Oltre la crisi mondiale - Prepariamo il futuro dell'Europa attraverso investimenti pubblici sull'istruzione

24.11.2009 16:37
Categoria: Libertà sindacali

L'Internazionale dell'Educazione (EI-IE) - che rappresenta circa 30 milioni di insegnanti e lavoratori del settore educativo dalla scuola dell'infanzia all'università, facenti capo a 401 organizzazioni operanti in 172 paesi e territori - e il Comitato Sindacale Europeo dell'Educazione (CSEE-ETUCE, sigla, in francese ed in inglese, che riunisce le principali organizzazioni di categoria del vecchio continente) hanno aperto ieri, 23 novembre, a Varsavia l'Assemblea Generale dei Sindacati Europei. La CISL Scuola è presente con una sua delegazione.

Più di 300 docenti e lavoratori del settore dell'educazione provenienti da 46 paesi si sono dati appuntamento nella capitale polacca per discutere le strategie che permettano di affrontare la crisi e gli altri problemi cruciali con i quali deve confrontarsi il settore dell'educazione, dalla scuola dell'infanzia all'Università e alla ricerca.

Ronnie Smith, Presidente della Regione Europea dell'Internazionale dell'Educazione, nel suo discorso:

  • ha sottolineato che investire nell'insegnamento pubblico di qualità e nella formazione di docenti altamente qualificati si rivela efficace non solo per la ripresa economica a breve termine,  ma anche per lo sviluppo e la stabilità a lungo termine;
  • ha deplorato la riduzione drastica nei finanziamenti dell'educazione che sono stati imposti in alcuni paesi dalla Banca Europea, dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale, evidenziando la doverosa considerazione del "costo umano" generato e "da pagare" a causa di tali riduzioni;
  • ha rimarcato che il messaggio inviato ai governi europei si sintetizza nell'imperativa e necessaria assunzione delle loro responsabilità per garantire il diritto all'istruzione per tutti;
  • ha manifestato la forte motivazione - come insegnanti - ad intervenire affinché una generazione intera di giovani non sia sacrificata dagli effetti della crisi della quale, oltretutto, non hanno alcuna responsabilità.