Presentata la “Relazione COVIP” sul sistema della previdenza complementare. Il Presidente: positivo decollo del "Fondo Espero"

26.06.2006 17:43
Categoria: ESPERO

Presentata lo scorso mercoledì, 21 giugno, a Roma, la "Relazione della Commissione di Vigilanza sui fondi pensione" che delinea annualmente le principali caratteristiche del settore della previdenza complementare.

Il Presidente Scimia ha evidenziato nelle sue "considerazioni" che le adesioni ai fondi pensione, nel corso del 2005, hanno registrato il decollo del "Fondo Scuola Espero" come una delle note più positive.

"Nei fondi pensione negoziali" - ha affermato Scimia - "l'incremento delle adesioni, pari a quasi il 9%, è da ricondurre in buona misura alle iscrizioni fatte registrare dal primo fondo pensione del settore del pubblico impiego, destinato ai lavoratori del comparto della scuola, che fa riferimento ad una platea di potenziali aderenti particolarmente numerosa".

Anche l'on. Cesare Damiano, neo-ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, ha rimarcato il superamento delle 50.000 adesioni al fondo dei lavoratori della scuola auspicando il decollo della previdenza complementare anche per gli altri comparti pubblici.

Il rendimento medio dei fondi pensione, nel 2005, ha superato di circa tre volte il rendimento del TFR (8,5% contro il 2,6% del TFR). Ricordiamo che la quota di TFR che si versa aderendo ad Espero viene rivalutata proprio attraverso la media di rendimenti di alcuni dei fondi pensione di maggiori dimensioni e che quindi, nel 2005, i nostri iscritti hanno beneficiato di un rendimento nettamente superiore a quello del TFR.

I costi dei fondi negoziali o chiusi (come Espero) infine rimangono i più competitivi del mercato. Nella "Relazione" si legge che "sotto tale aspetto i fondi pensione negoziali confermano una posizione di vantaggio: gli oneri complessi di gestione in rapporto al patrimonio di fine esercizio si mantengono al di sotto dello 0,5%".

Più alti quelli dei "fondi aperti", che variano dall'1,9% all'1,2% del patrimonio. Mentre per i Piani Individuali Pensionistici (PIP) i costi rimangono decisamente più elevati: nel caso di tre anni di partecipazione superano il 5% del patrimonio, anche se poi scendono al 2,3% se il periodo di riferimento è di 35 anni.

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