"Il web è vecchio come l'Agorà". A proposito di consultazioni...

18.11.2014 10:12
Categoria: Buona scuola

Dal sito della Cisl Scuola del Lazio una nota di riflessione e commento alla consultazione on-line sul rapporto "Buona Scuola" conclusasi il 15 novembre scorso, in cui si evidenziano singolari analogie tra modalità che in epoche fra loro lontanissime ma con identico risultato nascondono dietro le apparenze di una "democrazia diretta" modelli élitari di partecipazione e di governo.

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Alla fine della fiera, le risposte al questionario La Buona Scuola, proposto in pompa magna dal governo, sono state 100.000. Questo è il dato che, nella sua elementarità, non può essere oscurato dal mistificatorio accostamento all’altra cifra che viene diffusa dal governo, ossia il milione di accessi che si è registrato sul sito labuonascuola.gov.it. Cifra, questa seconda, che indica semplicemente che quei centomila, e qualcun altro assieme a loro, sono tornati più volte sul sito.
Centomila risposte rispetto a 24/25 milioni tra studenti, genitori e operatori e, potenzialmente, rispetto all'intero universo statistico degli italiani, tutti chiamati ad esprimere la propria opinione, sono ben poca cosa.
Il risultato fa il paio con la consultazione sul Pubblico Impiego, alla quale hanno a suo tempo risposto, a quanto si legge sul sito della Funzione Pubblica, 39.343 email, a fronte di circa tre milioni di pubblici dipendenti e a fronte, anche qui, dell’intera popolazione italiana, tutta invitata ad esprimere la propria opinione.
Un flop, anzi due, che confermano la sensazione di inadeguatezza e insufficienza che si prova inevitabilmente anche di fronte a certe consultazioni on line con le quali alcune forze politiche italiane di recente formazione scelgono i propri rappresentanti nelle istituzioni dello Stato, spesso con poche decine di suffragi.
Ignavia degli italiani, atavicamente interessati solo al proprio “particulare" e incapaci, perciò, di adattarsi alla democrazia telematica del nuovo millennio?
Forse la risposta è in piccolo testo, un classico del pensiero politico moderno, dal titolo “
Discorso sulla libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni”, di Benjamin Constant, che è il contenuto di una conferenza tenuta dall’autore nel 1819. Gli antichi, spiega Constant, vivevano nella dimensione della città – stato, riservando i diritti politici a ristrette cerchie di cittadini, i quali esercitavano la propria libertà politica nella piazza (l’agorà dei greci) decidendo a maggioranza sulle questioni più vitali: la pace, la guerra, i conti dello Stato, le pubbliche accuse.
A fronte di questa sovranità collettiva stava “
l’assoggettamento completo dell’individuo all'autorità dell’insieme”. Il singolo era quindi sovrano negli affari pubblici, mentre era schiavo in tutti i rapporti privati. Non per caso, molti uomini illustri dell’antichità furono esiliati dalla propria patria mediante l’ostracismo.
La libertà dei moderni, spiega ancora Constant, è esattamente l’opposto: la libertà individuale è un bene supremo, garantito dalle norme costituzionali, mentre la quota di sovranità detenuta da ciascun individuo è frammentata in un diritto di voto sempre più largo. La libertà degli antichi, in cui l’individuo era asservito alla collettività, si fondava sulla democrazia diretta, mentre quella dei moderni, in cui l’individuo gode di diritti inalienabili, si fonda sulla democrazia rappresentativa. Il novecento ha avuto modo di sperimentare nuovamente la validità della riflessione di Constant, assistendo alla degenerazione dittatoriale degli esperimenti di democrazia diretta del bolscevismo.
Neanche l’agorà virtuale creata da internet può riportare le lancette della storia a quella presunta “età dell’oro” della vita politica, in cui i cittadini decidevano collettivamente in piazza. E ciò per la semplice ragione che la complessità della vita politica contemporanea induce i cittadini stessi ad avvalersi della mediazione dei cosiddetti corpi intermedi, ossia le associazioni partitiche, sindacali, professionali e di status alle quali aderiscono per le più svariate motivazioni.
Chi intende riportarci alla democrazia diretta, saltando a piè pari la mediazione sociale, lo fa, spesso, nella convinzione di riuscire a manipolare a proprio vantaggio gli strumenti di espressione della volontà popolare. Ma la gente è più saggia di quanto pensino costoro e si tiene istintivamente lontana dalle trappole. Resta ora da capire se, con la partecipazione alla consultazione ferma nei limiti evidenziati e con un presumibile alto tasso di risposte negative, il governo intenda proseguire comunque sulla strada intrapresa, senza aprire il confronto con le realtà associative che nella Scuola hanno le proprie radici.