Jobs act, Scrima: "Lo statale non è un privilegiato"

30.12.2014 17:29
Categoria: LAVORO PUBBLICO

Non riguardano gli statali le norme del jobs act; sono infatti evidenti le differenze che, a partire dalle modalità di reclutamento, distinguono da sempre lavoro privato e lavoro pubblico, nonostante sia stata da tempo attuata la cosiddetta "privatizzazione" del rapporto d'impiego alle dipendenze dello Stato e delle Pubbliche Amministrazioni. Differenze che tuttavia, afferma Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola e coordinatore della Cisl Lavoro Pubblico, non comportano privilegi di sorta per i dipendenti pubblici, a partire dalla diffusa precarietà del lavoro che ancora si registra in molti settori, ad esempio nella scuola. "Nel pubblico impiego ci sono lavoratori precari da decenni, che andrebbero risarciti", dichiara Scrima rispondendo alle domande di Giovanna Cavalli sul Corriere della Sera del 28 dicembre. E poi il blocco reiterato dei contratti: "nessun datore di lavoro privato" - prosegue Scrima - "avrebbe trattato così male i suoi dipendenti, in attesa da sei anni di vedere rinnovato il loro contratto. Altro che statali privilegiati!". E se la Cisl sul jobs act ha scelto il confronto, senza attestarsi su un no pregiudiziale, "è solo per contrastare ed eliminare le tante forme di lavoro precario che da sempre privano di qualsiasi reale tutela un'enorme quantità di persone. Per esse un contratto a tutele crescenti costituirebbe indubbiamente un notevole passo in avanti".
Sul jobs act interviene anche il segretario confederale Cisl Gigi Petteni, per il quale "il testo del Governo è ancora migliorabile, in particolare per quanto riguarda le norme sui licenziamenti collettivi. Noi insisteremo perché nei prossimi decreti si riducano le tipologie contrattuali che in questi anni hanno generato le maggiori precarietà del lavoro. Come Cisl non faremo mancare la nostra azione propositiva sulla riforma degli ammortizzatori e soprattutto sulle politiche attive del lavoro che sono la vera sfida del paese", prosegue Petteni, che così conclude: "E' evidente che non basteranno queste nuove norme sul mercato del lavoro a creare più occupazione e sviluppo nel paese. Servirà ora un patto sociale tra governo e parti sociali per favorire un grande piano di investimenti pubblici e privati, abbassare le tasse a lavoratori e pensionati ed imprese che assumono ed investono in innovazione e ricerca, energia pulita a basso costo, infrastrutture materiali ed immateriali".