Breve storia della pagella
Non si può parlare della storia della valutazione senza accennare anche alla pagella, lo strumento che per decenni è servito a certificare gli esiti scolastici e a darne conto alle famiglie.
In Italia, le prime pagelle risalgono alla seconda metà dell’800, ma all’epoca le scuole elementari dipendevano direttamente dai Comuni e non dallo Stato e quindi non esistevano modelli unici.
Sotto il profilo storico la pagella della scuola elementare riveste un grande interesse anche perché entrava in tutte le famiglie (non dimentichiamo che prima dell’avvento della Repubblica la percentuale di alunni che proseguivano la scuola dopo la quinta elementare era molto ridotta).
Il primo modello unico di pagella per la scuola elementare nasce nel 1926 ed è espressamente previsto dal Regio decreto legge 1615 di quell’anno.
L’articolo 1 del Decreto stabiliva che “a cominciare dall'anno scolastico 1926-27 tutti i fanciulli che intendono frequentare le pubbliche scuole elementari o presentarsi agli esami come privatisti debbono fornirsi della pagella scolastica. La pagella scolastica è annuale e serve ad attestare la frequenza, il profitto degli alunni durante l'anno scolastico e il risultato degli esami”.
Il successivo articolo 3 chiariva che “la pagella scolastica è fornita dal provveditorato generale dello Stato in tipo unico secondo il modello stabilito dal ministero della pubblica istruzione. Essa è posta in vendita al prezzo di 5 lire presso le rivendite di generi di privativa” (le “privative” altro non erano che le tabaccherie o gli esercizi autorizzati a vendere generi di monopolio).
I Patronati scolastici avevano però la possibilità di fornire gratuitamente la pagella agli alunni bisognosi o appartenenti ad alcune particolari categorie (orfani di guerra o figli di invalidi, per esempio).
Con un Regio decreto del luglio 1929 la “tassa sulla pagella” viene abolita e a partire dall’anno scolastico 1929/30 il documento viene fornito gratuitamente a tutti gli alunni.
In epoca fascista la pagella degli alunni di scuola elementare era un documento piuttosto complesso che variava a seconda della classe frequentata; inoltre la valutazione riguardava un gran numero di materie e veniva espressa con un giudizio sintetico (sufficiente, buono, lodevole, ecc.).
Per tutte le classi era previsto il giudizio di
- Religione
- Lettura ed esercizi per scritto di lingua
- Aritmetica e contabilità
- Disciplina (condotta)
- Educazione fisica
- Lavori donneschi e manuali
- Igiene e pulizia della persona
Per le classi prime, seconde e terze vi erano le “Nozioni varie” (ad un certo punto nelle pagelle degli anni Trenta compare la dicitura “Nozioni varie e cultura fascista”), mentre per seconda e terza c’era il giudizio di ortografia. In quarta e quinta elementare arriva poi la valutazione in storia, geografia e “scienze fisiche e naturali e nozioni di igiene” (un giudizio diverso per ciascuna delle tre discipline).
Anche per la storia, negli anni Trenta si ha un cambiamento significativo perché si parla di “storia e cultura fascista”. Infine in classe quinta era previsto anche il giudizio di “nozioni di diritto e di economia”.
Poi ci sono delle vere e proprie curiosità: le scuole italiane all’estero funzionano in modo pressoché autonomo ed è così che in pagelle degli anni ’40 di scuole italiane a Monaco di Baviera si trova persino la valutazione di “volontà e carattere, ginnastica e giuochi” (la stessa voce, a dire il vero, compare anche nelle pagelle delle scuole italiane di certi anni dell’“era fascista”). Se poi si considerano anche gli aspetti grafici (molto spesso le copertine delle pagelle erano illustrate con disegni in stile futurista o con il richiamo alla architettura razionalista dell’epoca) si comprende facilmente che per un lungo periodo persino gli stessi strumenti valutativi vennero usati in funzione propagandistica; ci sono esemplari di pagelle realizzate in cartoncino a 4 facciate che nella quarta pagina riportavano veri e propri “decaloghi” rivolti ai genitori con disposizioni in campo educativo ma soprattutto igienico (lavarsi le mani prima di mangiare, arieggiare le stanze o stendere al sole lenzuola e biancheria personale).
Nel 1945, proprio negli ultimi mesi di guerra, il Ministero dell’Istruzione provvede ad approvare i Programmi per la scuola elementare ai quali aveva espressamente lavorato il pedagogista statunitense Carleton Whasburne che si ispirava al pensiero di John Dewey e che era stato inviato in Italia dal Governo americano dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, come alto ufficiale delle truppe alleate.
I “programmi” diventarono legge con un decreto luogotenenziale del 24 maggio successivo, pubblicato poi nella Gazzetta Ufficiale del 21 agosto. La legge conteneva anche in allegato il modello di pagella per la scuola elementare, modello che fu utilizzato almeno fino alla entrata in vigore dei programmi successivi del 1955.
Molto più snella della pagella fascista, quella del 1945 prevedeva la valutazione (con un voto numerico e non più con un giudizio) per
- Religione
- Educazione morale, civile e fisica
- Lingua italiana
- Aritmetica e geometria
- Disegno e bella scrittura
Per altre 4 discipline, il voto (dallo 0 al 10, precisa il testo dei Programmi) era previsto solo a partire dalla classe terza:
- Lavoro
- Storia e geografia
- Scienze e igiene
- Canto
Come si può notare, non esiste invece la valutazione per la “condotta” che viene però ripristinata a partire dall’anno scolastico 1956/57 in seguito alla entrata in vigore dei “Programmi Ermini” approvati nel 1955.
Intanto nel 1946 il costo della pagella (10 lire) torna ad essere posto a carico delle famiglie anche se, come già in precedenza, i Patronati scolastici potevano fornirla gratuitamente agli alunni bisognosi.
Negli anni ’50 il costo della pagella viene portato a 25 lire fino a che, nel 1963, viene definitivamente azzerato, sia per la scuola elementare sia per la media (stava entrando allora in vigore la legge sulla scuola media unica obbligatoria) così come prevedeva l’articolo 1 della legge 1529 di quell’anno (“Il rilascio delle pagelle e dei diplomi di licenza agli alunni della scuola dell'obbligo, elementare e media, è gratuito”).
È del 1960, con il DPR 244, la definizione del modello di pagella per la scuola elementare, che indica con precisione le discipline per le quali va espresso il voto. Agli alunni di tutte le classi, dalla prima alla quinta, vanno assegnati i voti di:
- Religione
- Comportamento ed educazione morale e civile
- Educazione fisica
- Aritmetica e geometria
- Attività manuali e pratiche
Per gli alunni di prima e seconda è previsto il voto di “Lettura, scrittura ed altre attività espressive” mentre per gli alunni dalla classe terza in poi è previsto il voto di
- Lingua italiana
- Storia, geografia e scienze
- Disegno, recitazione e canto.
Tutto resta invariato fino al 1977 quando, con la legge 517, viene eliminato il voto numerico, sostituito dal “giudizio sintetico”.
Nel 1993 (ministra della pubblica istruzione Rosa Russo Iervolino) il documento di valutazione per la scuola elementare cambia completamente aspetto e non ha più nulla a che fare con la vecchia pagella e neppure con la “scheda”, relativamente “sintetica”, del 1977. All’ordinanza ministeriale 236 del 2 agosto 1993 è allegato infatti il nuovo documento, molto ampio e consistente, articolato in tre parti: profilo inziale dell’alunno, rilevazione degli apprendimenti, valutazione dei processi formativi.
Per ciascuna disciplina si prevedono diversi “indicatori” (o obiettivi di apprendimento) da valutare usando una lettera secondo questo schema:
- A: L'alunno ha conseguito la piena competenza;
- B: L'alunno ha conseguito un buon livello di competenza e si impegna per migliorarlo;
- C: L'alunno ha conseguito una competenza essenziale e si impegna per migliorarla;
- D: L'alunno ha conseguito solo una competenza parziale e il suo impegno non è costante;
- E: L'alunno deve ancora conseguire un livello adeguato di competenza e deve manifestare un più costante impegno.
Per certi aspetti ci troviamo di fronte ad un impianto simile a quello che sarà poi alla base della scheda di “valutazione descrittiva” istituita nel 2020 all’epoca della ministra Lucia Azzolina. Un dato interessante: l’ordinanza ministeriale della Russo Iervolino è del mese di agosto; abituati come siamo alla “velocità” quasi futurista degli ultimi tempi, verrebbe da pensare che l’adozione del documento di valutazione fosse prevista immediatamente, già per il settembre successivo: e invece l’articolo conclusivo del provvedimento chiariva che le disposizioni sarebbero entrate in vigore a partire dall’anno scolastico 1994/95 e che, nel frattempo, le scuole avrebbero potuto avvalersi della assistenza degli ispettori tecnici.
Pochi anni dopo, con il ministro Luigi Berlinguer, si torna ai giudizi sintetici. Di lì in avanti è storia recente e ampiamente nota.