Elogi dal ministero, genitori a pranzo. La neo-indulgenza sulle occupazioni

04.12.2014 08:56

Per la penna di Pierluigi Battista (Corriere della Sera, 3 dicembre 2014) un commento pervaso di ironia per il caloroso appoggio alle occupazioni scolastiche dato in un'intervista a La Stampa dal sottosegretario all'istruzione Davide Faraone. Dalle okkupazioni con la K al neo paternalismo faraonico, un'evoluzione (?) che desta qualche perplessità....

Autunno, andiamo, è tempo di occupare. Ma quest’anno è diverso: le okkupazioni scolastiche di una volta sono senza kappa. Vogliono essere garbate, beneducate. Con il consenso del sottosegretario all’Istruzione Faraone, che le vuole benedire, tenersele strette perché molto di moda, «un sacco giovanili», sebbene gli slogan siano tutti, come usa, contro il governo in carica e stavolta, come prassi, contro la «buona scuola» di conio renziano. Con la benevola e trepida attenzione delle famiglie, visto che nel liceo romano Righi si organizzano pranzi domenicali di illustrazione dei temi dell’occupazione con i genitori. Con spirito civico (non sempre, in qualche scuola occupata è scattato l’allarme effrazione dei computer), come nel liceo Montessori a Roma dove, anziché i soliti graffiti, i soliti slogan, i soliti muri bisognosi a occupazione finita di vigorose ripitture, gli studenti in lotta hanno dipinto le pareti con colori tenui e motivi grafici gentili e miti.
L’uscita del sottosegretario Faraone, che dal governo dell’Istruzione considera più «calde» e attraenti le occupazioni su cui può esercitarsi l’ardente adolescenza anziché le noiose, ordinarie, piatte ore di lezione, ha confermato che il rito, quest’anno, viene celebrato con il bonario interessamento delle autorità, istituzionali e genitoriali. Ogni anno, attorno ad ottobre, le scuole entrano in agitazione contro il ministro di turno. Di solito si inveisce contro fantomatiche «privatizzazioni». Una volta il bersaglio può essere il ministro Falcucci, oppure il ministro Fioroni, oppure il ministro Gelmini. Quest’anno l’annuncio della riforma scolastica era stato proclamato dal ministro Giannini. Poi non se n’è fatto niente («annuncite»?). Al suo posto lo slogan «la buona scuola» e la promessa di assunzioni stabili per i precari, dietro minaccia di sanzioni da parte dell’Europa.
Ma l’incubo delle «privatizzazioni» colpisce come un virus influenzale ogni inizio anno. Cortei, autogestioni, occupazioni, talvolta tafferugli con la polizia, talvolta scontri tra gruppi politici contrapposti. Per poi, generalmente, concludere il ciclo delle proteste attorno a Natale, quando le vacanze impongono un break, un ritorno in famiglia, pranzi, cene, capodanni, epifanie. Per poi tornare a gennaio cercando di recuperare il tempo perduto con interrogazioni saltate, compiti in classe aggirati, lezioni cancellate (adesso con il permesso del sottosegretario all’Istruzione). Quest’anno però il rito stava trasformandosi in qualcosa di conciliante. I genitori invitati a pranzo a scuola sono una novità.
Adesso, visto l’appoggio di Faraone, qualche collettivo «auto-organizzato» (Facebook ne è pieno) si è addirittura spinto a invitare il presidente del Consiglio a discutere con gli occupanti. La liturgia prevede che le lezioni per l’autunno vadano in cavalleria, ma con gentilezza. Le Pantere di una volta, come quella che fece da simbolo alla catena di okkupazioni (con kappa) del 1990, sono state rinchiuse nelle gabbie. E oggi si assiste al duetto tra gli studenti e il governo, addirittura. Gli unici a non sentirsi a proprio agio in questa concordia da occupazioni addomesticate, sono i prof e i presidi.

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