Dove s'impara a vivere insieme

21.04.2022 11:13

La guerra, drammaticamente tornata in Europa da quasi due mesi, smentisce ulteriormente quell’idea della «fine della storia» che si era fatta strada dopo il crollo del sistema sovietico nel 1989. Certamente la caduta del Muro aprì per la prima volta la prospettiva che sarebbe esistita un’unica umanità. Si poteva sognare un mondo dove non c’erano più nemici, un mondo senza guerre.
La globalizzazione è certamente interdipendenza, ma proprio per il suo carattere aperto, è anche «società globale del rischio», come ha evidenziato Ulrich Beck. È imparare a convivere con il caos, con le imprevedibilità della storia. Ha scritto il politologo americano, Fareed Zakaria: «Il sistema globale in cui viviamo è aperto e dinamico, il che significa che dispone di pochi ammortizzatori, e questo produce grandi benefici, ma anche vulnerabilità.
Dobbiamo adeguarci alla realtà di un’instabilità sempre maggiore, e farlo adesso». E del resto, come ha compreso e spiegato bene Zygmunt Bauman, il nostro è un tempo liquido, e le società in cui viviamo sono così tanto composte da 'monadi' – persone sole, spesso autoreferenziali, senza più legami forti – che temono e insieme rimpiangono gli ancoraggi e le reti del passato. Qui entra in gioco la capacità di costruire percorsi di resilienza e di consolidamento.
E uno dei luoghi fondamentali dove già si strutturano tali percorsi, e dove ne vanno implementati di nuovi è la scuola. I bambini, gli adolescenti e i giovani manifestano una capacità di 'resistenza positiva', una naturale dinamica associativa che sarebbe opportuno sostenere. L’attitudine alla resilienza nell’età più verde è un aspetto importante della pedagogia. Che oggi, di fronte alla guerra, ma anche alle nuove sfide poste dalla globalizzazione e dalla modernità liquida, va riscoperto con intelligenza e promosso con tenacia.
Tra guerra e globalizzazione si scorge infatti la vera, grande sfida, quella del vivere insieme. Le migrazioni hanno profondamente cambiato la fisionomia delle città europee e non solo. In spazi stretti si concentrano diversità enormi, di cultura, stile di vita, religione. La differenza abita alla porta accanto, il mercato di quartiere, una corsia d’ospedale, un istituto penitenziario, le aule scolastiche, i servizi sociali sul territorio. Nelle periferie europee, da Bruxelles a Barcellona, da Parigi a Berlino, la condizione degli immigrati e dei loro figli si fa faticosa sotto il peso di ricorrenti ondate di ostilità. È necessario prevenire la violenza.
Imparare a vivere insieme è sempre di più, nel mondo di oggi, il volto della pace. I nazionalismi non sono finiti nel dimenticatoio, l’impulso all’uso della forza per la soluzione dei problemi internazionali non è sotto controllo, piccoli scontri di civiltà si accendono ancora anche nei nostri quartieri. Ecco perché, dopo tanti anni e profondi cambiamenti sociali ed economici, l’impegno a educare i più giovani alla convivenza pacifica va rafforzato. La scuola in Italia e in Europa si trova a fronteggiare problemi antichi e nuovi, ma il bisogno di luoghi dove si 'insegni' la pace è, se possibile, cresciuto. Per limitarci alla nostra Penisola, lo spazio proprio che la più recente normativa ha inteso dare all’educazione alla cittadinanza, e la sua evidente trasversalità, possono essere un segnale importante rivolto a tutto il personale docente perché tra i programmi e le attività si trovi il modo di educare alla convivenza nella diversità e al riconoscimento dell’altro.
L’educazione alla pace può essere, poi, un quadro di riferimento generale, complementare, in grado di innervare tutte le discipline, di informare gli obiettivi tanto espressivi quanto comportamentali che vengono definiti a livello collegiale. E potrà essere molto utile collegare l’educazione alla pace svolta 'in classe' con le iniziative portate avanti sul campo dai più diversi soggetti, tanto istituzionali quanto non formali.
Per esempio, rafforzando quella collaborazione tra scuola e territorio già avviata in tanti istituti scolastici con i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento. Una scuola di pace e per la pace è davvero il modo migliore per orientarsi verso un futuro che si presenta irto di ostacoli al vivere insieme.