Lenzuola bianche ai balconi per ricordare Giovanni

23.05.2020 12:16

L'anniversario dell'uccisione di Giovanni Falcone nel ricordo della sorella Maria, che ci dice anche come manifestare senza assembramenti la nostra memoria e il nostro impegno (La Stampa, 23 maggio 2020)

Ci sono eventi che fanno la storia di un Paese, che diventano memoria collettiva. La strage di Capaci è uno di questi. Chi allora c’era ricorda perfettamente cosa faceva quel giorno e chi non era ancora nato ne ha letto o ne ha sentito parlare. La morte di mio fratello Giovanni, di Francesca Morvillo, di Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani è uno di quei fatti che segnano un prima e un dopo. Per i familiari delle vittime, travolti da un dolore privato, e per un’intera nazione che venne annichilita e che però seppe rialzarsi.

Il 23 maggio è diventato il giorno in cui si ricordano e si commemorano non solo coloro che quel giorno persero la vita a Capaci, ma tutti gli uomini e le donne che negli anni sono caduti nella lotta contro la mafia, cancro che uccide la libertà e la dignità. Un’occasione per rendere omaggio a quanti hanno avuto il coraggio di sfidare e combattere Cosa nostra: magistrati, carabinieri, poliziotti, politici, sindacalisti, imprenditori, giornalisti, sacerdoti. Un elenco lungo, troppo lungo, che sarebbe bene rileggere spesso perché nessuno di loro cada nell’oblio.

L’esercizio della memoria non è retorica, le commemorazioni non sono inutili passerelle, ricordare significa fare tesoro del passato per un presente e un futuro più giusti. Dopo la morte di Giovanni, insieme a chi gli è stato davvero amico, prendemmo un impegno: raccogliere l’eredità sua, di Paolo Borsellino e dei tanti magistrati coraggiosi vissuti in un’epoca in cui c’era chi sosteneva che la mafia fosse un’invenzione dei giornali. Da allora sono passati 28 lunghissimi anni, al nostro fianco abbiamo avuto e abbiamo il ministero dell’Istruzione e centinaia di insegnanti e ragazzi che hanno creduto in un progetto che sembrava irrealizzabile. Perpetuare la memoria di chi, per spirito di servizio, per il bene collettivo, senza farsi intimidire, aveva fatto il proprio dovere. Un esercito di eroi loro malgrado. Proprio come i tanti italiani che nell'attuale drammatica fase del nostro Paese sono rimasti al loro posto: infermieri, medici, cassieri, rider, forze dell’ordine, gente comune che non ha avuto paura.

Giovanni il 18 maggio avrebbe compiuto 81 anni. Spesso ci siamo chiesti come sarebbe ora, di certo so che di questi italiani sarebbe orgoglioso. E questo 23 maggio lo vogliamo dedicare a loro e al “coraggio di ogni giorno”.

Ovviamente, abbiamo dovuto rinunciare a riunirci nell’aula bunker dove si tenne il maxiprocesso, ai cortei e alla Nave della Legalità che da anni porta a Palermo migliaia di ragazzi pieni di vita. Una rinuncia dolorosa perché quei giovani, capaci di trasformare una ricorrenza luttuosa in un giorno di festa, sono il vero miracolo realizzato da Giovanni. Un uomo che resta un esempio, una guida anche per chi nel ’92 non era neppure nato.

Questo 23 maggio non ci abbracceremo, non saremo in strada, ma grazie ai social (piacerebbe molto a Giovanni che amava tutte le novità) abbiamo organizzato un flash mob, invitando gli italiani a esporre un lenzuolo bianco al balcone, come fu nel ’92, quando i siciliani onesti, dopo le stragi, rialzarono la testa. Alle 18 ci ritroveremo tutti al balcone per riconfermare che siamo vicini, pur se a distanza, nel nome e negli ideali che unirono mio fratello, Borsellino e tutte le vittime della mafia. E per rendere onore ai nostri concittadini che lottano per noi al tempo del Covid. Persone “normali” che hanno resistito e resistono semplicemente perché pensano sia il loro dovere.