Su art. 18 il ministro Poletti risponde a Bonanni
Con una lettera inviata al direttore del quotidiano "Avvenire" (23 settembre 2014) il ministro Giuliano Poletti risponde a quanto aveva scritto in precedenza, sempre in una lettera al direttore, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.
Caro direttore, nel suo intervento pubblicato da Avvenire il 20 settembre scorso, il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni indica, come cornice per il buon funzionamento dell’economia e dell’attività delle imprese, l’esigenza di interventi riformatori sui capitoli della giustizia civile, degli investimenti per infrastrutture, dell’efficienza della pubblica amministrazione. Sono tutti temi per la cui soluzione il governo Renzi è fortemente impegnato e ha presentato proposte, avviando l’iter dei relativi provvedimenti, con alcune misure inserite in decreti già approvati e altre in disegni di legge. È un approccio giusto, perché le riforme che riguardano il lavoro sono tanto più efficaci quanto più si collocano all’interno di un disegno riformatore complessivo.
Bonanni solleva, poi, questioni specifiche in relazione ai contenuti e agli obiettivi del disegno di legge delega di riforma del mercato del lavoro presentato dal governo ed attualmente all’esame del Parlamento. Su questi punti mi sento di dire che, in primo luogo, il disegno di legge va visto nella sua unitarietà: riordino e potenziamento degli ammortizzatori sociali; potenziamento e razionalizzazione delle politiche attive e dei servizi pubblici per il lavoro, con la creazione dell’agenzia nazionale; semplificazione delle procedure per l’attivazione e la gestione dei rapporti di lavoro; rafforzamento delle misure per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in particolare per favorire le pari opportunità; riordino e semplificazione delle discipline dei contratti e dei rapporti di lavoro sono tutte tematiche strettamente intrecciate tra di loro che per la prima volta vengono affrontate in una cornice riformatrice unitaria. Per questo motivo ho sostenuto e sostengo che l’attenzione deve essere rivolta all’intero pacchetto e non alle singole misure che lo compongono viste in modo slegato l’una dall’altra.
All’interno del riordino delle tipologie contrattuali è intenzione del governo verificare, come peraltro afferma la delega, la consistenza e l’utilità di ciascuna di esse, stringendo i freni per tutti i casi di uso irregolare o improprio, le cui prime vittime – ci è ben chiaro – sono i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro e a cui vogliamo dare migliori tutele e maggiore stabilità. A questo proposito, voglio ribadire che uno dei nostri obiettivi essenziali è il contrasto a ogni forma di precarietà. Un obiettivo che intendiamo perseguire con la delega, ma che abbiamo già affrontato, con il decreto lavoro, semplificando i contratti a tempo determinato che rappresentano, nei fatti, l’alternativa migliore ai contratti più precarizzanti.
Tornando al disegno di legge delega, bisogna, dunque, riordinare i contratti, ridurli se necessario, perseguendo l’obiettivo che nessun contratto risulti avvantaggiato sotto il profilo dei costi, se non il contratto a tempo indeterminato nella fase di avviamento.
Per quanto riguarda il tema, sollevato dal segretario della Cisl, del monitoraggio dell’applicazione dell’art. 18 nella versione modificata dalla legge Fornero, debbo dire che non sono attivati, presso il sistema giudiziario, strumenti di rilevazione dettagliata degli esiti delle sentenze e, di conseguenza, ci si deve affidare a stime inevitabilmente approssimative, mentre i dati sull’andamento delle conciliazioni dicono che lo strumento sembra funzionare positivamente, riducendo il ricorso al giudice. E, visto che se ne sta parlando tanto, voglio ribadire che le polemiche sulle intenzioni del governo di abolire la reintegra dei lavoratori in caso di licenziamento discriminatorio sono assolutamente infondate, anche perché lo stesso testo del ddl delega fa esplicito riferimento ai princìpi comunitari in materia.
Voglio, infine, esprimere un auspicio che mi pare possa rispondere al senso dell’intervento di Bonanni: che nei prossimi giorni il dibattito sul disegno di legge delega, che deve comunque essere approvato in tempi rapidi dal Parlamento, possa abbandonare i toni troppo accesi che abbiamo visto fiorire qua e là e possa, invece, meglio focalizzare gli obiettivi di ripresa dell’occupazione e di semplificazione dell’attività delle imprese.
Giuliano Poletti, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali