Felicità, orgoglio e passione: le tre età della scuola

05.09.2016 15:06

«Prima del primo giorno di scuola. Con l'eco delle vacanze che rimbomba nella testa e mille segni che annunciano l'imminente suono della campanella: il diario da scegliere, i libri da acquistare, l'astuccio da riempire e i compiti, dispersi e snobbati per settimane, che salvano urgentemente a galla con la pretesa di essere terminati.» (Federico Taddia, La Stampa del 5 settembre 2016)

Prima del primo giorno di scuola. Con l'eco delle vacanze che rimbomba nella testa e mille segni che annunciano l'imminente suono della campanella: il diario da scegliere, i libri da acquistare, l'astuccio da riempire e i compiti, dispersi e snobbati per settimane, che salvano urgentemente a galla con la pretesa di essere terminati.
Gli ultimi frammenti di ferie e, dietro l'angolo, già ben visibile, la linea dello start delle lezioni: l'inizio di settembre è un variegato limbo emotivo e organizzativo, dove i protagonisti del triangolo famiglia-alunni-docenti si rimettono in moto, ognuno con il proprio carico di ansie, timori, aspettative, difficoltà e buoni auspici, per affrontare il nuovo anno.
Il prima della prima, il momento dell'attesa, l'occasione, forse, per fermarsi un attimo e guardare negli zaini degli studenti, per chiedersi quali istanze, quali bisogni e quali aspirazioni si portano con sé sui banchi di ogni ordine e grado. Penso alle bambine e ai bambini di prima elementare, anzi scuola primaria di primo grado, che inaugurano il loro percorso di formazione. L'ingresso a scuola, la conoscenza con gli insegnanti, l'incontro con i compagni, la scoperta di spazi e ritmi ignoti, la richiesta di impegno e di regole senza però ingabbiare fantasia e creatività. Un salto verso un mondo di infinite conoscenze, colorate, gentili e gioiose: un sapere che passa, dovrebbe passare, attraverso il gioco, l'interazione, la narrazione, l'attitudine alla curiosità e all'immaginazione. Una scuola moderna ma fortemente ancorata al suo vissuto, che sappia coniugare lavagne e tablet, tabelline e web, cartelloni disegnati a mano e registri elettronici, filastrocche e coding, per offrire quello che le bambine e i bambini sperano di trovare varcando il portone: la felicità. Parola complicata, ambita, visionaria e non misurabile, ma essenziale per creare un ambiente educativo stimolante ed efficace, caldo e avvolgente.
Per le ragazze e i ragazzi più grandi, quelli che con qualche brufolo in più e il taglio giusto dei capelli si apprestano a cominciare le scuole medie, o meglio le scuole secondarie di primo grado, la parola chiave invece è «orgoglio». Orgoglio di farcela senza l'aiuto costante di mamma e papà, di costruirsi un'identità, di orientarsi in una situazione più complessa, di sfidare positivamente i prof. Orgoglio di sperimentarsi, di avere opportunità per misurarsi con nozioni e competenze, prove pratiche e percorsi mentali. Orgoglio anche di sbagliare, di poter ripartire, di permettersi di osare per trovare la propria strada, oltre e al di là dei programmi ministeriali, gestendo gli ormoni, un corpo che cambia, la forza devastante del gruppo, la voglia e il bisogno di trasgredire. Cercando, in chi sta al di là della cattedra, un adulto che sappia parlare il loro linguaggio. E che sia motivato e attrezzato per scovare i varchi giusti per motivare, coinvolgere e trasmettere nozioni, valori, metodi di studio e il gusto per la cultura.
E poi c'è il primo giorno di chi, adolescente, riparte da zero con la scuola superiore, o scuola secondaria di secondo grado, scelta per disegnarsi il proprio domani. Su banchi che sembrano troppo piccoli, in aule che paiono troppo strette, in mezzo a sconosciuti che il più delle volte diventano poi gli amici della vita, ci si avvia più o meno consapevolmente a compiere un pezzo di strada spesso indimenticabile. E tutto nel segno della passione! Passione per i propri interessi, passione per i compagni e le compagne, passione per alcune materie (e odio per altre). Passione sociale, che si trasforma nel voler lasciare un segno, nel far sentire la propria voce, nel protestare, nell'evocare cambiamenti. E passione per i professori che sanno appassionare: ancora una volta sono loro quelli che fanno la differenza. Quelli che i ragazzi seguono, a cui si legano, si affezionano. Quelli di cui si fidano: professori, e sono tanti, che hanno messo l'insegnamento come prima scelta e non come un ripiego. Che non si sono fatti schiacciare dalla burocrazia e dai disagi, dai tagli e dai frammenti di riforma. Professori che credono nella scuola perché credono nelle ragazze e nei ragazzi.
Felicità, orgoglio e passione: tre suggestioni, tre leve, tre ancore che dobbiamo ai nostri studenti, dai più piccoli ai più grandi. Tre mattoni, imprescindibili, che ci piacerebbe vedere ovunque, il primo giorno di una vera, viva, buona scuola.

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