Quattro riforme a costo zero per la scuola

21.01.2016 13:39
Categoria: Articoli giornale, SCUOLA

Quattro semplici proposte di riforma a costo zero, integrate da una raccomandazione, che Mariapia Veladiano, preside, scrittrice e opinionista sulla vita di scuola avanza sulle pagine di Repubblica del 20 gennaio 2016.

Ecco quattro (più una) “non riforme” a costo zero per migliorare in modo ragguardevole la scuola.
1. Per il Miur. Aggiornare le graduatorie dei docenti e del personale amministrativo tecnico e ausiliario prima dell’inizio della scuola, cioè entro il 31 agosto. Narrano che un tempo questo capitasse come capita nel resto dell’Europa. Da anni invece si nomina a settembre sulle graduatorie dell’anno precedente, si nominano supplenti «fino ad avente diritto», cioè fino all’aggiornamento delle graduatorie, che arriva fra novembre e dicembre. Intanto il docente entra in classe, conosce i ragazzi, avvia i programmi, in qualche caso arriva alle soglie della prima pagella perché in molte scuole il quadrimestre finisce il 23 dicembre, e poi viene licenziato perché arriva l’”avente diritto” da graduatoria aggiornata. Sbagliato sul piano didattico perché i ragazzi cambiano docente esattamente quando cominciano a conoscerlo, sbagliato sul piano professionale perché è difficile programmare sapendo di dover lasciare non si sa quando e per andare dove e sbagliato anche sul piano gestionale perché le segreterie sono stritolate da contratti da fare e disfare. E comunque la cosa riguarda anche i collaboratori e gli addetti di segreteria. E gli insegnanti di sostegno. Per i ragazzi con disabilità è spesso un dramma.
2. Per il Miur. Smettere di mandare alle scuole adempimenti e bandi che scadono il giorno dopo. Il bando per il finanziamento dei laboratori territoriali per l’occupabilità (45 milioni di euro in palio) è arrivato il 15 settembre con scadenza il 7 ottobre. Il bando per il finanziamento dell’Alternanza scuola lavoro è arrivato il 2 ottobre con scadenza il 24. Trenta pagine di progetto, 104 pagine di manuale di istruzioni, decine e decine di aziende da contattare. Alla scadenza metà delle scuole non era riuscita a presentarlo. E infatti per quasi tutti i bandi arrivano proroghe, ma non per tutti, e comunque solo a ridosso della scadenza, per cui intanto si fa tutto in corsa e spesso è tutto da rifare perché cambiano le indicazioni e intanto la scuola deve andare avanti. Sono tutti finanziamenti indispensabili, bisogna partecipare perché i finanziamenti diretti alle scuole sono ormai a esaurimento. Ma sono bandi complessi. Si riesce a partecipare se si può chiamare a casa il sindaco la domenica e fargli scrivere la lettera di partenariato. A volte la scadenza è così ravvicinata che si ha il sospetto che possano partecipare solo le scuole che già sapevano e avevano i moduli pronti nel cassetto.
3. Ancora per il Miur. Non cambiare le regole durante il gioco e meglio ancora cominciare l’anno scolastico con le regole già belle chiare. Lo scorso anno docenti e soprattutto studenti hanno saputo a febbraio come sarebbe stato il primo esame di stato della riforma Gelmini. Quest’anno gli insegnanti neo assunti hanno saputo a gennaio i criteri su cui saranno valutati. Abbiamo conosciuto le caratteristiche del Piano dell’offerta formativa triennale attraverso uno stillicidio di informazioni semiufficiali, sussurrate durante le conferenze di servizio, passaparola evanescenti, anticipazioni di intenzioni ministeriali arrivate fino la settimana prima della scadenza, che era il 30 ottobre, prorogato, appunto, al 15 gennaio, ma il termine forse è «indicativo» e non «prescrittivo». Forse, perché lo dicono gli avvocati, i sindacati, gli ispettori davanti alla macchinetta del caffè, ma non il Ministero.
4. Per il Governo. Approfittando del mare di deleghe previste dall’ultima legge di riforma, modificare con breve limpida frase la norma, inapplicabile, ce lo spiegano gli ispettori del Ministero, che prevede che all’esame di stato possa essere ammesso lo studente con «tutte» le materie sufficienti. Bocciare lo studente con due-tre materie insufficienti vuol dire essere impallinati al primo ricorso e questo costringe i consigli di classe al falso di sufficienze, che poi fanno media, che poi aumentano il credito scolastico in modo iniquo a sfregio degli studenti che hanno sudato sangue sulle materie per cinque anni. Basta scrivere, come accadeva un tempo e come ancora accade in Trentino, che ci vuole la «media delle discipline sufficiente», e così i voti restano trasparenti, i quattro sono quattro e non aumentano il credito. Tutto questo è senza oneri da parte dello Stato, come si trova in principio, in mezzo e alla fine di ogni legge di riforma.
(5. Dal Ministero in giù. Smettere di parlare, male, di quel che non si conosce).