L'Educazione degli Adulti nella legge finanziaria e nelle esperienze territoriali

18.01.2007 16:50

La circolare sulle iscrizioni (C.M. n. 74 del 21.12.2006) per il prossimo anno scolastico dedica, in uno specifico paragrafo, un'apprezzata attenzione all'Educazione degli Adulti non soltanto riproponendo il criterio generale di flessibilità in ordine alle scadenze, ma distinguendo anche l'organizzazione dell'attività curricolare finalizzata al conseguimento del titolo di studio dall'attività modulare dei corsi brevi, più liberi rispetto alle esigenze della programmazione e della gestione delle operazioni propedeutiche all'avvio regolare dell'anno scolastico.

La scadenza del 31 maggio rimane per gli "adulti" un termine di carattere ordinatorio, potendo essere accolte richieste motivate di iscrizione anche nella fase iniziale dell'a.s. 2007/08.

La circolare riporta, inoltre, alcuni riferimenti più squisitamente politici che richiamano, in sintesi, le disposizioni in materia di Educazione degli Adulti previste dalla nuova legge finanziaria e dà risalto al principio del diritto-dovere all'istruzione definito dal decreto 76/05.

Si tratta di richiami importanti per le novità e gli impegni che comportano: vogliamo pensare (come CISL Scuola) nella direzione di una strategia di investimento politico sull'offerta formativa e sui destini formativi della popolazione.

La riorganizzazione in un'ottica di rete degli attuali Centri Territoriali Permanenti che diventerebbero "Centri provinciali per l'istruzione degli adulti" dotati di autonomia amministrativa, organizzativa e didattica, sembra prefigurare un'evoluzione strutturale, ma allo stesso tempo contenere vincoli dettati da esigenze finanziarie, tanto più che se ne occupa una legge di bilancio, strumento di per sé funzionale ad obiettivi contabili.

La CISL Scuola si chiede, pertanto, se la prospettiva sia più sviluppo o più razionalizzazione per una riduzione della spesa.

La CISL Scuola ha sempre rivendicato due condizioni fondamentali:

  • l'istituzionalizzazione, tramite lo strumento di una legge quadro, della funzione strategica dell'educazione e formazione in età adulta, superando la precarietà che ancora caratterizza tanta parte dell'attività;
  • l'attenzione ad esperienze significative che, nel corso degli anni, hanno contribuito ad innovare profondamente il modello tradizionale di questa tipologia di offerta, sino a prefigurare modelli avanzati di organizzazione e di gestione a livello territoriale.

Serve, oggi, una certezza istituzionale che renda esigibile il diritto individuale all'educazione permanente, serve il supporto legislativo per ricondurre a sistema un'attività sviluppatasi sostanzialmente per via amministrativa con esiti diversi legati al contesto locale, uno strumento funzionale alla realizzazione di un assetto capace di coniugare le indispensabili garanzie da parte dello Stato di un diritto riconosciuto a tutti e processi di qualità a livello territoriale nell'intreccio di competenze e risorse proprie di Regioni, Autonomie locali, Autonomia scolastica.

Se lo strumento deve essere la legge finanziaria, come pare, sia la sua attuazione il più possibile coerente con bisogni, obiettivi, attese.

Non vorremmo che si fosse scelta la strada del "rito abbreviato", alternativa agli approfondimenti che la complessità della questione richiede per una prospettiva di solida riorganizzazione cui tendono elaborazioni di anni, diventate patrimonio di vissuti culturali, didattici, professionali.

Innovazione e norme

Nel merito, la nuova fisionomia di Centri Provinciali - articolati in reti territoriali - apre non pochi interrogativi sul nuovo modello organizzativo. Innanzitutto sull'ambito di riferimento: la territorializzazione è stata la chance dello sviluppo dell'Educazione per gli Adulti e rimane, per la CISL Scuola, una scelta da riconfermare, sostenuta, per altro, proprio dal più recente aggiornamento (novembre 2006) dell'agenda di Lisbona che, nella Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee "Educazione degli adulti: non è mai troppo tardi per apprendere", rilancia l'iniziativa, invitando a mettere in atto forme e strumenti per superare gli ostacoli alla partecipazione.

Il Centro Territoriale ha nel tempo consolidato la sua configurazione di luogo di progetto e di servizio , aprendo spazi di flessibilità anche con un uso intelligente della norma, interloquendo con i soggetti istituzionali, culturali e sociali interessati, progredendo nell'organizzazione di un'offerta formativa aperta all'articolazione della domanda sociale nella direzione dell'integrazione tra istruzione, formazione, lavoro.

La sfida, oggi, si gioca proprio sull'integrazione e sulla pluralità delle opportunità che il sistema nel suo complesso deve essere in grado di offrire in presenza di una forte diversificazione di bisogni ed interessi.

Rispetto a ciò assume particolare rilevanza la seconda novità della legge finanziaria laddove prevede l'attribuzione dell'autonomia amministrativa, organizzativa, didattica per i Centri Territoriali.

E' un'esigenza che viene da lontano, come condizione che può consentire una gestione più aderente alla specificità della domanda di formazione attraverso l'assunzione piena delle responsabilità di progettazione e di impiego delle risorse.

Questa scelta politico-programmatica comporta conseguenze importanti sul piano dello sviluppo dell'autonomia, del rapporto con le istituzioni scolastiche e formative, della funzione dirigenziale.

Tutte questioni che i provvedimenti attuativi dovranno affrontare in un'ottica sistemica, oltre la parzialità dell'approccio, per consentire ai Centri Territoriali di esercitare al meglio responsabilità e compiti nel quadro di un'autonomia arricchita, evitando ogni rischio di derive autonomistiche.

Deve rimanere, infatti, all'azione dello Stato la garanzia per tutti del diritto all'istruzione come condizione indispensabile per l'esercizio sostanziale della cittadinanza., una cittadinanza attiva e consapevole. E, oggi, l'obiettivo minimo è diventato il conseguimento di un titolo di studio all'interno del macro obiettivo dell'apprendimento "lungo tutto l'arco della vita".

La terza questione da evidenziare è relativa alle risorse: in questo caso intendiamo le risorse professionali.

La legge prevede un "... organico distinto da quello degli ordinari percorsi scolastici ... nei limiti del numero delle autonomie scolastiche istituite in ciascuna regione e delle attuali disponibilità complessive di organico."

Due interrogativi: Istituzioni scolastiche e Centri Territoriali si devono compensare? Come si concilia l'obiettivo dichiarato dello sviluppo quantitativo e qualitativo dei livelli d'istruzione della popolazione adulta, anche immigrata, con il vincolo delle attuali disponibilità di organico?

Se l'investimento strategico corrisponde a reali convincimenti politici non può non tener conto delle condizioni di fattibilità ed, in primo luogo, delle risorse.

Né è pensabile una prospettiva di competizione tra segmenti del sistema, tra il diritto di chi entra per la prima volta nella scuola ed il diritto di chi chiede di rientrarci, da adulto, con nuovi bisogni.

Anche sui corsi serali che la legge finanziaria assimila impropriamente ai Centri Territoriali è d'obbligo qualche considerazione.

Se, infatti, c'è contiguità per la tipologia di utenza coinvolta, non altrettanto è per gli assetti, trattandosi nel caso dei serali di percorsi curricolari/ordinamentali propri della scuola superiore, particolarmente istruzione tecnica e professionale, per cui ogni diversa organizzazione non può prescindere dal ridisegno complessivo del secondo ciclo.

Non ultimo, il principio costituzionale dell'autonomia di ogni istituzione scolastica, sotteso alla stessa organizzazione in rete che può muovere soltanto dalla libera scelta delle singole istituzioni.

Ciò non toglie che i corsi serali, proprio per le caratteristiche dell'utenza che deve conciliare quasi sempre studio e lavoro, necessitano di evolvere verso modelli caratterizzati da nuove modularità e maggiori flessibilità, modelli che possano corrispondere ad una strategia integrata di formazione continua attenta all'articolazione dell'offerta e delle opportunità come condizioni competitive per la qualità dello sviluppo e la convivenza democratica.

Su questi problemi ed interrogativi ci attendiamo un'iniziativa forte da parte del Governo e del Ministro, a partire dall'investimento di significative risorse finanziarie.

Come CISL Scuola abbiamo già chiesto un "tavolo di confronto" sul complesso dell'attuazione della finanziaria ed in particolare intendiamo svolgere un ruolo attivo su queste tematiche di grande respiro confederale, senza distrazioni sulle ricadute inerenti il personale e l'organizzazione del lavoro.

Innovazione ed esperienze

La CISL Scuola  ritiene che le esperienze possano e debbano rappresentare un forte contributo alla realizzazione di qualsiasi innovazione o riforma.

Sono, infatti, un patrimonio di cultura e di professionalità, di pratiche didattiche e soluzioni organizzative che costituisce non soltanto una base di analisi e verifica , ma anche uno strumento per orientare la direzione di marcia del cambiamento.

Nello specifico dell'Educazione degli Adulti le esperienze hanno anticipato, spesso, la norma attraverso pratiche sperimentali che hanno modificato contenuti e modello dell'offerta di formazione in relazione al target ed alla sua evoluzione.

Ai livelli territoriali, inoltre, si è venuta sviluppando, con soluzioni diverse in relazione al contesto, un'attività progettuale che ha coinvolto soggetti istituzionali e sociali, pubblici e privati.

Questa evoluzione culturale, didattica ed organizzativa ha mostrato nuove potenzialità in un interessante convegno svoltosi a Torino proprio sul "rientro in formazione di studenti-lavoratori adulti", promosso da CGIL-CISL-UIL Scuola Piemonte, che ha visto la presenza di tutti i soggetti istituzionali interessati, dal Ministero alla Regione alla Provincia all'Amministrazione scolastica.

Una grande partecipazione, un altrettanto grande consenso rispetto ad un progetto che ha come vocazione il rientro in formazione di popolazione adulta al fine di raggiungere, attraverso nuove flessibilità e modularità, un titolo di studio di secondo grado congiuntamente ad una qualifica professionale regionale.

Il progetto (POLIS) su cui si è discusso svolge un ruolo di snodo tra la scuola dell'obbligo, la scuola superiore e la formazione professionale, venendo a rappresentare l'evoluzione delle storiche "150 ore" su competenze più elevate; non solo, ma sta dimostrando di saper sollecitare la domanda di formazione che, pur essendo un bisogno reale, rimaneva inespressa.

La riprova sta nell'aumento delle richieste di iscrizione che ormai in molte situazioni supera le pur ottimistiche previsioni fatte in fase di programmazione dell'offerta.

Si tratta, in particolare, di modelli che offrono ad un'utenza differenziata nei bisogni, nei livelli di competenza e nella stessa disponibilità di tempo, un'organizzazione modulare molto flessibile sia nella struttura che nei contenuti tale da accompagnare la persona al raggiungimento dell'obiettivo finale del reinserimento nei curricoli scolastici sino all'ammissione all'esame di stato e nella formazione professionale sino al conseguimento di una qualifica.

Questa esperienza che si sta affermando come modello innovativo sul territorio nella direzione dell'integrazione di sistema è un esempio di contenuto e di metodo: una sfida nella direzione tanto invocata dalla Comunità Europea, l'attenzione a bisogni reali, la chiarezza dell'obiettivo su cui far convergere tutte le risorse disponibili di un modello di gestione sicuramente complesso, ma che ha trovato nella convinzione del sindacato confederale, nelle sensibilità istituzionali e nel comune impegno l'ossigeno per la sua attuazione.

La CISL Scuola crede che si riproponga in questa fase di trasformazione faticosa degli assetti del sistema tutta la valenza della pratica sperimentale a sostegno di un disegno di rinnovamento, che può trovare proprio nella processualità un forte connotato riformatore, coniugando linee di strategia con esperienze didattiche, professionalità, disponibilità.

Rimane ovviamente tutta l'esigenza dell'investimento politico-istituzionale.