Ricominciare. I primi mesi della mia nuova vita

05.12.2013 08:44

Un libro di Sergio Govi, di cui l'Editoriale Tuttoscuola ha curato nell'agosto 2013 la seconda edizione. Il racconto di come si può far ripartire la propria vita dopo "incidenti" che ne cambiano il corso, ma non il senso.

Non è un semplice diario quello scritto da Sergio Govi per raccontare i primi cinque mesi della sua “nuova vita”, dopo lo stacco con la precedente rappresentato dall’ictus che lo ha colpito il 24 giugno del 2012 e da cui prende avvio la narrazione. È molto di più. È la rivelazione del colloquio intercorso sin dal primo momento con se stesso, in una presa di coscienza lucida e meticolosa dei danni subiti, ma soprattutto delle risorse su cui far leva per ricominciare, in una dimensione nuova, il percorso della propria esistenza.
Ma è anche il racconto della condivisione di quell’esperienza drammatica, da subito con i famigliari, poi col personale sanitario e con tanti altri pazienti conosciuti nel corso della lunga degenza. Attori diversi che in vario modo intrecciano il proprio cammino con quello da lui intrapreso verso il recupero di una condizione di “nuova normalità”. Dai trentotto piccoli quadri di cui si compone il libro si può davvero cogliere, fuori dalle ipocrisie del politically correct, il senso dell’espressione “diversa abilità”.
Ma soprattutto vi ritroviamo i tratti tipici e inconfondibili del vero “uomo di scuola”: curioso, attento, discreto, sensibile. Consapevole che in ogni rapporto si riceve e si dona, in una relazione di reciproco arricchimento, tanto più preziosa quando si mettono a confronto e si condividono situazioni di disagio alle quali si cerca insieme di reagire. La fiducia in se stesso si trasmette così agli altri, in una sorta di benefico contagio. Ne danno testimonianza i commenti riportati nell’appendice con cui si chiude la seconda edizione del volume, la cui pubblicazione è curata dall’Editoriale Tuttoscuola. Ne proponiamo una pagina

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Nessuno è indispensabile

Visita dei parenti. Intorno a Leo ci sono diverse persone che lo incoraggiano e gli testimoniano amicizia e affetto. Non bado molto a quel che dicono, ma non posso non ascoltare una frase che un visitatore rivolge a Leo, forse nel tentativo di fargli coraggio. Leo - dice - Nessuno di noi è indispensabile.
È un principio logico che in altri contesti sarebbe accolto come ovvio e oggettivo, ma qui quella frase sa troppo di rassegnazione e va esattamente in direzione opposta a quanto ci stiamo dicendo tante volte in questi giorni.
Attendo un po’, poi mi faccio coraggio e mi inserisco, rivolgendomi a Leo e al gruppo dei parenti: Scusate, non volevo ascoltare le vostre conversazioni, ma non ho potuto fare a meno di sentire quel che diceva quel signore a proposito del fatto che nessuno è indispensabile. Sono sicuro che lo diceva a fin di bene, ma noi due, Leo, la pensiamo diversamente, vero? Noi siamo indispensabili, forse un po’ meno di prima, ma siamo sempre indispensabili. Lo saremo anche quando usciremo di qui. Siamo indispensabili per chi ci sta vicino, siamo indispensabili per quel che diciamo, per quel che pensiamo e per quello che, un po’ meno bene di prima, sappiamo ancora fare. Siamo indispensabili perché ci siamo, perché esistiamo. Gli altri hanno ancora bisogno di noi, se non altro, per volerci bene. È anche per questo, vero Leo?, che noi vogliamo guarire o, almeno, avvicinarci a come eravamo prima.
Noi siamo indispensabili.