Arduino Salatin

Una riflessione critica sul Sistema Nazionale di Valutazione

Sede Invalsi (Roma, via I. Nievo)

A poco più di dieci anni dall’introduzione nella scuola italiana del “Sistema nazionale di valutazione” (SNV), tramite il D.P.R. 80/2013, possiamo osservare che questo dispositivo – pur con diversi limiti – ha contribuito ad avvicinare il nostro sistema formativo a quello della gran parte dei paesi dell’UE. Esso, inoltre, è stato una buona occasione per un ripensamento dell’idea stessa di valutazione, nella direzione di una maggiore consapevolezza della complessità dell’atto educativo e della misurabilità dei suoi effetti, a partire dalle sue possibili funzioni (interna/esterna, formativa/sommativa, auto/etero), livelli (micro/macro) e oggetti (apprendimenti/competenze/processi/sistema).

Punti di forza e di criticità del SNV: un primo bilancio

Anche se il tempo trascorso non è molto lungo, può essere comunque opportuno tracciare un primo bilancio del SNV, data la rilevanza che esso ha via via assunto nel sistema scolastico e formativo nazionale. Realizzare e gestire un “buon” sistema nazionale di valutazione delle scuole costituisce una sfida di grande complessità con la quale si è confrontata e si confronta anche la maggior parte dei Paesi europei (cfr. Calvani, 2014).
 Un primo aspetto riguarda la tenuta del dispositivo previsto. Esso, infatti, “non ha avuto vita facile, ma ha fortunatamente resistito negli anni scorsi agli attacchi che gli sono stati portati da varie parti e all’inevitabile temporaneo logoramento causato dalle conseguenze della stagione pandemica” (Chiosso, 2023). In particolare, il sistema rende disponibile una enorme quantità di dati che – se ben utilizzati ed interpretati – forniscono alle scuole e ai docenti grandi opportunità di analisi, confronto e scambio, nonché uno stimolo all’innovazione continua. Naturalmente resta ancora l’avversione, o quantomeno lo scetticismo, di una parte non trascurabile di insegnanti, contraria non solo alle prove Invalsi, “ma all’idea stessa che la vita scolastica (e implicitamente la docenza) sia soggetta a una valutazione a 360 gradi” (Chiosso, 2023). In ogni caso, si è osservato un processo di estesa adozione dei vari strumenti previsti (RAV, Piano di miglioramento, valutazione esterna, rendicontazione sociale, prove Invalsi), unitamente ad una loro progressiva digitalizzazione. Proprio tale estensione capillare nelle scuole ha, tuttavia, indotto in non pochi casi un utilizzo piuttosto formalistico del dispositivo, senza una corrispondente maturazione di una nuova cultura della valutazione (Palumbo, Pandolfini, 2016; Viganò, 2023).
Un secondo aspetto riguarda la solidità scientifica del modello di riferimento. Su questo aspetto, alcuni studiosi hanno sostenuto che la cornice teorica, in particolare quella del RAV, non può essere considerata “esaustiva e coerente” e che essa “non promuove una cultura critica della valutazione” (Marcuccio, 2023). Al di là delle varie opinioni e degli aspetti analitici emersi nel dibattito, una questione non trascurabile da segnalare riguarda la natura della scuola come organizzazione aziendale e/o come comunità (Baldacci, 2014), Ne va, infatti, dell’applicabilità di determinate categorie valutative agli istituti di istruzione e ai loro processi. È indubbio, ad esempio, che la narrazione basata sugli attuali strumenti del SNV non valorizza appieno la dimensione comunitaria della scuola, che riteniamo invece decisiva per la sua efficacia educativa (Sergiovanni, 2000). La rivisitazione della cornice teorica che sta alla base del SNV in tale direzione dovrebbe dunque portare a riscoprire il ruolo determinante degli attori sociali, a partire dal personale della scuola, dalle famiglie e dagli studenti (Marcuccio, 2023). Per contro, altri studiosi (ad esempio, Chiosso 2023) hanno esplicitato i passi in avanti riconducibili al SNV; tra questi, ad esempio: il bilanciamento tra autonomia delle singole scuole e valutazione dell’efficacia complessiva del sistema scolastico nazionale, nonché l’introduzione della categoria del “miglioramento continuo”.
Un ulteriore aspetto emerso riguarda la funzione “certificativa” della valutazione. Come nota infatti Roberta Viganò, alla scuola è sempre più richiesto di preparare soggetti competenti capaci (anche) di inserirsi senza difficoltà nel mondo socio-professionale. Proprio per questo, oggi si tende ad indirizzarsi sempre più ai partners esterni alla scuola (Viganò, 2023). È piuttosto intuibile tuttavia, la connotazione piuttosto controversa di tale funzione; da un lato infatti essa si pone al confine tra valutazione di sistema e valutazione delle persone, dall’altro essa si è sovrapposta o intrecciata con l’attuale dibattito sul “merito”. Naturalmente “non ci può essere l’aspirazione a fare del merito il baricentro ideal-politico della scuola, se non c’è una equivalente spinta verso una scuola capace di fare i conti con sé stessa e, dunque, capace di confrontarsi con la realtà, con le famiglie, con il disagio e la povertà culturale” (Chiosso, 2023).

Prospettive di evoluzione

L’adozione del SNV ha avuto tra i suoi effetti positivi la crescita della consapevolezza delle centralità della natura formativa della valutazione. In particolare, esso ha evidenziato la necessità di fornire alle scuole dei feedback tempestivi, concretamente spendibili per un miglioramento constatabile dagli stessi soggetti interessati, “senza il quale la valutazione continuerà a rappresentare un’operazione percepita come estranea e invasiva della sfera personale dell’insegnante” (Calvani, 2014). Pertanto, per superare la diffidenza verso la valutazione, è necessario riuscire a dimostrare in modo convincente che essa serve davvero, riuscendo a dare informazioni chiare e attendibili, in grado di far capire la situazione in cui si trova il gruppo classe, i traguardi a cui puntare e le azioni per conseguirli. Inoltre, il feedback e il coinvolgimento delle scuole appaiono decisivi per rendere l’agire valutativo utile al miglioramento continuo (del servizio scolastico e degli apprendimenti) in una chiave inclusiva. Va riconosciuto che negli ultimi anni l’Invalsi si è mossa con forza in questa direzione, tanto che i primi frutti di quest’azione, condotta anche sul piano comunicativo, appaiono innegabili.

Riferimenti Bibliografici

Baldacci M., Per un’idea di scuola. Istruzione, lavoro e democrazia, F. Angeli, Milano, 2014
Calvani A., Criticità e potenzialità nella costruzione di un sistema nazionale di valutazione, in “Form@re”, n. 4, 2014, pp. 20-33
Chiosso G., 10 anni di Valutazione: la sfida del merito a pregiudizi e ideologia, in “Il sussidiario.it”, 12.5.2023
Marcuccio M., Il dispositivo italiano di valutazione degli istituti scolastici: un’analisi critica della cornice teorica di riferimento, “Giornale Italiano della Ricerca Educativa”, 21(1), 2023, pp. 72-80
Palumbo M., Pandolfini V., Effetti perversi della valutazione ed equità sociale: riflessioni sul sistema nazionale di valutazione, in “Studi di sociologia”, 3 (2016), pp. 263-278
Sergiovanni T.J., Costruire comunità nelle scuole, LAS, Roma, 2000
Viganò R., Valutazione e qualità della formazione. Quale punto di arrivo?, “Giornale Italiano della ricerca educativa”, 30, (2023), pp.32-41.