Quello che alla scuola si chiede; quello che si dà

18.01.2006 00:00

Anticipiamo l'articolo di F. Scrima, Segretario Generale Cisl Scuola, che apparirà sul prossimo numero di "Scuola e Formazione"
... per migliorare il Paese occorre "ripuntare" sulla scuola e promuovere comportamenti di fiducia e dialogo ...


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QUELLO CHE ALLA SCUOLA SI CHIEDE<o:p></o:p>

QUELLO CHE ALLA SCUOLA SI DÀ<o:p></o:p>

di Francesco Scrima<o:p></o:p>


La scuola, qualche volta e per alcuni aspetti, torna di moda, fa notizia ed occupa l'attenzione degli osservatori e le pagine dei giornali. <o:p></o:p>

Succede quasi sempre per lanciare allarmi e accuse, per lamentare inadeguatezze, per rivolgerle pressanti richieste. <o:p></o:p>

Sarebbe una buona cosa se questo portasse ad una grande e condivisa riflessione sull'educazione e la formazione nel nostro Paese, sarebbe una buona cosa se determinasse l'apertura di una "questione scuola" in cui tutti, ma proprio tutti, si chiedessero che cosa devono fare per sostenere le nuove generazioni, per fare della scuola il più importante centro di investimento delle energie e delle risorse di tutta la comunità nazionale.<o:p></o:p>

Ma non è così; alla scuola ci si riferisce sempre con un braccio lungo e un braccio corto: quello lungo per chiedere, quello corto per dare. <o:p></o:p>

Alla scuola si chiede tutto: ci sono problemi di obesità e la scuola deve fare educazione alimentare, c'è il dramma della tossicodipendenza e allora la scuola è impegnata nell'educazione alla salute, per l'inquinamento e i rifiuti si pensa a un'educazione all'ecologia, per gli incidenti si apre il capitolo di educazione stradale e si fanno corsi per il patentino, ci si spaventa per il crescere della violenza e si vede la necessità dell'educazione alla legalità, esplodono fenomeni di malaffare e si pensa che il discorso sull'etica deve partire dalla scuola.<o:p></o:p>

Per qualunque problematica individuale o patologia sociale,la domanda che tutti si pongono è: "la scuola cosa fa"? <o:p></o:p>

Giusto, tutto giusto se non serve per chiamarsi fuori e per evitare discorsi chiari sulle responsabilità di tutti, a cominciare dai soggetti che costituiscono la rete di sussidiarietà orizzontale solleciti nel rivendicare protagonismi ma il più delle volte assenti o latitanti. Anche la scuola, allora, si pone una domanda: "e le altre agenzie educative cosa fanno"? <o:p></o:p>

Il mondo cresce malato e la scuola, da sola o quasi, non può cambiare il percorso in cui lo portano troppo diffusi stili di egoismo e di incuria. <o:p></o:p>

Un fiume non resta pulito se si chiede solo alla fonte di garantirne la limpidezza. <o:p></o:p>

Da dove vengono oggi i modelli e gli esempi di comportamento etico? <o:p></o:p>

Dal mondo della politica? <o:p></o:p>

Da quello degli affari? <o:p></o:p>

Dal mondo dell'informazione e dell'intrattenimento? <o:p></o:p>

Da quel tessuto delle relazioni urbane che tutti concorriamo a determinare? <o:p></o:p>

L'antica affermazione che il miglior maestro è la polis resta vera se ci si riferisce alla sua forza di penetrazione persuasiva; c'è da spaventarsi se si pensa ai livelli valoriali che esprime.<o:p></o:p>

Il primo punto di un serio discorso sulla scuola è questo: vediamo bene il flusso di interscambio e di collaborazione fra scuola e società. <o:p></o:p>

Disfare di pomeriggio quello che qualcuno ha tessuto di mattino non può portare all'accusa di oziosità e inadempienza per gli operai delle prime ore.<o:p></o:p>

E vediamo poi un secondo punto di questo bilancio del dare e dell'avere che interessa il sistema scolastico e formativo.<o:p></o:p>

Vittorino Andreoli nella sua "Lettera a un insegnante", aprendo un colloquio impegnativo e sfidante sulle caratteristiche e i modi di essere in questo compito, è costretto ad ammettere che un discorso generale sulla scuola, sulle strutture di cui può disporre, sui servizi e le risorse che le si offrono, sulla capacità di chi la governa, porta soltanto all'indignazione. <o:p></o:p>

Lo diciamo anche noi e, per non riprendere liste che sarebbero interminabili, ci riferiamo soltanto ad alcune ultime cose. <o:p></o:p>

Il decreto "taglia spese" dell'ottobre scorso ha ridotto pesantemente i finanziamenti alle istituzioni scolastiche falcidiando i trasferimenti di risorse per il funzionamento didattico, la formazione di docenti e ATA, l'integrazione degli alunni disabili, le spese per la sicurezza. <o:p></o:p>

Così non si taglia solo la possibilità di migliorare il sistema, con buona pace degli "obiettivi di Barcellona"; si interviene su livelli di garanzia minima (sicurezza delle scuole) e sugli aspetti più delicati ed essenziali dell'equità e della solidarietà sociale (i disabili). <o:p></o:p>

Con l'ultima finanziaria non si sono prese strade diverse, ma si è insistito con manovre depressive e penalizzanti (nel numero di "Scuola e Formazione" ove appare il presente editoriale è pubblicato il puntuale articolo sull'argomento, n.d.r.). <o:p></o:p>

Tutto questo in un quadro di attacco allo stato sociale che non è riuscito a mascherarsi neanche dietro a specchietti elettoralistici. <o:p></o:p>

Si pensi al "pacchetto-famiglia" finanziato con 1.140 milioni che sono stati tolti in parallelo ai servizi del Fondo nazionale delle politiche sociali. <o:p></o:p>

Così in cambio di un assegno di mille euro per ogni figlio nato nel 2005 o per i secondi o ulteriori nati nel 2006 (politica che si avvicina più alle scelte europee per la zootecnia che a quelle per il sostegno alla natalità) avremo meno bambini agli asili-nido, meno risorse per i trasporti e per gli altri servizi scolastici, meno provvidenze per le situazioni di handicap e disabilità. <o:p></o:p>

Insomma, enfatizzando non strutturali e poco significative misure una tantum, in realtà si sono ridotte le risorse per le politiche sociali. <o:p></o:p>

E questo in un Paese dove già la spesa per questi servizi è ritenuta troppo bassa da tutti gli osservatori e analisti internazionali. <o:p></o:p>

Un'ultima osservazione riguarda la condizione economica del personale della scuola. <o:p></o:p>

Anche qui ci permettiamo di citare Andreoli quando dichiara che nel tempo "dei favori e delle folli regalie di cui godono altre professioni" sarebbe animato "da un vero fervore di lotta per la giustizia sociale" a sostegno degli insegnanti. <o:p></o:p>

Ecco, è proprio di giustizia che dovremo parlare e di un possibile nuovo patto fra noi e la società. <o:p></o:p>

Giustizia e dignità che non misuriamo solo (ma anche) in termini economici; patto per il quale non ci sottraiamo ad un confronto che veda ridisegnare il compito della scuola e i compiti e i profili del nostro starci dentro con passione e professionalità.<o:p></o:p>

Questo confronto, nell'anno appena passato, non c'è stato ma sicuramente non per nostra latitanza; l'anno che ora si apre ci ritroverà ancora, come sempre, presenti e attenti alle scelte da fare, alle occasioni da non perdere. <o:p></o:p>

A partire da una riforma da riconsiderare nel merito e nel metodo.<o:p></o:p>

Con la speranza che tutti, finalmente, comprendano che per migliorare il Paese occorre "ripuntare" sulla scuola e promuovere comportamenti improntati alla fiducia e al dialogo. <o:p></o:p>


Francesco Scrima

Segretario Generale della CISL Scuola<o:p></o:p>

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