Prima regola, non mollare

16.08.2020 15:31

Che fare col Covid 19? A quale livello possiamo considerare l'emergenza? Quali le più attendibili evidenze scientifiche cui fare riferimento? Su Avvenire del 13 agosto 2020 Walter Ricciardi propone un elenco di questioni sulle quali fa sinteticamente il punto, tentando di offrire una ragionevole chiave di lettura del presente e soprattutto dei possibili sviluppi della situazione.

Ricordo che all’inizio dell’epidemia di Covid-19, quando l’Organizzazione mondiale della Sanità non aveva ancora dichiarato la pandemia e il governo italiano non aveva ancora deciso il lockdown, incontrai al Ministero dei Trasporti un gruppo di imprenditori ansiosi e spazientiti sulle misure che si stavano prendendo per circoscrivere i primi focolai. Cercai di spiegare loro che quello che si stava prospettando era un evento epocale non affrontabile con strumenti blandi, ma l’inizio di una nuova fase per l’intera umanità, da affrontare con lucidità e decisione. Quello che è seguito è noto: l’Italia, primo Paese a essere duramente colpito dopo la Cina, ha attuato una serie di misure coraggiose che hanno salvato migliaia e migliaia di vite e limitato i pur seri danni sull’economia, e si trova attualmente in una condizione migliore rispetto agli altri Paesi sia europei che extra. A questo punto è importante, però, rimanere lucidi e, soprattutto, continuare a basare le decisioni sulla migliore evidenza scientifica disponibile, che in sintesi è la seguente.

Virus: il Sars-Cov-2 non ha subìto sostanziali modifiche, è altamente contagioso, virulento e patogeno, ha una vasta gamma di conseguenze cliniche, dall’asintomaticità alla morte e danni persistenti anche in chi sia guarito. Si trasmette principalmente attraverso le goccioline di saliva e le mani. In discussione è la trasmissione tramite aerosol. È ambiguo e insidioso. Meglio non infettarsi, a qualunque età.

Prima e seconda ondata: il virus non appare caratterizzato da stagionalità. Siamo ancora nella prima ondata perché abbiamo appiattito la curva epidemica, ma non l’abbiamo azzerata, e questo significa che arriveremo all’autunno, quando torneranno le malattie stagionali come l’influenza e la parainfluenza, in condizioni di grande vulnerabilità. È necessario non abbassare la guardia.

Misure di prevenzione: fino alla scoperta di un vaccino sicuro e immunogeno, sono sempre le stesse. Distanza di sicurezza, mascherine e igiene delle mani e degli ambienti di vita e di lavoro. Non rispettarle significa esporsi a rischi seri a livello sia individuale sia collettivo.

Terapia: non abbiamo ancora una terapia specifica e risolutiva, ma i nostri clinici sanno curare meglio ed è molto più raro finire in terapia intensiva. Questo però è conseguenza anche del fatto che lo diagnostichiamo prima e che l’età degli infetti si è enormemente abbassata. Risultano promettenti sia l’immunoterapia con il plasma sia quella con gli anticorpi monoclonali, entrambe però sono da confermare con rigorose sperimentazioni.

Vaccini: ve ne sono decine in sperimentazione in tutto il mondo ma sono cinque quelli in fase più avanzata, cioè Astra Zeneca, Moderna, Pfizer, CanSino e Jansen. Per il primo, che è quello più avanti, sapremo all'inizio di ottobre se saremo in grado di avere le prime dosi entro l’anno. Il vaccino italiano Reithera è un po’ più indietro dovendo ancora iniziare la Fase 1. Di quello russo non sappiamo ancora niente di certo, né dal punto di vista della sicurezza né della capacità protettiva.

Scuole: sono il perno fondamentale dello sviluppo civile e sociale di un Paese e, pertanto, una priorità assoluta. Vanno riaperte, ma solo in condizioni di sicurezza perché altrimenti possono trasformarsi in luoghi di diffusione dell’infezione. Vanno seguiti protocolli rigorosi relativi a: trasporti scolastici, arrivo e ingresso a scuola, affollamento nelle classi, dispositivi di protezione individuali, alimentazione, igiene delle mani, degli ambienti e dei materiali didattici. Esempi positivi a cui ispirarsi Cina e Danimarca, esempi da evitare Francia e Israele.

Trasporti: si può viaggiare in sicurezza, in treno, metropolitana, autobus, pullman, etc., solo rispettando le predette misure di prevenzione, ogni deroga 'locale' mette a rischio la salute dei viaggiatori. Specifica la situazione dei viaggi aerei, dove valgono le stesse regole per check-in e imbarco, ma dove la circolazione controllata e filtrata dell’aria nell’aeromobile può far derogare temporaneamente alla distanza di sicurezza, purché si indossi costantemente la mascherina, meglio quella filtrante.

Servizio sanitario nazionale: per la Costituzione vigente, allo Stato competono programmazione, finanziamento, determinazione e controllo dei Livelli essenziali di assistenza, tutto il resto è responsabilità delle Regioni. Ciò produce, in condizioni ordinarie, differenze e disuguaglianze, in caso di pandemia però decisioni differenziate favorisco la diffusione del virus. I Paesi vincenti contro la pandemia hanno un’unica catena di comando e comunicazione. Su questo dobbiamo migliorare, ma va sottolineato che il governo ha attribuito al Sistema sanitario nazionale più risorse negli ultimi 5 mesi che negli ultimi 7 anni.

Sanità: va articolata sui tre pilastri dell’ospedale, della medicina generale e della sanità pubblica territoriale. Molte Regioni sono purtroppo indietro sul rafforzamento di questi tre pilastri.

Test, tracciamento, terapia: la 'strategia delle 3T' è l’unica vincente, sempre. Andrebbe rafforzata su tutto il territorio nazionale in modo omogeneo ma, come detto, la Costituzione impedisce allo Stato di intervenire nei meccanismi organizzativi e gestionali delle singole Regioni per cui, a meno di fulminee e improbabili modifiche costituzionali, le differenze ci saranno, e saranno importanti.

Economia: non ci può essere sviluppo economico senza tutela della salute. I governi che hanno ignorato questo principio hanno danneggiato in modo enorme la salute dei propri cittadini e l’economia dei propri Paesi. L’attuale pandemia può e deve rappresentare un’occasione per ripensare i modelli di crescita e sviluppo, ponendo al centro le persone e non soltanto il profitto.