Contro le prove Invalsi azioni sbagliate e controproducenti

08.05.2012 18:40
Categoria: ANSAS - INVaLSI - INDIRE, Valutazione

La Cisl Scuola ritiene sbagliate e controproducenti le azioni promosse contro le prove Invalsi; lo fa in coerenza con le posizioni da sempre espresse in tema di valutazione del sistema scolastico, nella convinzione che sia nell’interesse di ogni scuola partecipare alla rilevazione e utilizzarne gli esiti nella progettazione del proprio lavoro.

Azioni sbagliate, perché si propongono il boicottaggio di un lavoro con cui, pur tra mille difficoltà, si può contribuire ad affermare, promuovere e diffondere una cultura della valutazione di sistema che è necessaria alla nostra scuola pubblica quanto lo è un adeguato finanziamento: una valutazione mirata a rendere le scuole maggiormente consapevoli dei risultati del proprio lavoro e quindi in condizione di migliorarne l’efficacia e la qualità.

Azioni sbagliate, perché accreditano l’idea di un istituto (l’Invalsi) che opererebbe come esecutore di un perverso disegno meritocratico, mentre è vero che il suo lavoro, svolto con intelligenza e passione da ricercatori in maggioranza precari, è da sempre scarsamente supportato e ancor meno adeguatamente valorizzato dalla stessa Amministrazione.

Per questo il boicottaggio delle prove può rivelarsi anche controproducente, perché favorisce quanti puntano a screditare e depotenziare il ruolo dell’Invalsi, mentre non aiuta certo ad accrescere il prestigio e l’autorevolezza professionale del corpo docente.

Ad attestare il livello di attenzione, di consapevolezza e di attivo protagonismo della scuola italiana in tema di valutazione sta il fatto che negli anni scorsi la stragrande maggioranza degli istituti interessati alle rilevazioni Invalsi vi ha aderito su base volontaria (nel 2009 ben 4.394 istituti, pari all’83% di quelli potenzialmente interessati). Ciò ancor prima che le rilevazioni nazionali degli apprendimenti trovassero qualificazione legislativa come “attività ordinaria di istituto”, il che costituisce segno evidente della maturità e della serietà di un corpo professionale con cui l’Invalsi, anche per sollecitazione delle stesse organizzazioni sindacali, ha potuto costruire nel tempo un proficuo rapporto di dialogo.

La Cisl Scuola non ha mai omesso di evidenziare gli elementi di criticità via via riscontrati sia nella formulazione che nelle modalità di somministrazione delle prove. Lo ha fatto in occasione dei ricorrenti momenti di confronto tra Invalsi e Organizzazioni Sindacali, l’ultimo dei quali ha avuto luogo di recente per una presentazione del programma di lavoro del nuovo commissario straordinario, Paolo Sestito.

Dall’incontro sono emersi significativi punti di convergenza e condivisione degli obiettivi, certamente prevalenti rispetto ai possibili rilievi di metodo e di merito su aspetti legati al concreto contesto in cui le procedure valutative devono comunque collocarsi. Tra questi, assumono specifica rilevanza sindacale quelli relativi agli impegni richiesti al personale per la somministrazione e correzione dei test, così come alla raccolta e trasmissione dei dati. Carichi di lavoro che, per la loro consistenza, possono essere opportunamente riconosciuti e compensati attraverso il fondo di istituto, come perlopiù avvenuto in tantissime scuole fino ad oggi.

La Cisl Scuola continuerà a premere sul MIUR perché assuma un ruolo più convinto e determinato nel promuovere, su un tema cruciale come quello della valutazione, azioni di coinvolgimento attivo delle scuole, assicurando oltre all’indispensabile supporto formativo anche un’integrazione delle risorse disponibili per riconoscere i carichi di lavoro aggiuntivo del personale docente e ata.

Appaiono di scarsa utilità, a tal fine, azioni di protesta come quelle messe in atto contro le prove Invalsi, e la Cisl Scuola ritiene di doverlo affermare con la chiarezza che si richiede a un sindacato serio e capace di assumersi le sue responsabilità. Ancor meno apprezzabili sono le coperture che tali iniziative ricevono dall’atteggiamento ambiguo e reticente di chi sostiene - a parole - la necessità di una cultura della valutazione, ma non sempre ha la capacità e la forza di far seguire alle sue affermazioni la coerenza dei comportamenti.