L’addio francese al vecchio telefono fisso

30.08.2018 11:26

Un tema leggero per questo fine agosto, trasferito con grazia da Marina Corradi dalla sfera delle innovazioni tecnologiche a quella dei cambiamenti nello stile di vita che le innovazioni stesse producono. Ricordi che suscitano spunti di riflessione, ammantati per molti di noi da un velo di nostalgia (Avvenire, 30 agosto 2018)

La svolta del principale gestore telefonico francese. Il telefono fisso in Francia va in pensione, annuncia il quotidiano 'Le Parisien'. Dal 15 novembre Orange, la principale azienda di telecomunicazioni del Paese, offrirà una linea ai nuovi abbonati solo assieme a un collegamento Internet. Entro il 2023 tutti i vecchi apparecchi, quelli collegati da cavi in rame e con presa fissa, scompariranno. La stessa tendenza si delinea per il futuro in Europa e in Italia.

Le reti a fibre ottiche porteranno in tutte le più sperdute case i servizi IP Internet protocol – cioè, se abbiamo capito bene, audio, video e tv. Sarà un trauma, commenta il giornale parigino, per metà degli utenti francesi, quelli delle campagne, che hanno in casa ancora l’antico apparecchio. E soprattutto per le persone anziane, alle prese con qualcosa di simile a un cellulare e di altrettanto complicato. Ed è un po’ un trauma anche per noi che, se pure da venticinque anni educati al cellulare e poi allo smartphone, con il telefono fisso siamo nati e cresciuti. C’è qualcosa di epocale in questo passo della tecnologia.

I telefoni che abbiamo usato per una vita diventeranno roba da rigattiere. Li indicheranno i bambini sui banchi delle fiere chiedendo: mamma, che cos’è quello? La generazione che ha cinquant’anni ha fatto forse in tempo a vedere ancora, nella casa dei nonni, i telefoni neri del dopoguerra. Ha magari un vago ricordo dei tempi in cui per telefonare in una città lontana si chiamava un centralino, e dopo un po’ si veniva richiamati: 'Stoccolma in linea'. Qualcuno è passato pure per l’esperienza del duplex, quando la linea era una per due utenti, e regolarmente il tuo compagno di linea restava all’apparecchio per ore, e si andava giù a bussare, e si litigava. Preistoria.

Se lo racconti a un ragazzino di oggi ti guarda con tanto d’occhi, lui che chiama i suoi amici in vacanza a Berlino quando vuole, e adesso, con il roaming, costa come chiamare Milano. Perché, ragazzi, ti verrebbe voglia di spiegare, c’era una volta il telefono fisso. Quello della Sip, azienda monopolista che a volte ci metteva tre mesi per darti la linea nella casa nuova. Da nero, con gli anni 70 del Novecento l’apparecchio classico si era fatto grigio, ma ancora i numeri si componevano girando la ruota del selezionatore con il dito. In ogni caso il telefono stazionava, immobile, negli ingressi o nei salotti delle case, così che una telefonata tra fidanzati mancava maledettamente di privacy, giacché c’era tutta la famiglia a ascoltare.

Per questo gli innamorati ricorrevano spesso alle cabine telefoniche – anche queste in estinzione, in Italia sono state quasi tutte rimosse. Le cabine erano un tormento. Regolarmente guaste; e quando funzionavano, se la chiamata era interurbana ingoiavano voracemente i gettoni. Cloc, cloc, ogni trenta secondi ne pretendevano un altro, e le parole fra gli innamorati acceleravano nell’ansia, fino al silenzio della linea caduta. Così si viveva nel regno del vecchio telefono fisso, quando se si era fuori casa o ufficio non si era raggiungibili, e per ore non si comunicava.

E per quanto ormai quasi tutti ci siamo abituati al cellulare in tasca, fa un po’ impressione che il vecchio telefono dei nostri vent’anni sia un relitto del passato. Cosa daranno in cambio, da novembre, ai vecchi della Borgogna o della Vandea, che come in molte nostre campagne non sono al passo con la tecnologia? Probabilmente un apparecchio piccolo, simile a uno smartphone, irto di tasti, che i più anziani guarderanno con impotenza. Avranno i servizi Internet protocol, ma faranno fatica a chiamare i figli.

Un nipote impietosito memorizzerà i numeri più necessari: 'Nonno, per lo zio premi il due'. Il vecchio telefono sarà già in soffitta, la polvere che lo va coprendo. Quel nipote si chiederà sbalordito come si viveva senza chattare continuamente con la ragazza. In quel pliocene in cui i gettoni venivano ingoiati da una cabina famelica, e avevi pochi secondi soltanto, e non ti venivano le parole. (Benché, forse, quando venivano, erano in realtà quelle essenziali).

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