"Politica miope" - Articolo di Francesco Scrima, Segretario Generale Cisl Scuola

18.09.2006 14:52
Categoria: Comunicati Stampa

E siamo alle solite. Quando si prospettano riduzioni alla spesa pubblica si pensa subito alla scuola, se si immaginano "tagli" viene in mente il suo personale, se c'è da risparmiare si va alla voce "istruzione".

Antico vizio della politica da cui anche l'attuale Governo non sembra essere esente.

C'è una spiegazione ed è che questa è una voce rilevante del bilancio; che con qualche decimale - che sembra poca cosa - si vede cambiare significativamente il risultato complessivo; che, tanto, chi ci rimette sono bambini e ragazzi che non votano; che gli effetti del furto, poi, non appaiono subito.

E dunque.

Ma una spiegazione non è una ragione; questa, poi, nasconde importanti dati di realtà e manifesta acute punte di cinismo.

Il primo dato che nasconde è che l'impegno economico pubblico per l'istruzione è, da noi, il 4,7% del PIL contro il 5,3% della media europea; il cinismo che esprime è quello di far pagare il costo dell'operazione ai più deboli: bambini che non fanno lobby, famiglie che non bloccano piazze, fasce sociali che, al di là della scuola, non hanno altre possibilità di dare un futuro migliore ai propri figli.

Ma l'insipienza più grave di operazioni così è quella di bruciare, per miopia sul presente, possibilità di futuro.

E' come consumare, per farsi una focaccia oggi, la scorta di semi per il nuovo raccolto di domani.

E allora che almeno si smetta di presentarsi con progetti e proclami altisonanti fatti solo per illudere ed essere smentiti, subito dopo, dalle scelte concrete che si fanno.

Che fine fanno le dichiarazioni del programma dell'Unione sull'istruzione e la formazione se, alla prima finanziaria, si imbocca così la strada dei tagli?

"Non uno di meno" era stato detto; ma di che cosa?

Dei tagli?

Anche solo aver annunciato l'intenzione di voler ridurre gli impegni economici sulla scuola, fa già danni.

Si ripropone e si diffonde l'idea che quelle per l'istruzione sono spese, non investimenti; che l'educazione è un lusso e la formazione è improduttiva; che la scuola statale è buco nero; che la solidarietà è solo uno slogan, che il futuro può attendere e che può attendere anche la coerenza e la credibilità della politica.

Ci chiediamo se qualche Ministro abbia mai letto il programma di quel Governo di cui fa parte.

Se poi hanno credito le voci che cominciano a specificare i contenuti precisi su cui si intende intervenire con i tagli, allora c'è da preoccuparsi ancora di più.

Si parla del primo ciclo d'istruzione e degli insegnanti che si occupano di questa delicata fascia di età.

Chi fa questi conti forse non fa conto di quello che la scuola fa e deve fare in quella stagione di crescita, non tiene conto dei problemi e delle attese che famiglie e società riversano sulla scuola in quel periodo, dimentica di mettere a bilancio il costo che viene dal limitare le condizioni necessarie a una doverosa attenzione verso quei ragazzi che, proprio a questo punto, rischiano di perdersi lasciando o compromettendo la possibilità un percorso scolastico minimo e normale.

Che senso ha parlare dell'innalzamento dell'obbligo se non ci si preoccupa, prima e intanto, di garantire un buon esito all'obbligo che già c'è?

Ma ancora più grave e cinico appare il proposito, per ora attribuito al Governo dalla stampa, di colpire anche gli insegnanti di sostegno, riducendone sensibilmente il numero.

Riteniamo inaccettabile tale ipotesi perché a pagarne le conseguenze sarebbero i soggetti più deboli, quelli che hanno bisogno di maggiori cure e attenzioni garantite dalla presenza di insegnanti specializzati per il sostegno.

Un'iniziativa così sciagurata non ha precedenti nelle politiche scolastiche sinora perseguite dai vari Governi e non vogliamo neanche prendere in considerazione l'eventualità di una sua attuazione, fortemente contraddittoria, tra l'altro, con il programma elettorale dell'attuale coalizione di governo.

Alla vigilia delle ultime elezioni, commentando i programmi dei due schieramenti in campo, avevamo osservato, con un giudizio di sostanziale apprezzamento per le proposte dell'Unione, che comunque avremmo valutato i fatti, non i propositi, le azioni, non gli intendimenti.

Non vorremmo che fosse già tempo di bilanci negativi.

Avevamo anche detto che, per la nostra autonomia, non avremmo abbassato la vigilanza o ridotta la capacità di mobilitarci e di fare opposizione.

Lo riaffermiamo.

Non è una minaccia; è una promessa.

Al Paese e a chi nei confronti di questo Paese ha dei crediti, non dei debiti.

Francesco Scrima - Segretario Generale Cisl Scuola

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L'articolo sarà pubblicato sul numero di domani di "Conquiste del Lavoro".

 

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