Giù le mani dalla Divina Commedia!

20.03.2012 20:20
Categoria: Cultura & Società

Leonarda Tola (ex insegnante ed ex dirigente scolastico, ora in pensione, vicedirettore di "Libertà", il periodico dell'Arcidiocesi di Sassari) interviene sull'incredibile richiesta di eliminare lo studio di alcuni canti della "Divina Commedia", che istigherebbero pulsioni razziste e antiislamiche.

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GIU' LE MANI DALLA DIVINA COMMEDIA!
di Leonarda Tola

Da una sede impensabile, il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite dove stanno i consulenti da cui viene l’indicazione in questione, arriva la richiesta, incredibile, di eliminare lo studio e la lettura a scuola di alcuni Canti della Divina Commedia, accusati di diffondere tra i giovani idee razziste e mentalità antislamica.

Basta con questo Dante, sembra la provocazione di studenti “asini”, invece è il “consiglio” di seri consulenti che siedono in quell’importante sede internazionale e che scrivono: “Studiando la Divina Commedia i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti".

Forse la distorsione sta proprio nella presunzione di far passare attraverso un giudizio politico e morale, aggiornato alle conclusioni a cui si può giungere a distanza di secoli e dopo l’esperienza della storia, un’opera del Trecento come la Divina Commedia, il capolavoro poetico più alto della Lingua Italiana.

Una censura a posteriori, una messa sotto accusa di Dante, che uomo del suo tempo avrebbe il torto di aver saputo, come nessun altro, mettere in versi immortali i pensieri suoi e del suo tempo. Avanti così, ogni grande autore, genio della parola o dell’arte figurativa, dovrà sottoporsi al tribunale del “politicamente corretto”, sottostare all’occhiuto esame di funzionari, soloni avvezzi a stilare documenti che tengono conto di tutti gli equilibri in gioco: tanto di …. e di….

Ma la poesia è galateo istituzionale, mediazione tra opposti, convergenza di mozioni politiche, ecumenismo? Ciò che non si capisce è come si fa ad insegnare a Dante che cosa e come poeticamente dire. Una vera antiscuola, perché per noi italiani dire scuola è dire Dante. Il Sommo poeta delle “Parole quali aspettava il cuore, ov’io le scrissi”. Meno male che l’Inferno c’è.