La “dittatura sanitaria” immaginaria e la feroce dittatura dell’io (di Paolo Acanfora)

15.09.2021 16:37

Le misure di carattere sanitario e le regole di comportamento introdotte per contrastare efficacemente la pandemia da Covid 19 non si configurano come spia di una pulsione antidemocratica: ben più preoccupante e pericolosa è invece la diffusa tendenza a sottrarsi, in mome dei propri diritti individuali, "all' irrinunciabile dovere di prendersi cura della comunità in cui si vive".
Lo sostiene Paolo Acanfora, studioso e docente di Storia contemporanea, sottolineando come il senso di appartenenza a una comunità e di condivisione dei suoi destini costituisca "un comportamento elementare, basilare, di qualsiasi convivenza civile", sul cui progressivo venir meno ci si interroga ormai da decenni.
Ad alimentare una deriva verso forme di individualismo estremo concorre il fatto che "le classi dirigenti e le istituzioni (politiche, scientifiche, etc.) nazionali, europee o globali, non abbiano il credito sufficiente per prendere decisioni straordinarie, per imporre misure eccezionali al fine di tutelare e preservare la salute pubblica e con essa la vita dei cittadini. È la sfiducia verso di esse - scrive Acanfora - ad alimentare sospetti, dubbi e perplessità sino a sviluppare vere e proprie psicosi, con la convinzione di essere vittime di inganni, raggiri, persecuzioni, segrete macchinazioni di imperscrutabili burattinai".
Il testo completo dell'intervento di Paolo Acanfora è pubblicato, insieme ad altri che lo hanno preceduto (di Eraldo Affinati, Donato De Silvestri e Giannino Piana), nella pagina del nostro sito dedicata al tema della libertà in tempo di pandemia.