più che mai indispensabile recuperare attraverso qualità di proposta e capacità di iniziativa un ruolo di protagonista dei "tavoli negoziali", dimostrando nei fatti che l'esercizio delle nostre prerogative è fattore essenziale per il miglioramento delle performance che il servizio pubblico rende agli utenti, e non un'inutile ed ingombrante remora.

E' in questo senso che deve essere accolta e rilanciata la sfida dell'innovazione, che non può tuttavia reggersi su una logica di mortificazione e di punizione del lavoro, né su un'esasperata concorrenzialità meritocratica, che male interpretando la giusta esigenza di promuovere e premiare l'impegno e le capacità di lavoro potrebbe rivelarsi controproducente e generare effetti opposti alle intenzioni, specie in un settore come la scuola in cui la dimensione cooperativa e la condivisione di responsabilità, oltre a rappresentare uno "stile" consolidato, costituiscono una modalità essenziale anche ai fini del miglioramento della qualità e della produttività del sistema.

Sono, questi, i presupposti irrinunciabili che accompagnano la nostra disponibilità al confronto. Non intendiamo assumere atteggiamenti di sterile contrapposizione: oltre che inutili e perdenti, sarebbero difficilmente compresi da quanti ritengono un loro diritto potersi avvalere di una pubblica amministrazione più efficiente. Ma proprio per questo saremo molto chiari e determinati nel contrastare ogni pretesa di riformare il lavoro pubblico all'insegna di un esasperato autoritarismo nelle relazioni gerarchiche e della compressione degli spazi di negoziato e di contrattazione.

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La scuola fra Stato e Regioni - Dopo ben otto anni dalla legge di riforma del Titolo V della Costituzione, sembra avvicinarsi rapidamente il periodo in cui le procedure di trasferimento di competenze statali in materia di istruzione e formazione, e di definizione delle competenze esclusive e concorrenti tra Stato e Regioni, troveranno ulteriori certezze temporali e politiche, dopo la prolungata e paralizzante impasse della Conferenza Unificata Stato, Regioni ed Autonomie locali.

L'ultima bozza di accordo prevede tempi stretti con una messa a regime entro il dicembre 2011, con tappe intermedie nel dicembre 2009 (DDL del Governo sul riassetto della normativa statale), giugno 2010 (DPCM del Governo per trasferimento beni e risorse), settembre 2010 (normativa regionale per l'organizzazione della gestione del personale); l'esercizio effettivo delle funzioni trasferite avverrà contestualmente all'assegnazione delle risorse umane, strumentali e finanziarie.

Il tempo a disposizione non è molto per attrezzarci adeguatamente, sul piano culturale, politico e organizzativo, a fronteggiare il nuovo scenario istituzionale anche e soprattutto sul piano delle competenze e delle responsabilità contrattuali a livello regionale.

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Ripensare l'organizzazione - In una situazione così complessa e difficile, abbiamo bisogno di rivedere e migliorare il nostro modo di lavorare, i meccanismi organizzativi, lo stile e gli strumenti del nostro fare sindacato. Per questo, già fin dal Congresso ci eravamo impegnati a realizzare un'apposita e specifica Assemblea Organizzativa da tenere in questo autunno.

Le note vicende che ci hanno visto totalmente impegnati in questi mesi a tutti i livelli, ci obbligano a spostare in avanti questo appuntamento: pertanto l'Assemblea potrà tenersi in avvio del nuovo anno, anche in considerazione di analoga iniziativa confederale.

Qualche riflessione, nel frattempo, possiamo iniziare a farla. Definita e stabile resta la nostra missione: tutelare il personale ed il lavoro di scuola nell'ottica di un impegno categoriale che traguarda però un interesse più generale, essendo la scuola un bene comune che riguarda l'intero Paese. Precisata e riconfermata l'identità, bisogna però fare i conti con i cambiamenti in atto e con quelli che si prefigurano nell'incerto orizzonte di questo nostro tempo.

Dobbiamo partire da un'analisi del nostro posizionamento, raccogliere e riflettere su tutti i dati e gli elementi che ci permettono di conoscere meglio come siamo percepiti, chi sono i nostri iscritti, quali sono i loro bisogni e i loro valori di riferimento, chi sono e come operano i nostri quadri. E' importante avere riscontro sui valori e l'immagine che veicoliamo, capire le dinamiche complesse che stanno investendo la categoria, analizzarla nella sua varia segmentazione.

Da qui potremo poi partire per aggiornare la nostra strategia e migliorare i nostri servizi. Anche se siamo attenti osservatori della realtà - ed in essa di noi stessi - non dobbiamo peccare di presunzione e ritenere superfluo il supporto di una indagine strutturata e scientificamente rigorosa, su cui fondare con più piena consapevolezza la ricerca dei modi che rendano più efficace il nostro agire.

Questi gli scenari, ora mettiamoci al lavoro sulle prospettive. Abbiamo una certezza, quella di voler mantenere la nostra identità che è quella di essere e fare ‘solo' sindacato: riuscire a farlo in modo ancora migliore è la sfida che ci attende e per la quale ci dobbiamo sentire tutti, da oggi, coinvolti ed impegnati.

Buon lavoro.