14.03.2020 - La scuola in tempo di Covid-19

14.03.2020 12:30
Categoria: SEF PLUS 2020

di Maria Rita Bortolani, insegnante di Reggio Emilia (dal quotidiano on line Next Stop Reggio)

Questo periodo di chiusura delle scuole, poi di sospensione delle attività didattiche ha colto tutti di sorpresa, per l’imprevedibilità degli eventi ed il repentino evolversi della situazione; pensavamo si trattasse di una settimana soltanto, a scopo precauzionale, poi le settimane sono diventate due, tre…. questo ha creato disorientamento, confusione, preoccupazione. Ma, di sicuro, non rassegnazione: siamo docenti, siamo educatori, e la Scuola ha risposto all’emergenza all’unisono. La “macchina scolastica” non è solo burocrazia, tempistiche da rispettare, scadenze. La Scuola è fatta, in primo luogo, da persone. Persone che si occupano e preoccupano, dei bambini, dei giovani, di chi ha manifestato qualche fragilità nel primo periodo dell’anno scolastico, di chi affronterà l’esame di Stato, di chi ha il sostegno, di chi necessita di un’attenzione particolare, speciale.
E allora? La risposta è arrivata. I dirigenti si attivano, organizzano collegi online, incontri nel rispetto delle disposizioni previste dai vari dpcm, emanano circolari, le segreterie continuano a lavorare, forniscono informazioni, i collaboratori scolastici si attivano con pulizie straordinarie, disinfettano, gli addetti delle aziende agrarie tutelano animali e colture, i tecnici informatici non hanno praticamente orario, per le tante e variegate richieste di supporto.
Molti hanno competenze specifiche sulla didattica a distanza, altri meno, ma non per questo rifiutano la sfida.
L’obiettivo, comune, è di interagire con i nostri alunni, motivarli, sostenerli, supportarli. Tutti sono concordi nel ritenere il lavoro di queste settimane, particolare, diverso ed impegnativo.
Certo, ci manca la relazione, l’attività d’aula, che fa la differenza: il linguaggio verbale e non verbale in classe è tutta un’altra cosa. Un sorriso, uno sguardo, la partecipazione egli alunni, le attività a piccolo gruppo, le correzioni collettive, gli approfondimenti, il timore per le interrogazioni, la gioia manifestata per una verifica andata bene, le interruzioni per una circolare, per una prova di evacuazione, le scaramucce tra adolescenti….la richiesta “posso fare la lista?”, o la mano alzata che gratifica l’insegnante e poi si rivela una richiesta di andare in bagno, la consegna di un’attività, la consegna dei cellulari quando c’è una verifica.
Manca tutto. Manca il vociare nei corridoi, alle macchinette, i capi chini sui cellulari, gli assembramenti quando si va in uscita, l’appello, il loro modo di socializzare, anche tra classi diverse. Io ci metto mesi per abbinare il nome degli alunni al volto – e sorridono quando mi confondo e chiamo Mario guardando Piero – loro dopo poche settimane si conoscono un po’ tutti.
Ma adesso nessuno abbandona i bambini, i “raga”. Gli insegnanti hanno manifestato affetto, attenzione: ci sono maestre che sui social cantano le canzoni preferite dei bimbi, docenti che si formano, si confrontano, dedicano tempo a visionare materiale, a costruire, suggerire, incoraggiare. Quello che è emerso in questo periodo di forte preoccupazione per il Paese, è incredibile. E allora via con classroom, con le bacheche, con le lezioni in streaming, con meet, i gruppi wh tra docenti, con gli aggiornamenti sul registro elettronico, e con le telefonate, gli audio perché qualcuno non ha il computer, o non lo sa usare, o non ha la stampante, o non ha la connessione…. I docenti fanno rete, la Scuola, compatta, fa rete. È il prendersi cura.
I ragazzi rispondono, con l’entusiasmo tipico dell’età, si presentano puntali alle lezioni a distanza, consegnano i lavori, producono, studiano, manifestano preoccupazione per la verifica che era stata calendarizzata e che non si è potuta fare, o per il recupero, o per un’attività che doveva essere restituita alla classe. Sono consapevoli che non è una vacanza e che la quotidianità della scuola, tutto sommato, manca.
Grazie “raga”, per esserci, anche a distanza. Grazie per averci dato una conferma: l’insegnamento è impegnativo, faticoso, ma al tempo stesso arricchisce e non è mai banale, monotono, ripetitivo.