Concordia e condivisione si alimentano con la disponibilità al confronto

23.03.2020 12:08

Pubblichiamo l'editoriale con cui si apre il numero di oggi di Dirigenti News, la newsletter settimanale della CISL Scuola per la dirigenza scolastica, nel quale è ospitata fra l'altro la toccante testimonianza di un dirigente scolastico del bergamasco, che ci aiuta a riportare la discussione in atto sulla didattica a distanza nell'ambito di concrete e reali condizioni di contesto da cui nessuno di noi dovrebbe, in questo momento, prescindere. 

Cartesio è vivo

Ibi semper est victoria, ubi concordia est: questa è la citazione riportata in calce alla nota n. 388 del 17/3/2020, recante indicazioni sulla didattica a distanza. È una bella citazione e la facciamo senza dubbio nostra, secondo il nostro convincimento: la concordia e la compattezza sono frutto di confronto e di scambio di idee, vanno costruite tra le parti in campo e sono essenziali nei momenti di crisi. Purtroppo, però, il confronto e lo scambio di idee sono del tutto mancati nella definizione della nota in questione. Non sono state ascoltate, come rilevato anche in un comunicato dell’Andis, le associazioni professionali rappresentate nel Forum nazionale (FO.NA.D.D.S.) e non sono state coinvolte le parti sociali, nonostante l’argomento fosse delicato e riguardasse aspetti professionali e di organizzazione del lavoro. A fronte della conseguente protesta dei sindacati più rappresentativi, alcuni hanno ritenuto di ergersi a censori, con modi collerici e stili decisamente scomposti, intrisi di retorica strumentale. Davvero deludente: la differenza di opinioni è certo segno di democrazia ma... est modus in rebus. La concordia, secondo il nostro modo di vedere, non è un riflesso tutto pavloviano di scodinzolamento, di adesione priva di riflessione. Quindi, per quanto ci riguarda non Pavlov, ma Cartesio è vivo: cogito, ergo sum.Se le associazioni professionali e le organizzazioni sindacali fossero state ascoltate, probabilmente avrebbero potuto fornire un quadro più completo delle criticità che stanno emergendo. Le difficoltà non sono solo dei docenti, che comunque in grande maggioranza si sono organizzati, seppure nei modi più diversi, ma soprattutto delle famiglie. Problemi di connettività, di disponibilità di device, difficoltà a gestire i figli e il lavoro agile dei genitori, spaesamento e disorientamento, insoddisfazione per motivi svariati ed anche opposti, sono segnalati nei diversi contesti sociali. Alcune famiglie lamentano di non riuscire a seguire le attività che sono richieste dagli insegnanti, altre affermano che l’intervento della scuola è esiguo, che occorre utilizzare questo o tal altro sistema. L’aspetto dirompente è che le famiglie sono costrette ad esercitare un ruolo vicariante e che l’esercizio della funzione docente, almeno per alcune fasce d’età, richiede ora in modo massiccio la mediazione genitoriale e si svolge in un contesto profondamente mutato. Ancora più di ieri, assume risonanza diversa affermare che la scuola non è solo degli insegnanti o dei dirigenti scolastici. La scuola è anche, e in un senso ora molto più radicale, delle famiglie. Si chiede loro di essere fortemente protagoniste e collaborative, tuttavia la concordia non è stata raggiunta ovunque e l’efficacia dell’azione docente inevitabilmente ne risente. Molte indicazioni della nota sono condivisibili, altre no. A nostro parere sarebbe stato opportuno fornire orientamenti, magari sotto forma di Linee guida, piuttosto che formulazioni dal tono prescrittivo e soprattutto valutare l’impatto in contesti profondamente differenziati. Nella nota sono contenute persino indicazioni di dettaglio su come i docenti devono depositare la riprogettazione delle attività didattiche, di fatto esautorando l’autonomia organizzativa del dirigente scolastico, del quale solo pochi giorni prima si era sottolineato in diretta facebook il richiamo a compiti e ruoli, leggendo on air il d.lgs. 165/2001. Appare del tutto inopportuno il riferimento alla valutazione in itinere degli apprendimenti a distanza come “propedeutica alla valutazione finale”. È poco sostenibile l’aggancio ai criteri approvati dal Collegio dei docenti. Quei criteri, al momento, fanno riferimento a tutt’altro scenario, ad un mondo che ora risulta sconvolto. Se sono certamente opportune verifiche e monitoraggi, occorre però tenerli distinti dalla valutazione e, tra l’altro prevedere l’impatto di queste disposizioni sui contenziosi che potrebbero investire le scuole in caso di insufficienze. Non è chiaro come dovrebbero essere valutati gli alunni che non hanno linea internet, i figli di quelle famiglie in cui, ammesso si riesca a fornirglielo, nessuno sa utilizzare il tablet. Come dovremmo considerare coloro che non si connettono, che senza l’azione di contenimento che la scuola strutturalmente esercita, sono lontani dalla didattica a distanza? Criteri e modalità di approccio dovranno essere necessariamente tarati sulle diverse situazioni e difficilmente potrà essere espressa una valutazione nei modi ai quali siamo usi nella ordinarietà scolastica. Anche perché si prova un grande senso di disagio e di straniamento nel leggere la nota, avendo in mente immagini di dolore e di paura che il contagio ha reso quotidiane. Difficilmente in alcuni territori quelle indicazioni potranno essere seguite e forse c’è bisogno di altro. Ce lo racconta con parole toccanti un collega della bergamasca di cui riportiamo in questo numero uno scritto. In generale, non sembra possibile limitarsi a traslare modalità e metodiche proprie della didattica in presenza, anche se questo approccio potrebbe costituire comunque il primo passo. La forzata modifica dell’ambiente di apprendimento e il ruolo che le famiglie sono chiamate a giocare coinvolgono in modo diverso tutti gli attori e richiedono modalità innovative per garantire il diritto all’istruzione. Non era certamente nelle intenzioni del Ministero porre macigni burocratici sul percorso delle scuole, ma il confronto con i sindacati sarebbe stato utile, come spesso per altre questioni è avvenuto, per approfondire alcuni aspetti anche della gestione del personale docente, nella nuova dimensione lavorativa. E questo naturalmente non per limitare o negare l’impegno dei docenti e dei dirigenti ma per semplificare, sciogliere nodi, evitare dubbi o rallentamenti nell’azione da svolgere. Le indicazioni fornite hanno avuto un impatto sui docenti che si sono sentiti sollecitati ad effettuare interrogazioni in video e a diffondere test. Non sono poche le difficoltà, alcune pervase anche di ingenuità, come il caso che ci è stato segnalato, in cui ai genitori di alunni di scuola primaria si chiede di condividere i compiti dei figli su chat di classe in WhatsApp, sicché tutti leggono il lavoro degli altri, con gli evidenti problemi che ne potrebbero derivare. O di docenti di scuola primaria che inviano ai loro allievi link di risorse su youtube senza assicurarsi che le famiglie abbiano predisposto i necessari sistemi di controllo parentale. O di dirigenti scolastici che hanno difficoltà nell’utilizzare il registro elettronico per il monitoraggio delle azioni in corso, ricorrendo a duplicazioni di impegni di rendicontazione per i docenti. Certamente abbiamo apprezzato l’azione di supporto effettuata dal Ministero nel fornire risorse per la didattica a distanza e comprendiamo la necessità di adottare provvedimenti per assicurare la validità dell’anno scolastico, tuttavia pensare di regolare senza alcun confronto aspetti così delicati, decisamente non è il miglior modo per ottenere il risultato desiderato e tanto meno per ottenere compattezza o concordia, specialmente in un momento tanto grave. Infatti, se è vero che concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur, è altrettanto “necessario unirsi, non per stare uniti, ma per fare qualcosa insieme” (Goethe).