giugno 2019

In questa pagina:
l'immagine del mese; il decimo mese e le sue suggestioni; la parola del mese (Sogno); invito alla lettura; note musicali; un brano di prosa e una filastrocca; rilanci e anticipazioni da "Scuola e Formazione"; giornate e ricorrenze particolari (anche per la didattica).
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L'ILLUSTRAZIONE

Il tempo delle ciliegie,
un tempo dolce.

Ritorna un po' di pace
dopo il grande risveglio
della primavera.

Si sono trovati
– come ci si trova sempre –
e ora la prole siede
con le bocche avide nei nidi.

La nuova vita
vuole essere nutrita.

 

Eva Kaiser

Il decimo mese

di Leonarda Tola

Solstizio d'estate

I fuochi di San Giovanni nell’isola dei nuraghi

Prossima al solstizio d’estate è la notte magica del 23 giugno vigilia della festa di San Giovanni Battista, il 24 del mese, giorno di nascita del precursore stabilito sei mesi prima di Natale secondo il Vangelo di Luca. Corrispondenze cosmiche e simmetrie arcane per la ricorrenza di S. Giovanni che accentra una molteplicità di tradizioni e riti diffusi nel mondo cristiano che, innestandosi nel sostrato culturale romano, si alimenta della profondità millenaria delle civiltà del Mediterraneo.

Il culto di San Giovanni ha l’epicentro nel fuoco fatto della stessa sostanza del sole: l’astro celeste, nel suo giorno più lungo, dal culmine solstiziale si appresta a discendere lungo il semestre che va verso il giorno più corto che coincide con il solstizio d’inverno. Sono le due porte che nell’Itaca di Ulisse immettono nell’antro “opaco e sacro” dove le Najadi ai telai “tessono purpurei drappi”: una porta guarda a nord, Aquilone o Borea, per la quale discendono i mortali, l’altra, divina, guarda Noto; vietata agli uomini, “ella è la via dei Numi” (Odissea, XIII, 131-136). Porta che apre alla venuta del Messia è anche il Precursore che, mandato avanti a Lui deve “diminuire” per lasciare che cresca il nuovo sole che è Cristo in Giovanni 3,30: “Illum oportet crescere, me autem minui” (cfr. Alfredo Cattabiani, Calendario, Mondadori Editore).

Tra le antiche civiltà un posto singolare spetta alla Sardegna che custodisce un patrimonio leggendario di tradizioni che fino ad ora (non per tutto e non si sa per quanto), ha trovato nella “Isolitudine” (come nell’ultimo libro di Massimo Onofri) la persistenza secolare di credenze, del sentimento e dell’immaginario di un popolo.

I fuochi (fogulones, fogarones…) di Santu Juanne in Sardegna, ma anche altrove, sono i falò de paza (di paglia) che illuminano ancora in molti paesi e città la notte della vigilia. In coppia, ragazzo e ragazza o giovani dello stesso sesso, saltano a croce sul fuoco di paglia e sterpi compiendo un atto di purificazione e facendo la promessa di un’alleanza per la vita nel comparatico di San Giovanni (compares de Santu Juanne): solo dopo andavano a bagnarsi e a bere dell’acqua di una fonte per tornare in silenzio tenendo l’acqua in bocca (s’abba muda-l’acqua muta). Fuoco e acqua, elementi primordiali richiamati nel rito antico del sacro sigillo dell’amicizia. Un rituale era riservato alle mamme che, tenendo in braccio il bambino che non aveva compiuto l’anno, saltavano il falò in segno di purificazione, con preghiere dedicate al santo (pregadorias) per la salute e la buona sorte (cfr. Bonaria Mazzone, I Sardi. Un popolo leggendario, Carlo Delfino Editore).

Molti dei riti di Mezza Estate (Midsummer in Shakespeare) sono incentrati sull’amore e il matrimonio, destino femminile segnato e atteso. Sotto il cielo stellato della notte di San Giovanni le ragazze da marito traevano auspici di futuro. Gettavano un garofano dalla finestra spiando il passante che lo avesse raccolto perché il suo nome (noto evidentemente a tutti nelle comunità chiuse) avrebbe indicato quello del futuro sposo; ma se un asino o un gallo si fossero impadroniti del fiore, la ragazza mai si sarebbe sposata. I pronostici turbavano i desideri e nutrivano i sogni delle ragazze anche riguardo alla condizione sociale dell’uomo da sposare. A mezzanotte della vigilia, dopo il rituale fuoco-acqua, la fanciulla bendata sceglieva fra tre bicchieri colmi, uno di farina, l’altro d’acqua, il terzo di cenere: presagio di un matrimonio rispettivamente ricco, modesto, povero. Altre volte la scelta era fra tre chicchi di fava riposti sotto il guanciale a segnare la sorte.

La fortuna, ma soprattutto il passare inesorabile del tempo condizionavano la vita delle donne: il matrimonio doveva avvenire prima che gli anni sfiorissero nel ciclo biologico che allontana dalla fertilità. Mi sposo entro l’anno? La risposta veniva dai fili d’erba che la mattina germogliano e a sera disseccano. Al tramonto del 23 le ragazze coglievano la pianta dell’asfodelo che legavano a nodo con un filo invocando San Giovanni per poi esporla agli influssi della divina notte. L’arcano si svelava la mattina: solo se un insetto si posava sulla pianta ci sarebbero state le nozze, con un capraro o un ricco allevatore a seconda che si trattasse di una formica o di uno scarafaggio. Così come la polvere essiccata dell’erba di San Giovanni (prunisedda) veniva raccolta in un sacchetto che, custodito nel corpetto dalla parte del cuore, era l’amuleto per attrarre e conquistare l’amato. Con quell’erba si preparava anche un infuso magico-curativo, sa meighina de Santu Juanne.

Poteri magici e proprietà benefiche nella sacralità della natura acquistavano la malva, il sambuco, l’iperico, la malva, l’assenzio, il rosmarino, la menta, erbe del paesaggio vegetale, per la cui unicità l’isola è conosciuta nel mondo.

Proverbi

Acqua di giugno rovina il mugnaio.

Biondo ondeggia di giugno il grano, pronto sta il contadino con falce in mano.

Giugno ventoso, porta presto il grano sull’aia.

In giugno, in bene o in male, c'è sempre un temporale.

Se piove a santa Desiderata casca l’uva e resta la grata.

Se fa freddo a san Luigino, farà caldo a san Paolino.

Per San Paolino c'è il grano e manca il vino.

La vigilia di San Giovanni, piove tutti gli anni.

Quando piove il giorno di San Vito il prodotto dell'uva va sempre fallito.

Se marzo non marzeggia, giugno non festeggia.

Per san Vito il merlo becca moglie e marito.

Di maggio ciliege per assaggio… di giugno ciliege a pugno.

San Pê u ne voeu un cun lê
(S. Pietro ne vuole uno con lui; invito a non fare bagni in mare prima di S. Pietro)

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LA PAROLA DEL MESE

SOGNO

di Gianni Gasparini

Il sogno è il tramite privilegiato tra l’oggi e il domani, il ponte etereo lanciato verso un futuro che verrà e che porterà – si spera – bellezza, pienezza e compimento.

“Che si possano realizzare i tuoi sogni” è augurio tra i più intensi che una persona possa esprimere e un’altra possa ricevere. È appena il caso di notare che i sogni dell’altro si potranno realizzare in direzioni diverse da quelle auspicate da chi formula l’augurio. Ciascuno sogna i propri sogni, ma in ogni relazione autentica il sogno proprio costeggia quello di altri, lo interseca e talvolta lo condivide: così accade per i sogni che riguardano la persona amata, i figli, gli amici più cari. I nostri sogni accompagnano con speranza e tremore lo svolgersi della vita di coloro che non hanno ancora definito la loro strada nel mondo: i figli, i nipoti, i piccoli.

Al di fuori della famiglia, per chiunque svolga una funzione educativa nella scuola o in altri ambiti formativi, credo sia fondamentale immettervi la dimensione del sogno, affinché il rapporto educativo non si riduca a doveri di ruolo o a performances da raggiungere. Danilo Dolci, indimenticabile figura di educatore, scrisse in una poesia molti anni fa che è bene sognare gli altri “come ora non sono”, perché “ciascuno cresce solo se è sognato”. La crescita avviene cioè se c’è un altro che cerca di tirar fuori da lui (educere) le sue potenzialità e virtualità, con benevolenza e rispetto della sua libertà. La parola-chiave è qui fiducia: al centro di tale sogno sta infatti la fiducia dell’educatore nell’educando. Quando essa diventa reciproca, produce il miracolo della crescita, della consapevolezza di poter fare ciò che prima non si sapeva fare o sembrava impossibile. In taluni casi la crescita comporta la vera e propria scoperta di una vocazione singolare, di un talento raro.

Accompagnare il sogno della persona da educare fa crescere nello stesso tempo colui educa, lo conduce verso mete più alte. Accade qui qualcosa di simile all’esperienza del dono: chi dà riceve e chi riceve ridonerà poi nel tempo, liberamente.

Il sogno, ad ogni modo, si presta a illustrare molteplici, fondamentali aspetti della condizione umana. Vi è anzitutto da tener presente l’accezione prima e più corrente di sogno, quella che lo considera un fenomeno tipico che si manifesta nel sonno, in certe sue fasi; vi è poi il sogno come daydreaming, o “sognare ad occhi aperti”, la rêverie su cui ha molto scritto il filosofo francese Gaston Bachelard. Un’altra accezione molto frequente di sogno è appunto quella di cui si è parlato finora: si tratta del sogno in quanto proiezione e immagine di desideri e aspirazioni profonde, pur se ardui da raggiungere. Comunque lo si voglia considerare, il sogno rappresenta una sorta di universo parallelo rispetto alla condizione della realtà concreta, quella rappresentata per ognuno dallo stato di veglia: un mondo le cui manifestazioni s’intrecciano continuamente con la vita ordinaria, con influenze e condizionamenti reciproci.

Da più di un secolo la psicoanalisi di Freud, a cui ha fatto seguito quella di Jung, ha messo in luce l’inconscio, quella parte essenziale di noi che si esprime nel sonno e nel sogno, ma sappiamo che già nelle società antiche l’attività onirica era considerata di grande importanza e veniva fatta oggetto di interpretazioni. Se prendiamo la Bibbia, l’Antico Testamento porta parecchie testimonianze di sogni che venivano interpretati in quanto profezie, divinazioni o annunci di eventi decisivi sia positivi che negativi riguardo alla vita di un individuo o di un popolo.

Nel Nuovo Testamento, la presenza di sogni è legata all’apparizione di angeli e svolge un ruolo decisivo in alcuni personaggi-chiave, in primis in Giuseppe sposo di Maria. Egli viene avvisato in sogno ripetutamente da un angelo del Signore sulle decisioni corrette da assumere (Vangelo di Matteo, 1-2): la prima e più importante riguarda il prendere in sposa Maria che prima della convivenza è già incinta per opera dello Spirito Santo. Successivamente, in altri tre sogni l’angelo indica a Giuseppe i trasferimenti da compiere per sfuggire ai pericoli che insidiano il bambino: essi si traducono nella fuga in Egitto (ampiamente presente nell’iconografia cristiana), nel ritorno dall’Egitto e nello spostamento a Nazareth in Galilea, dove Gesù trascorre la prima parte della sua vita con Giuseppe e Maria. Un altro sogno, riferito nello stesso vangelo di Matteo, è quello fatto dai Magi, i re che guidati da una stella erano giunti a Betlemme per adorare il piccolo Gesù: essi obbediscono all’avvertimento di un angelo di non passare al ritorno a Gerusalemme, dove Erode li attendeva.

Nella letteratura il tema del sogno come ambito contrapposto dialetticamente alla realtà è oggetto di un’opera classica del periodo barocco spagnolo, La vita è sogno di Calderón de la Barca. Il nodo attorno al quale si sviluppa la pièce è dato dal rapporto ambivalente e irrisolto tra la realtà e l’universo parallelo del sogno, che esso sia realistico o meno. Sigismondo, il protagonista, principe destinato al trono ma segregato in una torre dove gli viene tenuta nascosta la sua identità, vive volta per volta il sogno come esperienza onirica, sogno ad occhi aperti o illusione. Alla fine la verità trionferà e Sigismondo si renderà conto di essere veramente principe, ma questo non gli impedirà di riconoscere la sconcertante contiguità tra realtà e sogno-illusione: “Tutta la vita è sogno, / e i sogni, sogni sono”. Il sogno, alla fine, è metafora della vita; e la felicità umana, conclude il protagonista, scorre e passa come un sogno.

Il sogno è un ambito privilegiato dell’immaginazione letteraria e di quella poetica in senso stretto. In uno dei classici della letteratura giovanile, Alice nel paese delle meraviglie, la narrazione di Lewis Carroll segue con grande varietà di situazioni una serie di esperienze oniriche dove vengono alterati il tempo, lo spazio, i criteri di razionalità e l’identità stessa della protagonista: ma tali esperienze sono nello stesso tempo l’espressione della fervida immaginazione letteraria dell’autore, e quindi espressione di sogno nell’altro senso. Anche Carroll riprende, in Attraverso lo specchio, la storia che fa seguito ad Alice nel paese delle meraviglie, il tema del rapporto-sconfinamento tra sogno in senso onirico, proiezione immaginaria di desiderio e realtà, come indica la conclusione “E cos’è, se non un sogno, la vita?”.

Torniamo al sogno come espressione di aspirazioni, di desiderio intenso di una realizzazione che riguardi se stessi o altri e che si presenti difficile e incerta. Il sogno sembra riferirsi ad aspetti specifici, a singoli ambiti, ad achievements di un tipo piuttosto che di un altro: come i sogni di amore, di salute e di giovinezza, di benessere, di conoscenza, di imprese da compiere; o come i sogni di pace.

Tuttavia, a ben vedere, il sogno non può essere sezionato, non può essere – a rigore – neppure limitato da aggettivi o specificazioni. Il sogno è indefinito e indefinibile. Il suo carattere è la tensione verso l’alto, ciò che è sempre più alto e senza misura. Il suo tentativo è quello di avvicinare alle esperienze che trascendono l’umano, al senza-tempo, a quel “punto d’intersezione del senza tempo col tempo” di cui parla T.S. Eliot nei “Dry Salvages” dei Quattro quartetti.

In fondo, è il sogno il proprium del poeta, della poesia alta e pura. Chi se non il poeta potrà cercare di parlare del sogno dell’uomo? Pur consapevole dei propri limiti e balbettii, il poeta riesce talvolta a ritrasmettere al mondo il dono di parola che attraverso l’ispirazione, la musa degli antichi, gli è stato fatto. Ed è, questo, il dono di evocare l’empito incancellabile dell’uomo, di alludere con parole esatte all’oltre-umano, a quel trasumanare (per riprendere Dante) che è la meta agognata o inconsapevole di ogni viaggio nel tempo.

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INVITO ALLA LETTURA

a cura di Mario Bertin

Non restava che andar via. Ma dove?

Oprecht und Helbling, Zurigo 1933

Il poco grano che sarebbe dovuto rientrare a Fontamara, dopo il raccolto in corso, era stato accaparrato dall’impresario fin dal mese di maggio, quando era ancora verde, per centoventi lire al quintale. A noi era sembrato un’occasione da non lasciarsi sfuggire e anzi ci meravigliavamo che l’Impresario, di solito così previdente, osasse acquistare grano nel mese di maggio, quando ancora nessuno può prevedere il prezzo del mercato. Ma noi avevamo bisogno di denaro e senza pensarci tanto avevamo venduto il grano ancora verde e la stessa cosa avevano fatto i cafoni dei villaggi vicini. Durante la mietitura ci si svelò il mistero: il Governo fece una legge speciale in favore del grano nostrano e il prezzo di esso salì di colpo da centoventi a centosettanta lire al quintale. Evidentemente l’Impresario doveva aver avuto sentore della legge fin dal mese di maggio. Egli guadagnò senza fatica cinquanta lire su ogni quintale del nostro grano, prima ancora che esso fosse raccolto. Così tutto il profitto della coltivazione del nostro grano era andato all’Impresario. Tutto il profitto dell’aratura, della pulitura, della mietitura, della trebbiatura, tutto il profitto d’un anno di lavoro, di sudore, di pena, di sofferenza era andato a quel forestiero che con la terra non aveva avuto niente a che fare. I cafoni aravano, spianavano, zappavano, mietevano, trebbiavano e, quando tutto era finito, interveniva un forestiero e raccoglieva il guadagno.
Chi poteva protestare? Non si poteva nemmeno protestare. Tutto era legale. Solo la nostra protesta sarebbe stata illegale.
Da vario tempo tutti i furti contro i cafoni erano legali. Quando non bastavano le vecchie leggi venivano fatte leggi nuove.
“Qui non resto” mi ripeteva Bernardo in angustia. “Devo andar via. Ma dove?”.

Ignazio Silone, Fontamara in Silone. Romanzi e Saggi. 1927-1944, Mondadori 1998, pp. 127-128

Alla nascita, avvenuta il 1° maggio 1900 a Pescina, in provincia de L’Aquila, era Secondo Tranquilli il vero nome dello scrittore, giunto a notorietà con lo pseudonimo Ignazio Silone, in seguito adottato anche anagraficamente. Una data in qualche modo premonitrice, quella di nascita, per chi come Silone ha fatto dei temi sociali, delle ingiustizie e della miseria uno dei principali motivi ispiratori della sua opera. L’esperienza terribile, a soli 15 anni, del terremoto di Avezzano, quando già peraltro era rimasto orfano di padre, ne segna profondamente il carattere, così come l’incontro con don Orione avvenuto a Sanremo nel corso del suo peregrinare fra diversi collegi. È nel Partito Socialista, e nella sua componente di sinistra, che si compie un approdo all’impegno politico, che lo vedrà nel 1921 tra i fondatori del Partito Comunista al congresso di Livorno. Seguono dieci anni di travagliata e intensa militanza, conclusi nel 1931 con la sua espulsione dovuta al rifiuto di allinearsi alle posizioni filostaliniane di Togliatti. Da qui l’approdo alla letteratura, con la pubblicazione di Fontamara (nel 1933), da cui è tratto il brano che viene proposto, mentre bisognerà attendere il 1965 per leggere Uscita di sicurezza, testo autobiografico in cui ripercorre le tappe della sua vita fino alla rottura con l’esperienza politica nel partito comunista. È del 1968 la sua ultima opera letteraria, L’avventura di un povero cristiano. Ignazio Silone, dopo aver trascorso a Roma gli ultimi anni della sua vita, muore il 22 agosto del 1978 in una clinica di Ginevra.

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SUGGESTIONI A PROPOSITO DELL'ILLUSTRAZIONE DEL MESE

Il cardellino e le ciliegie

Cardellino: l’uccellino dal capo rosso e dal canto inconfondibile

Iniziamo con un dipinto e una leggenda.

Il dipinto è la Madonna col Bambino e San Giovannino detta anche “La Madonna del cardellino” realizzato da Raffaello Sanzio nel suo periodo fiorentino e oggi conservato nella Galleria degli Uffizi. Una composizione piramidale che rimanda a modelli leonardeschi come la Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino. È un’opera di grande delicatezza e bellezza, armoniosa e dinamica. La Madonna, distolto lo sguardo dal libro, per cui viene qualificata con l’appellativo Sedes Sapientiae, volge lo sguardo verso i fanciulli che giocano con un cardellino. Sullo sfondo un paesaggio sfumato in dissolvenza, anche questo di impronta leonardesca.
Il cardellino, col suo capo rosso rimanda alla leggenda che narra come questo uccellino si fosse messo ad estrarre le spine della corona che trafiggeva il Cristo crocifisso e che, per questo, sarebbe rimasto segnato per sempre con una macchia. La presenza di questo uccellino nel quadro prefigurerebbe dunque il futuro di passione, così come la veste rossa della Vergine. L’etimologia del nome con la sua derivazione dal latino (Carduelis) potrebbe derivare dalla pianta del cardo, dei cui semi (specialmente di quelli del cardo rosso) i cardellini sono ghiotti.
Nella mitologia greca Acalante, una delle figlie del re della Tessaglia (Pierio), fu trasformata in Cardellino dopo una sfida di canto contro le Muse; le altre sorelle invece furono mutate in gazze. È un episodio delle Metamorfosi di Ovidio.
Sia nella cultura pagana che, poi, in quella cristiana è simbolo dell’anima che vola via con la morte del corpo.

La ciliegia

La ciliegia Il nome deriva dal latino volgare ceresia e, con suono simile, è presente in tutte lingue romanze, ma anche in inglese (cherry). A sua volta il termine latino derivava dal greco kérasos collegato alla città di Cerasunte da cui, secondo Plinio il Vecchio la pianta fu importato a Roma nel 72 a.C.

Molti i significati, le leggende e i miti che si possono trovare riguardanti questo frutto e il suo albero. Nel mondo greco la pianta era sacra a Venere e i suoi frutti portavano fortuna agli innamorati. Anche in Sicilia pare si dica ancora che le dichiarazioni d’amore fatte sotto un ciliegio danno certezza di durata. Un fiore che in Giappone è un simbolo nazionale e leggenda vuole che i suoi fiori prima fossero bianchi, ma diventassero poi rosa per il sangue dei samurai caduti in battaglia e lì sepolti. In Cina rappresentano la bellezza femminile. Per il folclore inglese, invece, sognare un albero di ciliegie è presagio di sfortuna, mentre leggende sassoni raccontano che gli alberi di ciliegio ospitino le divinità che proteggono i campi. In Finlandia, infine, il colore rosso di questo frutto è il simbolo del peccato.

Molto diversa l’interpretazione che ne dà la pittura nell’età cristiana che, sempre per il colore, avvicina le ciliegie al sangue di Cristo e all’eucarestia. Interpretazione evidente in molti dipinti dell’Ultima Cena. Citiamo: il Cenacolo di Taddeo Gaddi nel refettorio dell’ex convento di Santa Croce (1340), e centoquarant’anni dopo il Ghirlandaio con l’affresco nel convento di Ognissanti, dove oltre alle ciliegie appare anche il cardellino: due simboli della passione.

Domenico Ghirlandaio, Cenacolo di Ognissanti

E poi Federico Barocci, fra cinque e seicento, con l’immagine de Il riposo durante la fuga in Egitto, tela conosciuta come la Madonna delle ciliegie proprio perché non è un palma con i suoi datteri a nutrire la sacra famiglia, ma una pianta di ciliegio.

Diverse per ispirazione ma pregevoli per il raffinato virtuosismo le nature morte della pittura nordica come la Natura morta con ciliegie di Georg Flegel del 1635.

Georg Flegel, Natura morta con ciliegie

Da segnalare infine, più vicini a noi, gli Impressionisti nelle cui opere all’Expo di Parigi del 1897 ricorrono spesso il ciliegio e i fiori del lontano Oriente.

Molte delle notizie riprese in questa nota sono tratte da un articolo di Matteo Bernardelli: La ciliegia tra devozione e passione pubblicata nella rivista AgroNotizie.

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NOTE MUSICALI

a cura di Francesco Ottonello

Franz Liszt (1811 – 1886):Le Rossignol (dalle Deux Mélodies Russes)

Nel 1842 Liszt scrisse il brano pianistico intitolato Le Rossignol, traendo ispirazione da una melodia tipica della tradizione russa. La composizione lisztiana è ripresa da una canzone del compositore russo Alexander Alexandrovich Alabieff e costituisce un dittico à la russe insieme ad un’altra trascrizione, la Chanson bohémienne, ripresa da Piotr Petrovich Boulakhov.
Le Rossignol è caratterizzato da cenni di quel tipico tratto lisztiano, il virtuosismo funambolico, che ne pervade la deliziosa quanto semplice melodia. L’impronta di Liszt sul modello originale si fa sentire in maniera abbastanza marcata cosicché il lavoro, nella nuova veste, assume una piena e autonoma dignità compositiva.
Il brano si avvia in maniera gentile e delicata, soave, con un tintinnare nel registro acuto del pianoforte. Il tintinnio si sviluppa e contamina il tessuto musicale fino ad imporsi come elemento virtuosistico, sovrapposto al tema principale.
Il tema principale dell’Usignolo, tipicamente romantico, è seguito da un secondo tema vivacissimo che, per il modo in cui viene trattato da Liszt, sembra occhieggiare alcune Rapsodie Ungheresi, con la loro componente esotica e popolareggiante.
Si ritorna quindi alla melodia lenta dell’inizio, che ora ha assunto un carattere più stabile e sonoro, ma la chiusa non può essere che una celebrazione dell’usignolo, ed ecco che la melodia fugge via svolazzando e scomparendo, pianissimo.

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LA SCUOLA C'È. LA SCUOLA È...

I volti e i luoghi delle scuole italiane animano il calendario che la CISL Scuola ha prodotto per il 2019. Per ognuno dei dodici mesi dell'anno, un breve film racconta la presenza della scuola in ogni angolo del Paese; ambienti, età, situazioni diverse compongono un caleidoscopio vivente nel quale si moltiplicano immagini che ci restituiscono la varietà e la bellezza di ciò che la scuola riesce ad essere, ogni giorno, per tutti e dovunque.
Per ogni mese del calendario uno specifico "codice a barre" del tipo QR code dà accesso, per chi lo inquadra col suo smartphone, alla pagina web che ospita il breve film realizzato per noi da Giovanni Panozzo. Un giro d'Italia per dirci ogni volta, in luoghi diversi, che la scuola c'è, e ciò che riesce ad essere grazie alla straordinaria energia che la muove.

Il film del mese di giugno

"Senza zaino"

Ci sarà anche un po' di confusione in questa scuola, ma è quella sana, di un protagonismo attivo, dinamico e responsabile di ciascuno in una scuola che vuole esaltare il valore della partecipazione in prima persona alla vita della "comunità educativa". Il set del film di giugno è l'Istituto Comprensivo "Aristide Gabelli" di Bari.

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GLI AQUILONI

Aquilone di giugno

Volava di giugno, il mese che inaugura l'estate con tripudi d'acque, d'erbe e di colori.

Gli piaceva esplorare alcuni valloni discosti e quasi abbandonati dai viandanti, dove le fioriture si susseguivano sui pendii. Ogni anno tornava a visitare il bosco punteggiato dagli ultimi anemoni sulfurei, il valico delle mille genziane, il giardino naturale delle peonie che offrivano agl'insetti impollinanti gli ampi calici mielosi. E, nei pressi di una cima arrotondata, si abbassava fino a sfiorare le corolle dei grandi gigli rossi che emergevano dal prato.

Perché – si chiedeva – i fiori evocano così intensamente la bellezza nel cuore degli uomini?

Poi guizzava verso l'alto e scompariva tra cielo e valle.

Giovanni Gasparini

(da Cento aquiloni: un poemetto,
Libri Scheiwiller, 2005)

UNA FILASTROCCA

Giugno


Certo, sudare fa bene, si sa:
non preoccuparti, ci si abituerà!
Forse, dovresti pensarci per tempo
e rinunciare alle nuvole, al vento;

forse dovresti, la pioggia improvvisa,
rimproverarla, chiederle: «Avvisa!»
Siamo in maglietta, coi sandali già:
se tu ci bagni, chi ti amerà?

Lorenzo Gobbi

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RILANCI E ANTICIPAZIONI DA "SCUOLA e FORMAZIONE"

Anticipiamo qui la presentazione del numero di Scuola e Formazione che arriverà a tutti gli iscritti nei prossimi giorni.

Il bene ostinato

L'istruzione è l'arma più potente
che puoi usare per cambiare il mondo
Nelson Mandela

Il primo sguardo affrettato e superficiale sulla scuola può farcela credere affaticata e stanca, disorientata e fragile, in debito d’ossigeno. Tanti i problemi che l’affliggono, troppe le attenzioni che non riceve, le difficoltà che deve affrontare, le alleanze che le vengono negate. Per molti aspetti si trova quasi sola nel tener saldo quel patrimonio di valori e di cultura che questo tempo di paura, di individualismo e arroganza sembra voler perdere. Ma la scuola resiste: è e resta così un luogo di bene ostinato.

È di questo compito e di questo progetto che anche questa rivista si fa interprete. Si vedano su questo gli articoli di Raffaele Mantegazza e Emidio Pichelan. Ma anche l’inserto centrale: Vanessa di Lorenzo Gobbi ed Eva Kaiser che è stato lo stimolo di partenza di un Convegno sulla povertà educativa.

Un po’ di ostinazione è stata necessaria anche per costringere il Governo ad aprire un dialogo con i sindacati sui temi cruciali dell’istruzione e della ricerca. Il confronto è avvenuto al più alto livello politico, coinvolgendo direttamente il Presidente del Consiglio in una trattativa che ha prodotto il 24 aprile un’intesa importante, a seguito della quale è stata decisa la sospensione dello sciopero già proclamato per il 17 maggio; ne viene proposto il testo integrale, con le valutazioni date unitariamente. Del suo significato, del suo valore e delle prospettive che può aprire ci parla l’Editoriale di Maddalena Gissi.

Sul versante del sindacale si dedica un particolare approfondimento all’annosa e controversa questione del reclutamento, con le proposte della Cisl Scuola volte a dare stabilità al lavoro.

Affidato al segretario confederale Ignazio Ganga è il tema scottante dell’autonomia differenziata, che affrontiamo proponendo una sintesi della sua relazione ad un Esecutivo Cisl. Ci dice molto di quanto pesi il lavoro nella scuola, ma anche di quanto ne possano derivare e conservarsi positive e care relazioni, la ricerca condotta sul personale che ha utilizzato “quota cento” per anticipare il suo pensionamento.

Di precisa e diretta pertinenza sindacale, oltre che culturale, è anche il completamento del saggio di Marcel Hénaff: L’intangibile e l’inestimabile, una riflessione da porre alla base dei ragionamenti da fare in vista del rinnovo contrattuale.

Molte, in questo numero, le pagine dedicate alla rubrica Antologia Moderna per proporre una splendida pagina di Susanna Tamaro da Il tuo sguardo illumina il mondo; libro a ricordo – scritto come dialogo di delicatissima amicizia e poesia – al poeta Pierluigi Cappello. Di questo caro e importante autore proponiamo invece una poesia dedicata a Eraldo Affinati a cui abbiamo chiesto di raccontarci la nascita di quel testo. Le recensioni del libro della Tamaro sono invece curate da Leonarda Tola e Gianni Gasparini.

Contributi che trattano aspetti professionali sono quelli di Elena Granata sull’aula come sistema di relazione e di scambi, di Donato De Silvestri sulla comprensione empatica, di Lorenzo Gobbi che in Questioni spinose racconta un’esperienza e pone problemi che molto hanno a che fare con il preambolo di questa nostra presentazione. Ancora di Gianni Gasparini con Dentro le parole. Viene proposta infine la rassegna completa dei bei filmati di Giovanni Panozzo che abbiamo voluto realizzare per far conoscere la scuola attraverso il nostro Calendario 2019.

(G.C.)

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NEI GIORNI DI SCUOLA

Giornate e ricorrenze particolari
(anche per la didattica)

 
2 giugno - Festa della Repubblica

È l’anniversario del referendum istituzionale che nel 1946 determinò la forma di Stato, sancendo il passaggio dalla monarchia alla repubblica. Lo scarto tra i favorevoli alla repubblica e i sostenitori della monarchia fu di quasi due milioni di voti (12.717.923 contro 10.719.284). La ricorrenza del 2 giugno viene celebrata ogni anno solennemente a Roma, con la tradizionale parata dei reparti militari e civili in via dei Fori Imperiali, la deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria e l’apertura al pubblico dei Giardini del Quirinale.

5 Giugno - Giornata Mondiale dell’Ambiente

Proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1972, con l’istituzione del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), organismo operante sul fronte del contrasto ai cambiamenti climatici, della tutela ambientale e dell’uso sostenibile delle risorse naturali. L’UNEP ha la sede principale a Nairobi e altri uffici sparsi in tutto il mondo.
La Cina ospiterà le celebrazioni mondiali della Giornata mondiale dell'ambiente di quest'anno sul tema dell'inquinamento atmosferico. Circa 7 milioni di persone in tutto il mondo, tra cui 4 milioni nell’area asiatica, muoiono prematuramente ogni anno a causa dell'inquinamento atmosferico. La Giornata mondiale dell'ambiente 2019 inviterà i governi, l'industria, le comunità e le persone a unirsi per sostenere la ricerca nel campo delle energie rinnovabili e le tecnologie verdi, al fine di migliorare la qualità dell'aria nelle città e nelle regioni di tutto il mondo. Il governo della Cina si è impegnato a organizzare le celebrazioni della Giornata mondiale dell'ambiente in diverse città, con Hangzhou, nella provincia di Zhejiang, per ospitare l'evento principale.

12 Giugno - Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile

Nel 2002 l’International Labour Organization (ILO) ha indetto la Giornata mondiale contro il lavoro minorile per richiamare l’attenzione sul fenomeno diffuso a livello mondiale dei bambini costretti al lavoro. La celebrazione della giornata richiama l’impegno e le azioni necessari per prevenire e debellare il lavoro minorile, rivolgendosi a governi, organizzazioni di imprenditori e lavoratori, società civile. Il tema scelto per il 2019 è “I bambini non siano occupati nei campi, ma nei sogni”. Si stima che siano 152 milioni i bambini costretti a lavorare, e di questi il 70% in attività legate all’agricoltura.

20 Giugno - Giornata Mondiale dei Rifugiati

Al fine di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto di celebrare la Giornata Mondiale del Rifugiato il 20 giugno di ogni anno con la Risoluzione 55/76. Il documento è stato approvato il 4 dicembre 2000 in occasione del 50° anniversario della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati.

26 Giugno - Giornata Internazionale delle Nazioni Unite a sostegno delle Vittime di Torture

La Giornata è stata istituito il 12 dicembre 1997, con la risoluzione 52/149, dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a sostegno delle vittime della tortura e soprattutto al fine di promuovere azioni efficaci con l’obiettivo dell'eliminazione totale della tortura e della rigorosa applicazione della Convenzione contro la tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumane o degradanti.

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