Formazione professionale: facciamo chiarezza

01.07.2011 12:39

Non è il caso di continuare in una sterile e inutile polemica. Tra la Flc CGIL e la CISL Scuola, in tema di "Istruzione e Formazione Professionale" (IeFP) esistono divergenze profonde. E’ giusto prenderne atto. Ciascuno coltivi le sue idee o le sue ideologie, nel rispetto dell’altro. Tutti sappiamo che il sistema dell’IeFP sta attraversando un periodo estremamente difficile e pericoloso. E’ in gioco la sua stessa sopravvivenza.

Non poche Regioni hanno drasticamente ridotto o cessato di finanziare le attività di formazione professionale progettate e gestite dal privato sociale che, nel nostro Paese, ha scritto la storia di questo settore.

La Conferenza Unificata del 16.12.2010 ha profondamente modificato l’assetto organizzativo del sistema regionale che, ora, a seguito delle Intese sottoscritte, è sul punto di scomparire in tutte le regioni del Mezzogiorno.

E’ per questo che non possiamo essere d’accordo con chi scrive “così come riteniamo che l’accordo tra Regione ed USR, firmato il 31.12.2010 relativo alla Istruzione e Formazione Professionale sia una truffa ai danni degli studenti calabresi, dei docenti e, di fatto sancisce, la fine dell’istruzione professionale e tecnica statale in Calabria…”.

Non possiamo essere d’accordo con chi sostiene, senza mezzi termini, senza se e senza ma, che si debba prendere la strada della eliminazione di tutti i riferimenti al DM 29.11.2007 che porta la firma dei ministri Damiano e Fioroni e che "consentiva al personale in possesso della maturità e con cinque anni di esperienza lavorativa di insegnare le discipline comuni del biennio della secondaria di II grado: italiano, lingua straniera, ecc.” (comunicato Flc CGIL Calabria  del 29.3.2011: "La Scuola calabrese derubata e truffata … dagli organici dell’Istruzione e Formazione Professionale").

Chi sostiene questo conosce poco la Formazione Professionale. Non c’è molto altro da dire sul significato e sulle conseguenze di questa posizione. Eppure è proprio  questo personale che ha consentito al 50% dei giovani che hanno frequentato i percorsi triennali di trovare lavoro dopo soli tre mesi dalla qualifica professionale. Il lavoro nell’87% dei casi  è stabile (ISFOL 22.6.2011, "Indagine su gli Esiti Formativi e occupazionali dei percorsi triennali").

C’è chi ritiene e sostiene da tempo con forza e convinzione che l’obbligo di istruzione, si badi non l’obbligo scolastico, debba essere assolto nella scuola (comunicato Flc CGIL del 3.12.2008). Noi riteniamo che il preoccupante fenomeno dell’abbandono scolastico, drammatico in alcune aree del nostro Paese, debba essere combattuto diversificando ed aumentando le opportunità di scelta dei giovani e non costringendo gli stessi a vivere l’umiliazione dell’insuccesso scolastico  e della disistima di sè.

Ancora c’è chi crede e sostiene che i percorsi di IeFP siano rivolti solo ai meno fortunati e, pertanto, la scelta di tali percorsi determinata solo da ragioni di carattere economico; la vecchia scuola fa ancora scuola: "si torna a separare sulla base del reddito, per chi ha mezzi e opportunità sociali la scuola vera, per chi parte da qualche svantaggio sociale, il canale di serie C" (comunicato Flc CGIL del 18.7.2008, "Colpo di mano del Governo sull’obbligo scolastico: si riporta l’orologio della storia agli anni ‘50"). 

Eppure è difficile, improbabile, insostenibile, illogico che la scelta per i percorsi di IeFP di oltre 170.000 ragazzi dai 14 ai 17 anni sia riconducibile al solo disagio. Da anni l’ISFOL sostiene ben altro. Per quanto riguarda gli accordi unitari sottoscritti in Emilia Romagna, questi attengono e non potrebbe essere diversamente, all’assetto legislativo ed organizzativo di quella regione.

Ecco questo è quanto ci divide. Ora è giunto il momento di trovare quanto ci unisce, nel comune interesse verso i giovani e verso gli operatori del sistema di IeFP.