Cacciari: così non va, i prof vanno motivati. Basta diktat dal premier

23.06.2015 17:32
Categoria: Articoli giornale, Buona scuola, SCUOLA

Professore universitario, filosofo, ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari guarda con spirito critico da sinistra alla riforma della scuola proposta dal governo Renzi. L'intervista di Gigi Di Fiore (Il Mattino, 23 giugno 2015)

Professore Cacciari, perché la riforma della scuola sembra lo scoglio più difficile per il governo Renzi?

«Non c’è da stupirsi. Vengono toccati temi delicatissimi, che riguardano la classe docente che è stata sempre vicina al centrosinistra»

E questo cosa significa?

«Da almeno due generazioni, la sinistra ha guardato al corpo docente come un’area di riferimento. Credo che una delle ragioni del recente insuccesso elettorale del PD sia proprio aver deluso le aspettative dei docenti»

Si è deteriorato del tutto il rapporto PD-docenti?

«Se la direzione del PD, cioè Renzi, non cambia almeno tono o atteggiamento sarà un problema. Non si possono risolvere temi così delicati, riproponendo la filosofia del centralismo accentratore»

La riforma accentrerà potere nelle scuole?

«Certamente. Renzi pensa di risolvere tutto in maniera aziendalistica, accentrando poteri e decisioni nelle mani di una sola figura, che è quella del preside. Non credo che funzioni»

Non condivide, insomma, lo spirito di fondo della riforma?

«No. Renzi dovrebbe tornare a discutere, non è pensabile imporsi sul mondo della scuola con diktat. I docenti, specie nelle scuole superiori, vivono da tempo una condizione di frustrazione, sono sotto pagati, bollati come gente che lavora poco e fa lunghe vacanze. E invece di avviare confronti, fare politica, si vedono calare una riforma dall’alto»

Ma la riforma non favorirebbe le assunzioni dei precari?

«Si sbaglia pensando di risolvere tutto con un po’ di assunzioni. Ci vogliono, ma non sono la soluzione vera. I docenti chiedono motivazioni, coinvolgimenti»

Con la riforma non ne avrebbero?

«No e mi sembra patetico che chi si atteggia a leader maximo non tenga in conto una classe sociale, quella dei docenti, che con i medici è stata sempre essenziale ai consensi della sinistra»

Sul tema della scuola i sindacati hanno trovato un argomento di riscatto nella conflittualità con il governo?

«Di certo, esasperando la conflittualità e attaccando la classe docente, Renzi ha rigenerato il potere dei sindacati nella scuola, che si era affievolito negli anni. Ha ricompattato i sindacato della scuola, attirando su di loro quei consensi tra i docenti che andavano spegnendosi»

L’opposizione nel PD utilizza la scuola come arma ulteriore di critica a Renzi?

«Fino a quando l’opposizione nel PD non uscirà dalla logica degli emendamenti parlamentari, non riuscirà mai ad ottenere risultati. Nel PD c’è bisogno di una strategia diversa, con un’opposizione in grado di elaborare progetti propri. C’è qualcuno che, oltre i singoli emendamenti, sa che programma complessivo ha sulla scuola l’opposizione interna al PD? Un’opposizione condotta in questo modo, continuerà a non contare»

Cosa dovrebbe fare?

«Avere dei programmi, esprimere idee progettuali, darsi anche un leader. Chi guida l’opposizione, D’Alema, Bersani, Cuperlo, o chi altro?»

Renzi non ha dunque oppositori credibili, neanche fuori del PD?

«Vedo in giro tanta disaffezione verso la politica e le astensioni la esprimono. La destra è quella che urla, i grillini si perdono sulle proposte concrete. Certo, se si andrà a votare a breve, e Dio non voglia, con quest’Italicum, credo arriveremo ad un ballottaggio Renzi-grillini»

Che cosa dovrebbe fare Renzi, a suo parere?

«Riprendere a dialogare con i sindacati, rafforzare la squadra di governo, smetterla con la sua retorica insopportabile che non si sopporta più, curare il partito. Se non riesce a farlo, lo affidi a qualcun altro. Certo, lo vedo in Veneto, il partito si sta destrutturando»

Vede alternative a Renzi in questo momento?

«L’unica alternativa a Renzi, in questa fase, è lo stesso Renzi. Siamo in una situazione delicata, con una crisi economica sempre presente, un’immigrazione che crea inquietudine sociale. In questo contesto, sarebbe auspicabile riprendere a confrontarsi. Avremmo bisogno di grandi condivisioni, coinvolgimenti. Lo dimostra quello che accade con la riforma della scuola»

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