Organico scuola e Regioni: proposta interessante, ma non basta
La Conferenza delle Regioni ha elaborato recentemente una proposta di criteri per il riparto degli organici del personale docente, finalizzata all'apertura di un confronto col MIUR e alla definizione di un eventuale accordo a valere per gli anni scolastici futuri. Il documento è stato oggetto, lo scorso 21 settembre, di un incontro con le Organizzazioni Sindacali.
E’ sicuramente apprezzabile il tentativo fatto dalla Conferenza di definire parametri obiettivi a cui fare riferimento nell’assegnazione delle dotazioni organiche sul territorio nazionale. Parametri che dovrebbero assicurare, come è giusto, equilibrio e trasparenza nell’attribuzione di risorse alle diverse realtà territoriali. Si tratta certamente di un’interessante base di discussione, fermo restando che il peso assegnato a ciascuno dei diversi indicatori che concorrono al calcolo del fabbisogno è, per sua natura, discutibile. Sorgono però alcuni interrogativi.
Il primo riguarda il livello di condivisione della proposta: sono proprio tutte d’accordo le regioni, o ce n’è qualcuna – magari fra quelle che si vedrebbero fortemente penalizzate - che potrebbe prendere più o meno marcatamente le distanze? Se l’obiettivo è costruire un modello accettato da tutti, non ci sembra una questione marginale.
La seconda domanda: i nuovi indicatori valgono soltanto a rimodulare le scelte compiute fino ad oggi dal MIUR o sono in grado di definire e corrispondere al reale fabbisogno formativo del territorio? Ci dicono davvero quanto serve a far funzionare bene le scuole nelle diverse realtà o si limitano a distribuire diversamente le risorse date? Anche questa non ci pare una questione di poco conto, e ci serve anche a introdurre la terza domanda: possono, le regioni, limitarsi a discutere come suddividere fra loro dotazioni organiche la cui consistenza complessiva è decisa a livello centrale, o devono fare qualcosa di più?
La CISL Scuola considera riduttivo ragionare solo sul numero dei posti e sulla loro distribuzione, occorre darsi una prospettiva di più ampio respiro, intrecciando le competenze e le risorse di cui dispongono oggi soggetti diversi (Ministero, Regioni, Enti Locali, Istituzioni Scolastiche).
Se non si fa così, è difficile sfuggire alla logica della “coperta corta” che ciascuno, comprensibilmente, cerca di tirare dalla sua parte. Nei tempi che viviamo, ipotesi di ritorno a politiche fortemente espansive degli organici sono a dir poco problematiche. Detto che ulteriori tagli non sono tuttavia possibili, e fermo restando il nostro impegno a rivendicare maggiori risorse, si punti da subito a governare in modo più razionale ed efficiente quelle esistenti.
Una proposta: perché non riprendere l’ipotesi, contenuta nella finanziaria per il 2008, di una loro gestione più condivisa, a livello di territorio, facendo agire insieme scuole, regione, enti locali, amministrazione? E’ un modello che punta a favorire l’assunzione di comuni responsabilità da parte di soggetti oggi per lo più in conflitto tra loro.
Sarebbe un bel segnale anche rispetto al bisogno di unità che c’è oggi nel Paese, per le difficoltà che è chiamato ad affrontare.
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