Furlan: il tema del lavoro e dei giovani al centro del dibattito congressuale CISL. Intervista a Famiglia Cristiana.

05.01.2017 18:51

"La disoccupazione giovanile in Italia è a livelli inaccettabili. Proprio a questo tema sarà dedicato il Congresso nazionale della Cisl il cui iter partirà a febbraio con le assise di base per concludersi a Roma alla fine di giugno". A sottolinearlo è la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, in un’intervista al settimanale Famiglia Cristiana domani in edicola . "Se aggiungiamo i due milioni di giovani che non lavorano e non studiano e pensiamo che un quinto dei ragazzi italiani non finisce il percorso scolastico si capisce tutta l’urgenza della questione, che va posta come priorità assoluta del Paese”' prosegue Annamaria Furlan nell'intervista. "Non è solo un problema del Governo ma anche delle parti sociali: dei sindacati, delle imprese e direi dell’intero Paese. La disoccupazione giovanile è un’emergenza nazionale. Il costo per lo Stato per formare gli italiani che sono emigrati dal 2008 al 2014 è stato di 23 miliardi di euro. Sono soldi regalati ad altre nazioni. Prendiamo i medici: nel 2009 erano poco meno di 400, nel 2014 se ne sono andati in 2.363. Una perdita enorme in termini di assistenza medica e ricerca scientifica".
La segretaria generale della Cisl torna anche sul tema dei voucher. "Abbiamo chiesto noi alcuni cambiamenti al Jobs act, a cominciare dalla proliferazione selvaggia dei voucher, utilizzati in modo assolutamente improprio. Dovevano servire per regolarizzare i lavoretti saltuari e invece hanno finito per coprire il lavoro nero in molti comparti economici. Direi che più che aboliti vanno riportati alla loro funzione originaria. Ma per debellare la disoccupazione giovanile non basta cambiare i voucher : servono soprattutto politiche attive, a cominciare dall’alternanza scuola-lavoro, l’anticamera di una carriera lavorativa, proprio come avviene in Germania. Non basta affidare a scuole e imprese l’alternanza scuola-lavoro, ci vuole una rete territoriale in grado di mettere insieme le esigenze delle une e delle altre, altrimenti la faccenda in molti casi si risolve in un computer in classe o in laboratorio con il quale fare delle simulazioni. Gli studenti devono entrare nelle imprese con incentivi seri, cominciare a guadagnare qualche soldo, come avviene per i tirocini e l’apprendistato. Ma serve un piano globale di investimenti dedicato ai giovani. Purtroppo la politica italiana è giovanilista solo a parole. Trovo insopportabile che sul tema ci sia molta speculazione e poca voglia di agire. A cominciare dalle pensioni. Rendere gratuiti i ricongiungimenti, vista la precarietà dei giovani che saltano da un’azienda all’altra, soprattutto all’inizio della loro carriera, è stato molto utile, ma non basta. Oltre alle politiche attive bisognerebbe ad esempio rivedere i metodi di calcolo contributivo delle pensioni previsti dalla legge Fornero . Tenendo conto che l’occupazione non aumenterà mai in maniera sostanziale se non aumentiamo la produttività del Paese. E il tema della crescita economica si lega agli investimenti, alla politica fiscale (bisogna azzerare le tasse per chi assume neolaureati) e al rilancio delle imprese, dando più peso alla contrattazione aziendale e a un confronto continuo tra le parti sociali."