Una società su misura per il lavoro a ogni età

28.07.2013 19:41
Categoria: Articoli giornale

Quali scenari per il lavoro in una società sempre più anziana? Su Il Sole 24 Ore di domenica 28 luglio ne parla Kemal Dervis, già ministro degli affari economici in Turchia.

Oggi in tutto il mondo la disoccupazione, la mancata corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro e i piani pensionistici sono diventati cruciali per la politica fiscale. I Paesi avanzati devono far fronte al nodo dell'invecchiamento della popolazione, ma anche molte delle economie emergenti si trovano in una transizione demografica che si tradurrà in una struttura simile a quella delle economie avanzate - ossia, una piramide invertita - tra soli due o tre decenni.

Molti i nodi che affliggono l'occupazione. La debole domanda nel post crisi è un fattore chiave in Europa, negli Usa e in Giappone. Ma le questioni strutturali a lungo termine stanno altresì appesantendo i mercati del lavoro. Fatto ancora più importante, la globalizzazione si traduce in un continuo spostamento del vantaggio comparativo, creando seri problemi di aggiustamento, dal momento che l'occupazione creata in nuove attività non compensa la perdita di posti di lavoro in quelle vecchie. La maggior parte dei nuovi posti richiede competenze diverse e ciò implica che i lavoratori che hanno perso il lavoro non hanno speranza di trovarne un altro. Inoltre, il progresso tecnologico diventa sempre più "a risparmio di manodopera", con computer e robot che sostituiscono l'uomo. Per le volatili prospettive macroeconomiche, molte aziende sono restie ad assumere nuovi lavoratori, causando elevata disoccupazione giovanile ovunque. Allo stesso tempo, l'invecchiamento della popolazione costituisce la principale sfida fiscale in questa società che invecchia.

Cambiamenti marginali alle disposizioni esistenti non saranno sufficienti a rispondere alle forze tecnologiche, ridurre le tensioni sociali e i timori dei giovani o ad affrontare i crescenti oneri fiscali. Serve una radicale rivalutazione del lavoro, della formazione professionale e dello sviluppo delle competenze, delle pensioni e del tempo libero, e servono diversi principi che vanno a confluire nel nucleo di una riforma generale. La formazione professionale e lo sviluppo delle competenze devono essere svolti durante l'arco della vita, iniziando dalla scolarizzazione e proseguendo con l'aggiornamento sul posto di lavoro. Speciali programmi di inserimento dei giovani dovrebbero diventare parte normale del sostegno pubblico all'occupazione e alla formazione professionale, con esenzioni dai contributi per i primi anni di lavoro. Il secondo principio è che il pensionamento dovrebbe essere un processo graduale. Le persone dovrebbero lavorare in media 1.800-2.000 ore l'anno fino ai cinquant'anni, per poi scendere a 1.300-1.500 ore fino ai sessanta circa e raggiungere le 500-1.000 avvicinandosi ai settanta. Un'infermiera, un membro dell'equipaggio di un aereo o un insegnante di scuola secondaria, ad esempio, potrebbero lavorare cinque giorni a settimana fino ai sessant'anni, quattro fino all'età di 62, tre giorni fino ai 65 e forse due giorni fino ai 70.

Imprenditori e dipendenti dovrebbero negoziare una flessibilità di questo genere, ma dovrebbero farlo ricevendo incentivi e aiuti finanziari dal governo. Le ferie pagate potrebbero essere 3-4 settimane fino all'età di 45, per crescere gradualmente fino a 7-8 settimane fino a quasi settant'anni. Il congedo di maternità e paternità dovrebbe aumentare dove è breve, come negli Usa. L'obiettivo dovrebbe essere una società in cui i cittadini lavorano e pagano le tasse fino all'età di 70 anni, ma meno intensivamente con l'avanzare dell'età e in un modo flessibile a seconda delle singole circostanze. Un sistema pensionistico graduale e flessibile avvantaggerebbe in molti casi non solo i datori di lavoro e i governi ma anche gli stessi lavoratori. Utilizzando il Gallup World Poll, i miei colleghi del Brookings Institution a Washington, Carol Graham e Milena Nikolova, hanno riscontrato che le platee più felici sono quelle che lavorano part-time volontariamente. In cambio di una prolungata vita lavorativa, i cittadini avrebbero più tempo per lo svago e per l'aggiornamento.

Il nuovo patto sociale per la prima metà del ventunesimo secolo deve combinare realismo fiscale, uno spazio significativo alle preferenze dei singoli e una forte solidarietà e protezione sociale contro gli shock che derivano da circostanze personali o da un'economia volatile. Molti Paesi fanno passi avanti in questa direzione, ma troppo timidi.

(Traduzione di Simona Polverino)

Kemal Dervis, già ministro degli affari economici in Turchia e capo del programma di sviluppo delle Nazioni Unite, è vice presidente Brookings Institution