14.03.2020 - Al centro del significato

14.03.2020 12:20
Categoria: SEF PLUS 2020

Una riflessione di Francesco Saitta, docente all'IIS Le Filandiere di San Vito al Tagliamento (PN). Ciò che l'emergenza può insegnare.

L’emergenza ci spinge al centro del significato del fare scuola.
Al liceo, o forse anche nelle altre scuole ma io conosco bene solo la mia realtà, siamo quasi ossessionati (e io mi ci metto in primis) dalla valutazione, o meglio dal prendere i voti di cui abbiamo bisogno. Come se la valutazione fosse un bisogno dei docenti e non un percorso di consapevolezza per le ragazze e i ragazzi.
E così anche in questa emergenza, nell’attivazione della didattica a distanza, una delle domande principali che emerge dai docenti è relativa alle tecniche di valutazione e la loro efficacia nel contesto tecnologico che stiamo vivendo: le interrogazioni in videochiamata, le consegne asincrone, i test, …
Quando mi collego con le mie alunne e i miei alunni però percepisco stati d’animo e richieste che mi fanno riflettere sulla missione educativa che abbiamo in generale, e in particolare in questa situazione. Vedo ragazze e ragazzi che riconoscono nell’attività che proponiamo gesti di normalità di cui hanno bisogno in questi tempi, sembra che stiano maturando la consapevolezza, che spesso lamentiamo assente, del ruolo che la scuola e la cultura possono avere nelle loro vite.
No, io non vedo solo ragazze e ragazzi che pensano di essere in vacanza, vedo persone che hanno capito la fortuna di vivere in un luogo e in un periodo storico in cui la scuola è per tutti, anche quando siamo costretti a rimanere chiusi in casa!
E dunque mi chiedo se la mia preoccupazione debba essere la valutazione, o il recupero della lacuna del primo quadrimestre che ancora non ho verificato. E la risposta è no, non deve esserlo. La mia preoccupazione deve essere quella di scegliere le modalità e gli strumenti migliori per raggiungere tutte e tutti e veicolare i contenuti che faranno di queste ragazze e questi ragazzi degli adulti competenti. La competenza di questi giovani sarà la chiave per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità di questo secolo, per prevenire situazioni come quella che stiamo attualmente vivendo, per realizzare davvero l’Europa unita, per garantire a loro e ai loro figli un avvenire migliore.
Ed è davanti a queste domande che mi pongo la questione della lezione in diretta streaming o la lezione videoregistrata, la consegna di un lavoro da fare in un paio di giorni o l’esercitazione davanti a un test a risposta multipla o aperta. Il senso vero di questa situazione non è far partire finalmente una scuola 4.0, non necessariamente. Abbiamo una moltitudine di strumenti in mano, molti più delle generazioni che ci hanno preceduto, ma questo non fa di noi una generazione più evoluta: la capacità di utilizzare questi strumenti o di abbandonarli per altri migliori al fine di educare cittadini sempre più consapevoli e preparati, questo farà di noi una generazione più evoluta.
Ecco allora che non mi preoccupo del voto o della valutazione di queste settimane, o dello strumento tecnologico in sé: se sarò riuscito a coinvolgere le studentesse e gli studenti nel modo giusto avrò vinto la partita e potrò fare tutte le verifiche del caso in tutte le modalità possibili…
ma…
Vuoi vedere che questo vale sempre, anche quando questa emergenza sarà rientrata e noi nelle classi? Vuoi vedere che da questa tragedia in atto può nascere una riflessione utile a riscoprire il senso della scuola e della comunità educante?

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