Ivana Barbacci

È anche una questione di stile

Sicuramente sono cambiate molte cose da quando la scuola la vivevo “dai banchi”, non immaginando ancora che l’insegnamento sarebbe stato, qualche anno dopo, il mio lavoro, né che in seguito sarei stata investita di un ruolo di rappresentanza collettiva di quel lavoro, così importante per la vita della comunità, eppure ben lontano dal riconoscimento che merita, a livello economico e sociale.
Per me scolara, “temi” e “problemi” rappresentavano allora i più canonici (e temuti) compiti in classe, nel contesto di una scuola e di una didattica in cui, forse anche per la prevalenza del cartaceo, si finiva spesso per ragionare “a righe o a quadretti”. C’era dunque chi, particolarmente incline a elaborare pensieri, dava il meglio di sé nel tema, segno di una predisposizione verso percorsi di studio umanistici, diversamente da quanto accadeva per chi, appassionato di numeri, sarebbe naturalmente approdato a facoltà di indirizzo scientifico.
Va da sé che le cose sono poi molto cambiate, in direzione di una trasversalità che risente (ma al tempo stesso li incentiva) di scambi e contaminazioni reciproche fra le varie forme di pensiero: con riflessi che investono anche l’argomento guida di questa annata dell’Agenda, dedicata alla “valutazione”.
Ma se sono partita dai miei ricordi di scolara nel momento in cui si è trattato di scegliere un titolo per la mia rubrica sul mensile, è per ragioni legate al ruolo che oggi sono chiamata a ricoprire, quella di responsabile della più grande organizzazione sindacale nel mondo della scuola in Italia. Sollecitata per questo, ogni giorno e su vari fronti, ad affrontare “temi” che sono sempre, contemporaneamente, anche “problemi”. Temi che occorre conoscere e descrivere, sviscerandoli nel modo più approfondito possibile, ma soprattutto problemi di cui occorre trovare una soluzione.
Esistono anche ben individuabili stili sindacali, al riguardo: quello che potremmo definire fondamentalmente declamatorio, tipico di chi è bravo, anzi bravissimo, nel rappresentare le questioni, sottolineandone con efficacia retorica, se non addirittura lirica, ogni risvolto, incapace tuttavia di andare oltre la loro descrizione e di misurarsi con la ricerca, quasi sempre ardua, delle soluzioni possibili.
Proprio su quest’ultimo versante, che non esclude il primo ma lo completa e gli dà senso, ho sempre cercato di caratterizzare il mio “stile” sindacale, scegliendo per questo di appartenere a un’organizzazione come la CISL Scuola. Per la quale ogni “tema” è anche sempre un “problema”: la cui soluzione è ciò che in realtà si attendono le persone che rappresentiamo.
Vale per i grandi temi, come lo è la “valutazione”, di cui ci occupiamo in particolare in quest’annata: tema grande, che diventa anche problema enorme, come dimostra il dibattito in corso sulle decisioni più recenti assunte in materia dal Legislatore.
Vale per quelli apparentemente minori, ma che tali non sono per chi ce li rappresenta ogni giorno nel contatto diretto con le nostre sedi territoriali, attendendo da noi la soluzione di un suo problema, non di vederselo descritto.
La differenza di stile cui accennavo qualche riga fa è rilevabile facilmente anche nel dibattito che si è sviluppato nei mesi scorsi sul rinnovo del CCNL, e nelle polemiche riproposte con insistenza da chi non lo ha voluto sottoscrivere. Insoddisfatto delle soluzioni che quel contratto ha invece reso disponibili: si vedano ad esempio quelle riguardanti un problema annoso, come quello dei facenti funzione di DSGA, che vede proprio in questi giorni approdare al nuovo profilo più di mille lavoratrici e lavoratori, primo passo di un percorso che proseguirà negli anni successivi. C’è chi si ferma al tema, c’è chi affronta il problema e lo risolve.
Credo di aver chiarito a sufficienza il perché del titolo scelto per la mia rubrica. Ogni mese, dunque, le mie riflessioni riguarderanno i temi di più stretta attualità sindacale, declinati nella loro dimensione problematica, che impone sempre la sfida nella ricerca delle possibili soluzioni. Ho dato questa impostazione anche alle mie ultime prese di posizione sul tormentato avvio del nuovo anno scolastico, indicando quali siano le strade da seguire per dare stabilità e continuità al lavoro e alla didattica nella nostra scuola.
Alla lettura di quelle dichiarazioni vi rimando, mentre vi auguro e mi auguro di tutto cuore un buon anno scolastico, che sarà molto impegnativo anche sul piano sindacale (nuovo contratto, ottavo congresso, rinnovo RSU, tanto per citare gli appuntamenti più importanti): avremo senz'altro modo di riparlarne.