La buona scuola non ha bisogno di uomini soli al comando
La proposta del governo è debole, superficiale e sbagliata; manca la visione di scuola come comunità
Queste le riflessioni di Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, apparse su ItaliaOggi di martedì scorso, 7 aprile 2015
L'enfasi posta sul ruolo del dirigente, riassunta nella metafora del preside sindaco, è il tratto che caratterizza l'ultima versione del progetto scuola renziano. Una versione piuttosto distante da quella di partenza, adottata all'ultimo minuto e tra un rinvio e l'altro della discussione in consiglio dei ministri, in modo che non si sa se definire improvviso o improvvisato.
Certamente ha colto di sorpresa un po' tutti, lasciando a dir poco perplessi anche osservatori non certo pregiudizialmente ostili a un profilo forte di dirigenza: si veda quanto ha scritto, ad esempio, il direttore della Fondazione Agnelli, denunciando l'assenza di contrappesi all'accresciuto potere del preside.
Noi riteniamo al tempo stesso debole e sbagliata l'idea del governo, cioè che per rafforzare e valorizzare l'autonomia delle scuole basti affidare più poteri al dirigente.
Debole, perché denota un approccio superficiale, tipico di chi conosce poco la scuola, i suoi processi, le sue dinamiche, e immagina per questo che sia sufficiente un buon manager, cui affidare una gestione prevalentemente burocratico organizzativa, perché tutto possa funzionare meglio.
Sbagliata, perché trascura alcuni principi di fondo, con riscontri anche di rango costituzionale, da cui il governo della scuola dell'autonomia non può assolutamente prescindere: la libertà d'insegnamento, che insieme alla collegialità connota la professionalità dei docenti, e il legame necessario che la scuola – almeno nella visione che informa il nostro sistema fin dagli anni '70 – deve avere con la comunità sociale a cui si rivolge il suo servizio e alla quale è tenuta in definitiva a rendere conto.
Non è pensabile, ad esempio, che si possa ridimensionare ruolo e prerogative del collegio dei docenti nella progettazione dell'attività della scuola, sapendo che saranno essi stessi i protagonisti della sua realizzazione. O riservare in esclusiva al dirigente la valutazione del lavoro sotto il profilo dell'efficacia e qualità della didattica. O affidargli la gestione di procedure che investono direttamente il rapporto di lavoro del personale (scelta delle sedi, mobilità, valutazione, salario accessorio) fuori dalle legittime sedi negoziali e contrattuali.
Manca del tutto, nella proposta del governo, una visione di scuola come comunità professionale che si regge sull'interazione dei tanti soggetti a vario titolo coinvolti nella programmazione e gestione delle attività. In una scuola così intesa la leadership non si afferma nel “comandare”, ma nell'essere “guida”; mettendo al centro collaborazione, coordinamento, condivisione non esce indebolita, ma rafforzata.
Una leadership vera viene riconosciuta, non si impone per legge. Uomini soli al comando non sono ciò che serve alla scuola italiana per crescere e migliorarsi.
Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola