Se il premier ti insegue con gli sms

08.08.2016 11:00

Prendendo lo spunto da una battuta della schermitrice Rossella Fiamengo, che ha accennato all'overdose di sms ricevuti dal premier Renzi durante le gare olimpiche, Pierangelo Sapegno (La Stampa, 8 agosto 2016) mette in evidenza come la fretta del "tutto e subito" sia ormai un tratto che distingue le generazioni del web, incapaci di gustare il "piacere del tempo lungo".

Qualche ragione ce l’ha Rossella Fiamingo, la prima medaglia italiana delle Olimpiadi, che ha confessato candidamente di aver smesso di leggere i messaggi del premier Renzi sul telefonino perché se no si stressava troppo: «È da questa mattina che mi manda messaggini, dopo che passavo ogni turno mi scriveva “forza”. A un certo punto non li ho più guardati perché mi mettevano ansia». Ma non bisogna farsi prendere dalle apparenze. Il Matteo Renzi versione stalker che tempesta di parole e faccine la povera Rossella, in realtà è solo il fratello maggiore di quella generazione smartphone che abiterà il futuro anche quando noi non ci saremo più, figli e ragazzi che hanno cominciato a telefonare a papà e mamma dall’età di 5 anni con questi cellulari più grandi delle loro testoline, che hanno riempito le piazze del web svuotando magari quelle della vita, e che se per disgrazia si spegne il wi-fi di casa, reagiscono come se fosse crollato il tetto. Lui con loro ci parla. Certo, con il telefonino è abbastanza recidivo, perché l’ultima volta deve averlo fatto con Vladimir Putin che gli sedeva accanto e lo sfiorava con uno sguardo di sbieco mica tanto amichevole mentre lui prendeva e posava il telefonino aprendolo per dargli brevi occhiate. L’aveva già fatto una volta con Angela Merkel e un’altra pure mentre parlava il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, un altro che dev’essere abbastanza suscettibile.

Il fatto è che se gli faceste presente questa cosa, che non sta bene trafficare con i telefonini dagli scranni delle grandi conferenze internazionali, lui vi potrebbe rispondere che è l’unico premier giovane, che guarda lo smartphone come gli altri consultano le carte, che è solo più moderno. Ed è vero. Ha ragione. Le generazioni del futuro si parlano così. Secondo uno studio pubblicato su Neodemos, che è un foro di analisi, «la frequentazione diretta, o meglio faccia a faccia, con gli amici, fra i ragazzi dagli 11 ai 17 anni è già scesa al 53,7%», che è un numero bassissimo. Vuol dire che uno su due ormai comunica solo attraverso il web. L’utilizzo di Internet così è arrivato al 60% in quella fascia d’età, e «non si tratta di un utilizzo sporadico, magari per motivi di studio, ma di un ricorso assiduo», che fotografa il web come il principale strumento di relazione. Anche in questo senso, Matteo Renzi è pienamente in linea con questo mondo, un fratello maggiore che a differenza dei suoi predecessori passa il tempo fra twitter, facebook e msg vari per dialogare con la sua gente. Ma ve li immaginate Monti e Prodi che mandano il messaggino a Rossella che ha appena passato il turno? «Forza che ce la fai!».

In comune con questa generazione che nel giro di pochi anni ha rivoluzionato i comportamenti sociali e l’uso delle tecnologie, ha anche le abitudini e le idee che segnano la vita. Se la fretta è dei giovani, il voler fare tutto subito appartiene a maggior ragione a questa generazione che ha cambiato il mondo così velocemente, un difetto che è lo stesso difetto del web, con la sua velocità orizzontale, che brucia gli eventi e la vita, che accavalla le notizie e le supera in un attimo senza mai fermarsi. Renzi è arrivato fissando subito delle scadenze, per il suo governo, con ossessione. Gli manca il tempo lento, il piacere del tempo lungo, come in quella filastrocca, «andare a piedi a scuola inseguendo una farfalla», «il tempo per ascoltare il mio respiro», il tempo che chiede tempo, tutto il tempo che ci vuole per conoscere questo mare di gente. E ogni tanto, aspettare.

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