Cinque milioni in povertà assoluta: la vera ripresa resta un miraggio

19.06.2019 10:16

Su La Stampa del 19 giugno un quadro eloquente e inquietante sulla povertà in Italia. In un suo articolo Paolo Baroni illustra e commenta i dati recentemente diffusi dall'ISTAT.

La povertà assoluta in Italia resta a livelli massimi, ma almeno ha smesso di crescere. Secondo gli ultimi dati dell’Istat, infatti, nel 2018 nel nostro Paese si contavano ancora 5 milioni di poveri «assoluti», pari a 1,8 milioni di famiglie. Il record spetta al Mezzogiorno dove si tocca il 10%, contro il 5,8% del Nord (6,1% Nord Ovest, 5,3% Nord Est) e il 5,3% del Centro. I minori in povertà assoluta sono 1 milione 260 mila ovvero il 12,6% (15,7 al Sud). Le famiglie in condizioni di povertà relativa sono invece poco più di 3 milioni (11,8%) per un totale che sfiora i 9 milioni di persone.

 

Tra i cittadini stranieri l’incidenza della povertà assoluta tocca il 30,3% e corrisponde a oltre un milione e mezzo di persone, contro il 6,4% degli italiani (3,5 milioni di persone). I picchi più alti si registrano soprattutto al Sud e nelle aree metropolitane con l’incidenza che sale mano a mano che cresce il numero dei componenti della famiglia. È pari all’8,9% tra quelle composte da quattro persone e raggiunge il 19,6% tra quelle con quattro e più. La povertà, inoltre, aumenta in presenza di figli conviventi, soprattutto se minori, passando dal 9,7% delle famiglie con un figlio minore al 19,7% di quelle con tre o più figli. Anche nei nuclei monogenitoriali la povertà è più diffusa rispetto alla media (11%), dato anche questo in aumento rispetto al 9,1% del 2017. In generale, la povertà familiare presenta un andamento decrescente sia all’aumentare dell’età della persona di riferimento sia rispetto al livello di istruzione e alla qualifica lavorativa.

Per l’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini, oggi portavoce dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, si tratta di dati ancora una volta allarmanti. «L’avevamo già visto l’anno scorso - spiega - nonostante la ripresa economica, che pure è molto contenuta, la povertà non scende. Negli ultimi tre anni, dal 2016 al 2018, il Pil è aumentato ma il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in maniera solo marginale, troppo poco per cambiare veramente la situazione». Secondo Guido Alfani, ordinario di Storia economica alla Bocconi,«la povertà in Italia è l’effetto congiunto di due fattori: da un lato il livello altissimo di disoccupazione e dall’altro i fortissimi divari strutturali che ci sono nel Paese, a livello regionale e poi tra Nord e Sud». Giovannini non è sorpreso da questi nuovi dati perchè «era prevedibile che le politiche messe in campo anche nel 2018 attraverso il Reddito di inclusione non cambiassero i termini del problema. Hanno solo scalfito certi fenomeni. Non scordiamoci che il Rei, andato a regime solo a fine 2018 e con risorse relativamente contenute rispetto a quelle necessarie, eroga un contributo in cifra fissa in base al numero dei componenti. Per come è stato congegnato, insomma, si sapeva che non avrebbe eliminato un solo povero ma avrebbe solo ridotto l’intensità della povertà». Diverso il discorso sul Reddito di cittadinanza, che riprendendo la struttura del Sostegno di inclusone attiva, il Sia, varato proprio da Giovannini nel 2014, punta a pareggiare il divario tra reddito famigliare e soglia di povertà. «Ma per produrre risultati e andare a regime – avverte l’ex ministro – serve tempo. E poi occorrerebbe finalmente attivare la banca dati complessiva dei trattamenti di assistenza, per capire a chi vanno realmente gli aiuti, compresi quelli di comuni e regioni, e valutare l’efficacia delle politiche. Non avere una banca dati del genere ci fa volare in modo cieco». Alfani è scettico sul fatto che l’Rdc possa risolvere i problemi italiani «perché è un po’ come curare i sintomi ma non la malattia. Sicuramente può alleviare la povertà ma non crea le condizioni per risolvere il problema in maniera duratura. Più utile un grande piano di investimenti al Sud».

I «quasi poveri»
Ma alla fine quanti sono davvero poveri? Fissando 4 distinte soglie corrispondenti all’80, 90, 110 e 120% del livello standard di povertà relativa l’Istat ci dice che le famiglie «sicuramente» povere (ovvero quelle che hanno livelli di spesa mensile il 20% sotto lo standard) sono stabili al 6,2% (12,6% al Sud), quelle «appena» povere sono il 5,5% (9,5 al Sud dal 12,2% del 2017), mentre è invece «quasi povero» il 7,5%. Le famiglie «sicuramente» non povere infine sono l’80,8% del totale (80,4% nel 2017): 88,1,%al Nord, 85,4% al Centro e 66,7% al Sud.

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