"Mandiamo a scuola 62 milioni di bambine"

20.04.2016 11:50

All'inizio di aprile la Banca Mondiale ha pubblicato un bando che finanzia con due miliardi e mezzo di dollari degli interventi per sostenere l'iscrizione delle donne e delle ragazze nel Mondo e, attraverso questa operazione promuovere lo sviluppo economico e la crescita sociale, soprattutto dei paesi più poveri. Il progetto è stato ripreso e illustrato anche in molti giornali italiani. Proponiamo l'articolo di Anna Lombardi apparso su "La Repubblica" lunedì 18 aprile accompagnato (v. allegato) anche da un tratto del discorso di Michelle Obama riportato sempre nella stessa pagina de "La Repubblica".

Ragazze attenzione: perché per ogni anno trascorso a studiare sui banchi di scuola le vostre prospettive di stipendio aumenteranno del 18 per cento.
Lo dice lo studio della Banca Mondiale "Empowering women and girls for shared prosperity" che sta alla base del progetto, annunciato da Michelle Obama mercoledì scorso, per cui l'agenzia di Washington investirà 2,5 miliardi di dollari nel corso dei prossimi 5 anni per finanziare progetti per far studiare ragazze fra i 12 e i 15 anni nei paesi più poveri. Con lo scopo - condiviso dal progetto Let Girls Learn lanciato nel 2015 dalla First Lady americana col marito Barack Obama - di dare accesso all'istruzione ai 62 milioni di ragazze nel mondo a cui è negato. Secondo gli esperti che hanno firmato lo studio delle Nazioni Unite, infatti, sarebbe questo il metodo più efficace per promuovere lo sviluppo economico e consistenti cambi sociali.
Perché bambine e ragazze più istruite sono anche fisicamente più sane, entrano più facilmente nel mercato del lavoro, fanno meno figli, si sposano più tardi e si preoccupano di offrire ai figli una migliore istruzione. E se vi sembrano concetti troppo fumosi, ecco alcuni dati forniti dal report della Banca Mondiale: in India, il 41 per cento delle ragazze delle caste più basse, con limitato accesso scolastico, sono soggette a violenze sessuali. In Australia è altissimo il numero delle indigene impossibilitate ad andare a scuola che muoiono di morte violenta, spesso a causa di soprusi domestici. Si tratta, insomma, di dare il via a un circolo virtuoso, da cui tutti trarrebbero benefici.
Le cifre sono confortanti: negli ultimi 15 anni il numero di ragazze che vanno a scuola, nel mondo, è costantemente aumentato. E a beneficiarne sono soprattutto i paesi asiatici, dove la crescita dell'istruzione femminile ha accompagnato - quando non guidato - quella economica. Lo dice l'ultimo report sullo stato degli Obiettivi del Millennio (otto "goal" che i paesi membri delle Nazioni Unite si sono impegnati a raggiungere, compreso ridurre il gender gap e promuovere l'istruzione femminile). Ma le differenze restano profonde: i paesi dove si vive meglio - secondo un complicato calcolo fatto dall'United Nation Development Reports che misura lo stato di salute, gli standard economici e quelli di istruzione - sono i paesi dove le donne hanno vita migliore, e quindi Norvegia, Svizzera, Stati Uniti e Australia. Quelli dove invece la loro vita è peggiore sono Nigeria, Congo, Repubblica Centrafricana: non a caso i paesi dove le scuole femminili sono prese di mira dal fanatismo terrorista - pensate alle 276 ragazzine rapite a Chibok, in Nigeria, da Boko Haram due anni fa e in gran parte ancora prigioniere. Ecco perché il 75% dei progetti finanziati della Banca Mondiale riguarderà proprio l'Africa sub-sahariana e l'Asia del Sud, che hanno la quota più elevata di bambine fuori dal sistema scolastico.
E rischiano di sprofondare in conflitti sempre più legati a quel fanatismo religioso che spesso è frutto, anche quello, dell'ignoranza.